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Covid-19: il virus dell’inuguaglianza

di Roberto Bonuglia - 17/05/2021

Covid-19: il virus dell’inuguaglianza

Fonte: Accademia nuova Italia

Per chi non ne avesse mai sentito parlare, Oxfam è l’acronimo dell’Oxford Committee for Famine Relief: una confederazione internazionale di organizzazioni no profit che collaborano tra loro per realizzare iniziative volte a ridurre la povertà globale.

All’inizio dell’anno l’organizzazione ha fornito un’interessante definizione del Covid-19 stigmatizzandolo come «il virus dell’inuguaglianza». D’altra parte, nel mondo post-pandemico «le 1.000 persone più ricche del mondo hanno recuperato in appena nove mesi tutte le perdite che avevano accumulato per l’emergenza Covid-19, mentre i più poveri per riprendersi dalle catastrofiche conseguenze economiche della pandemia potrebbero impiegare più di 10 anni» [1].

Giova a questo punto ricordare che l’ultimo rapporto Oxfam non rappresenti la solita boutade buonista o l’insieme di proiezioni economiche complottiste, tutt’altro. Sono i dati ufficiali a confermarlo: già all’inizio del 2019 fu reso noto che 26 persone detenessero l’equivalente ‒ in termine di ricchezza ‒ di 3,8 miliardi di persone. La stessa quantità di capitale era in mano a 61 persone nel 2016, divenute 46 nel 2017: un trend netto ed inarrestabile a quanto pare e che il Covid-19 non ha certo messo in discussione, anzi.

Durante il primo lockdown generale e globale «i 10 uomini più ricchi hanno visto la loro ricchezza aumentare di 540 miliardi di dollari» [2]e il fenomeno ci riguarda anche da vicino: in Italia, infatti, «A metà 2018 il 20% più ricco tra gli italiani possedeva circa il 72% dell’intera ricchezza nazionale. Salendo più in alto nella scala, il 5% più ricco era titolare da solo della stessa quota di ricchezza posseduta dal 90% più povero» [3].

Anche l’ultimo rapporto sulla stabilità finanziaria di Bankintalia ha evidenziato in questi giorni che «l'impatto della pandemia sulla situazione economica delle famiglie è stato assai diversificato e ha determinato un incremento della disuguaglianza dei redditi» [4]. Il che conferma, purtroppo, quanto annunciato dal Presidente della Commissione dell’OMS sulle determinanti sociali Michael Gideon Marmot: «la pandemia in Italia ha fatto un milione di poveri in più in un solo anno» [5].

In questo quadro, inoltre, giova ricordare che non solo “i soliti noti” abbiano trovato l’El Dorado con il Covid-19 ‒ diventando, de facto, gli unici «in grado di vantare invidiabili riserve di liquidità da indirizzare verso prodotti che la seconda ondata pandemica renderà indispensabili» [6]‒ ma la corsa al farmaco anti-virus abbia creato molti miliardari dal nulla: «Ugur Sahin e Ozlem Tureci, gli scienziati di Biontech, hanno azioni per 4 miliardi, Bancel - ad di Moderna - ha visto decuplicare la sua fortuna. Due gemelli tedeschi e il presidente dell'Hoffenheim (Bundesliga) hanno guadagnato 30 miliardi» [7].

A questi si aggiungono Pfizer, Johnson & Johnson e AstraZeneca che, nell’ultimo anno, hanno corrisposto ai propri azionisti 26 miliardi di dollari tra dividendi e riacquisto delle proprie azioni. D’altra parte i vaccini Pfizer e Moderna, ad esempio, vengono venduti a 70 dollari a ciclo a fronte di un costo irrisorio per la loro produzione che non supera i due dollari. Ma questa è solo la punta dell’iceberg visto che bisognerebbe anche ricordare che ingenti finanziamenti pubblici hanno aiutato le grandi aziende farmaceutiche a sviluppare i vaccini contro il Covid: «Moderna, Pfizer/BioNtech, Johnson & Johnson, Novovax e Oxford/AstraZeneca hanno ricevuto 12 miliardi di fondi pubblici e garanzie di preacquisto solo dal governo americano; gli investimenti pubblici totali per lo sviluppo dei vaccini ammontano a 88 miliardi di dollari. Queste case farmaceutiche hanno inoltre potuto usufruire dei risultati di ricerca e sviluppo, ottenuti con soldi pubblici» [8].

Ma anche un altro settore si è giovato della pandemia per fare cassa ed è uno di quelli dei quali si parla poco: le assicurazioni. Se è vero, infatti, che nella primavera 2020 i profitti erano calati a causa del lockdown che aveva costretto a casa miliardi di persone «il calo dell’elective care (le cure che non rispondono a un’emergenza medica) durante la pandemia ha ridotto le spese sanitarie e ha contribuito a generare guadagni doppi rispetto a quelli dello scorso anno» [9]. E così, ad esempio, l'utile netto del Gruppo UnitedHealth durante il secondo trimestre è cresciuto da 3,4 miliardi di dollari nel 2019 a 6,7 miliardi nel 2020 e l'utile netto di Anthem Inc è aumentato da 1,1 miliardi a 2,3 miliardi. Anche Cigna, uno degli operatori più grandi nelle assicurazioni sanitarie «ha ottenuto risultati positivi: i profitti sono cresciuti del 67%, dai 5,1 miliardi di dollari del 2019 agli 8,5 miliardi del 2020» [10].

Il risultato più drammatico di tutto ciò è che «per la prima volta in un secolo, si potrebbe registrare un aumento della disuguaglianza economica in quasi tutti i paesi contemporaneamente» [11]: siamo di fronte alla più grave emergenza sociale della storia contemporanea che si sta risolvendo in un’opportunità di profitto per pochi, pochissimi.

E quel che è ancora più grave, è che la maggioranza delle persone, vittime di questa situazione, pare non se ne stiano accorgendo, rifiutando aprioristicamente ‒ come ben colto da Claudio Romiti ‒ il termine di dittatura sanitaria per via «di una probabile reminiscenza storica, rimasta nell’inconscio collettivo, legata ad un’altra forma di dittatura: quella del proletariato. Eppure, volendo proprio essere precisi nei termini da usare, la dittatura non è altro che una forma autoritaria o totalitaria di Governo la quale, nella sua accezione moderna, accentra il potere in un solo organo, se non nelle mani di un solo dittatore, non limitato da leggi, da Costituzioni o da altri contrappesi politici e sociali interni ad una data Comunità nazionale. Cari compagnucci della parrocchietta, alias talebani delle chiusure, se l’incubo che stiamo vivendo da oltre un anno non è una dittatura sanitaria, ditemi voi cos’è?» [12]. Bella domanda, tutto sommato. Ai posteri l’ardua sentenza?

 

Note:

[1] OXFAM, Il virus della disuguaglianza, Oxford, Oxfam, 2021, p. 9.

[2] Infodata, Dall’inizio della pandemia quanto hanno guadagnato i dieci miliardari più ricchi del mondo?, in «IlSole24Ore», del 25 gennaio 2021.

[3] A. Mincuzzi, Disuguaglianze, in 26 posseggono le ricchezze di 3,8 miliardi di persone, in «IlSole24Ore», del 21 gennaio 2019.

[4] Banca d’Italia, Rapporto sulla stabilità finanziaria, n. 1, dell’aprile 2021, p. 5.

[5] AA.VV., Covid-19, l'epidemiologo Marmot: la pandemia accresce le disuguaglianze, in «Farmacista 33», del 29 aprile 2021.

[6] R. Bonuglia, Covid-19: l’El Dorado per i soliti noti, «Quaderni Culturali delle Venezie» dell’Accademia Adriatica di Filosofia “Nuova Italia”, del 18 luglio 2020.

[7] E. Livini, Affari d'oro con il Covid: la carica dei neo-Paperoni del vaccino, in «Repubblica», dell’11 maggio 2021.

[8] AA.VV., «Vaccini: costi pubblici, guadagni privati. E i poveri restano senza», in «Avvenire», del 23 aprile 2021.

[9] C.F. Plott, A.B. Kachalia, J.M. Sharfstein, Unexpected Health Insurance Profits and the COVID-19 Crisis, in «JAMA», del 3 novembre 2020, pp. 1713-1714.

[10] AA.VV., Quali sono le più grandi Big Pharma del mondo (e quanto hanno guadagnato durante la pandemia), in «Forbes», del 14 maggio 2021.

[11] Infodata, Dall’inizio della pandemia quanto hanno guadagnato i dieci miliardari più ricchi del mondo?, cit.

[12] C. Romiti, I tifosi della dittatura sanitaria, in «L’Opinione delle Libertà», del 15 aprile 2021.