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Dall’American Dream all’American Depression

di Emanuel Pietrobon - 26/04/2023

Dall’American Dream all’American Depression

Fonte: Insideover

I miti che hanno contribuito alla nascita di un culto globale degli Stati Uniti, l’American dream e l’American way of life, stanno morendo. L’assassino è l’America stessa, il cui corpo di valori salubri è stato sostituito dalle degenerazioni del liberal-progressismo e il cui modello capitalistico, un tempo punto di riferimento per le nazioni e magnete per i migranti di tutto il mondo, vive nell’agonia delle crisi intermittenti.
L’American dream e l’American way of life stanno morendo e con essi anche l’homo americanus, che è sempre più depresso, malato e solo. Droghe tradizionali e digitali – pornografia e social network –, cibo spazzatura, psicofarmaci e stili di vita autodistruttivi lo stanno uccidendo.
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La classe dirigente ha contezza e consapevolezza della Great Depression, emblematizzata dalle epidemie di suicidi, dalla crisi degli oppioidi e dalla capillarizzazione delle stragi, e sa che dalla risoluzione di questo insieme intricato di problemi dipendono, più che il soft power in erosione, la sicurezza e il futuro degli Stati Uniti. Perché il rischio è che, stando a quanto viene sussurrato nei corridoi che conducono alle stanze dei bottoni, l’America arrivi già vinta al redde rationem con la Repubblica Popolare Cinese.

Alle origini della grande depressione americana
Il sogno americano è diventato un incubo. Un insieme di fattori materiali e immateriali ha soppiantato l’ottimismo cristiano sul quale è stata fondata l’America, huntingtoniana superpotenza solitaria che, inebriata dai fumi ottundenti del Momento unipolare, non ha ascoltato le parenesi di Zbigniew Brzezinski sui rischi promananti dall’avvento di una società plasmata da ateismi messianici, cornucopie permissive, edonismi collettivi e valori autodistruttivi.
Vinta la sfida contro le utopie coercitive, ammoniva il lungimirante Brzezinski già nel 1993 – anno del profetico Il mondo fuori controllo –, gli Stati Uniti sarebbero entrati nel Duemila con un quadro clinico in deterioramento e l’ostacolo principale alla loro egemonia globale, più che dall’inevitabile comparsa di potenze revisioniste, sarebbe stato il loro processo di decadenza. Processo plasmato da inaudita violenza, dalle stragi misantropiche alla radicalizzazione delle tensioni interetniche, suscettibile di ricadute sulla capacità di governo globale degli Stati Uniti e sul loro potere morbido – giacché i popoli sono attratti dagli imperi aitanti, non da quelli in declino civilizzazionale.
La voce oracolare di Brzezinski è rimasta inascoltata come un grido nel deserto, ma la storia gli ha dato rapidamente ragione. Sei anni dopo il lancio del cupo monito, nel 1999, il massacro della Columbine High School spianava la strada al secolo delle stragi, mentre i 3.442 decessi per overdose da oppiacei sancivano l’inizio dell’epidemia di oppioidi. Prodromi (ignorati) della materializzazione del presagio di Brzezinski.

Il malessere è il più grande nemico dell’America
Gli Stati Uniti rischiano di arrivare al redde rationem con Russia e Cina, rispettivamente desiderose di riscrivere il finale della Guerra fredda e di rivalersi per il Secolo dell’umiliazione, con un giardino in fiamme e con la casa in rovina.
Il revisionismo dell’asse Mosca-Pechino è la sfida epocale del sistema internazionale occidentalocentraico, ma è il malessere dell’homo americanus, solo, arrabbiato, malato e depresso, la spada di Damocle che pende sul capo dell’America. Tanto esile è il crino che la sorregge, e che un mix di indifferenza (dei decisori americani) e di interferenze (degli strateghi ibridi sino-russi) sta assottigliando, che la suddetta potrebbe cadere da un giorno all’altro.
I Freddy Krueger che popolano l’American Nightmare, e rispondono ai nomi di depressione, disturbo mentale, obesità, tossicodipendenza e ultraviolenza, stanno conducendo la società americana verso la liquefazione. Quadro incupito dai simultanei processi di estremizzazione delle forze politiche e di radicalizzazione delle minoranze. Lo spettro dell’auto-apocalisse turba i sonni della Città sulla collina.

Il Pentagono ha un nemico chiamato Generazione Z
Le forze armate faticano a soddisfare gli obiettivi annuali di reclutamento a causa di diffidenza e ineleggibilità. Il problema sta negli attributi riscontrati mediamente tra i membri della generazione Z, sostanzialmente resistenti al fascino dell’uniforme oppure, quando interessati, in buona parte incapaci di superare le prove psico-fisiche e attitudinali.
Nel 2022, a causa della poca responsività e della bassa qualità dei candidati, l’Esercito ha mancato l’obiettivo dei 60.000 reclutati, finalizzando l’arruolamento di circa 45.000 – ovvero, il 25% in meno di quanto prefissato. Numeri indicativi di una “sfida senza precedenti”, parola della dirigenza militare, e che pesano sulla sostenibilità della competizione strategica con la Cina. La credibilità militare degli Stati Uniti erosa dal possesso di un esercito numericamente ridimensionato e qualitativamente scadente, in quanto composto da soldati e soldatesse fisicamente inidonei e intellettivamente mediocri.
Il Pentagono sta provando ad invertire la tendenza in una pluralità di modi: campagne di sensibilizzazione sull’utilità delle forze armate, allentamento delle barriere all’ingresso, ad esempio su tatuaggi, peso – la possibilità di sforare il peso massimo consentito fino al 6% – e intelligenza – l’abbassamento di dieci punti del punteggio minimo per la qualificazione al test psico-attitudinale –, prolungamento dei contratti, richiami e aumenti dei bonus percepibili.
La strategia del Pentagono è un’arma a doppio taglio. Potrebbe funzionare dal punto di vista quantitativo, cioè il rialzo del tasso di reclutamento, ma cagionare danni qualitativamente parlando, dal momento che le forze armate verrebbero a comporsi prevalentemente di soggetti inadeguati. Vero è, allo stesso tempo, che il problema della qualità non può essere risolto dal Pentagono, perché richiedente una soluzione multiforme a livello di sistema – culturale, educativo, sanitario.
In assenza di una soluzione globale, che vada alla radice della questione, il fascicolo forze armate è destinato a diventare crescentemente problematico. A causa del costante decremento del quoziente intellettivo, emblematizzato dai 130 milioni di americani con bassa capacità di lettura. A causa della capillarizzazione dell’obesità, iconizzata dalla quadruplicazione delle persone sovrappeso: il 13% della popolazione nel 1960, il 41,9% nel 2020. E a causa della crescente quota di giovani inarruolabili, date le circostanze di cui sopra ed altre ancora – dall’antimilitarismo ai disturbi depressivi e mentali –, passati dal 71% al 77% del totale nel solo triennio 2017-20.
Americani: depressi e distruttivi
I disturbi mentali, oltre che quelli alimentari, sono l’altra piega che affligge l’homo americanus, turbando i sonni di Pentagono e Casa Bianca e stuzzicando le fantasie di vittoria dei rivali dell’America. Scrivere della Great Depression in numeri equivale a dire: un overdose letale ogni cinque minuti, overdosi letali nella fascia 15-19 anni aumentate del 150% tra il 2018 e il 2021, overdosi principale causa di morte tra gli americani sotto i 45 anni, studenti superiori con “sentimenti persistenti di tristezza e abbattimento” cresciuti dal 26% al 44% dal 2009 al 2021, e uno dei più alti tassi di utilizzatori di antidepressivi del mondo – 110 ogni 1000 persone.
Secondo gli ultimi dati disponibili, riferiti al biennio 2019-20, un americano adulto su cinque soffrirebbe di disturbi mentali – in altri termini: più di cinquanta milioni di persone su una popolazione di 331,9 milioni. Nello stesso periodo, secondo CDC e Harvard, un adulto in età 18-24 su quattro avrebbe avuto pensieri suicidi e il 51% degli adulti in età 18-29 avrebbe provato momenti depressivi a cadenza settimanale.
L’epidemia di depressione che ha colpito gli Stati Uniti, e sulla quale sta facendo leva la Cina per aggravare la crisi degli oppioidi – 841.000 morti dal 1999 al 2022 –, ha trasformato il suicidio in una delle principali cause di morte: la seconda nelle fasce d’età 10-14 e 25-34, la terza nella fascia 15-24 e la quarta nella fascia 35-44. Nel 2020, ha stimato il CDC, i tentativi di suicidio sarebbero stati un milione e 200mila, mentre i suicidi riusciti sarebbero stati il doppio degli omicidi: 45.979 contro 24.576.
A fare da sfondo alla Great Depression, della quale è sicuramente una componente trascurata, la questione delle stragi di civili con armi da fuoco: 4.040 nel solo periodo 2014-22. Nel 53% dei casi di massacri, scolastici e non, nell’identikit dello stragista figurano o gravi disturbi mentali, o disturbi neurologici, o disturbi psichiatrici non psicotici, o disturbi da usi di sostanze.
Nel complesso, tra il 1999 e il 2022, la Great Depression, intesa come l’epidemia di suicidi e overdosi letali da antidolorifici e antidepressivi, ha cagionato la morte di poco più di due milioni di persone – tre volte la popolazione dell’Alaska. Numeri che parlano di una società in fase di zombificazione, diretta, a meno di una radicale inversione di tendenza, verso la piena liquefazione.
La crisi dell'America vista da Russia e Cina
Una democrazia in via di dedemocratizzazione, una società in guerra civile molecolare, un'economia prossima all'overdose; questa è l'America secondo i due grandi sfidanti del sistema internazionale occidentalocentrico, l'Orso e il Dragone, che confidano di superare il Momento unipolare riadattando il copione utilizzato dagli Stati Uniti per prevalere sul bipolarismo, azioni contenitive, diplomazie triangolari e guerre-trappola, nella speranza-aspettativa di ottenere lo stesso epilogo: l'implosione dell'altro polo di potere.
Atomizzazione sociale, depressione generalizzata, inebetimento collettivo e radicalizzazione delle minoranze sono i migliori amici dei mind warriors russi e cinesi che dirigono e sceneggiano le operazioni di destabilizzazione ibrida negli Stati Uniti. I primi portando avanti operazioni belliche nella quinta dimensione – la rete – ai danni della sesta dimensione – la mente. I secondi sviluppando droghe letali, tanto per la mente quanto per il corpo, poi distribuite negli store digitali, con l'aiuto di Silicon Valley, e per le strade americane, di concerto con i narcotrafficanti messicani.
Per Russia e Cina, i mali dell'uomo americano contemporaneo sono dei serpenti velenosi ai quali va dato nutrimento. L'atomizzazione sociale è nemica dei singoli, dei quali aggrava solitudine, frustrazioni e risentimenti, e delle comunità, che spacca in compartimenti stagni nei quali è poi possibile costruire delle camere d'eco ad uso e consumo di agende polarizzanti e radicalizzanti – Internet Research Agency insegna. L'inebetimento collettivo è un inibitore di creatività, inventiva e produttività, che sono i mattoni della potenza ed anche delle mura ignifughe a prova di operazioni cognitive, informative e psicologiche – oggi più che mai, era dei social network, perniciose e pervasive. Ed entrambi, atomizzazione e inebetimento, lavorano in senso contrario alla coesione nazionale e al patriottismo.
L'Orso e il Dragone proveranno a vincere la partita del secolo contro l'Aquila senza combatterla direttamente, ma instupidendola, dividendola e drogandola, nell'auspicio che i drammi domestici la costringano a rivedere la sua agenda globale o che la deprivino del fiato necessario per arrivare al novantesimo minuto. Tutto sarà lecito per una notte, anche e soprattutto l'illecito, nello showdown tra il Momento unipolare e la Transizione multipolare.