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Disfare e poi rifare l’Europa

di Marcello Veneziani - 12/12/2025

Disfare e poi rifare l’Europa

Fonte: Marcello Veneziani

Sogno che l’Europa esca compatta dall’Unione Europea, si tolga quel guanto d’ipocrisia, quella camicia di forza che le sta procurando solo dolori e sventure, oltre che seri danni economici e la derisione di tutti. Vorrei che l’Europa facesse tesoro del disprezzo di Trump e di Musk e brindasse alla liberazione dalla soggezione agli Stati Uniti, anziché rimpiangere il tempo in cui camminava al guinzaglio di Biden e dei suoi predecessori e lo seguiva nella sua folle istigazione alla Russia e all’Ucraina anziché cercare una soluzione concreta, pacifica e diplomatica, utile a tutti. Vorrei altresì che l’Europa non chiudesse gli occhi sugli orrori di Gaza e riuscisse a mantenere uno sguardo realista prima che umanitario sulla tragedia palestinese ed israeliana, facendo precedere buon senso, realismo e amor di verità su ogni altra considerazione, senza schierarsi pro o contro o strizzare un occhio a Netanyahu, come si è fatto in questi due anni.
Mi piacerebbe che l’Europa traesse lo spunto dal disimpegno americano per dichiarare ormai surreale l’arroccamento nell’Occidente in un mondo dove l’Occidente non è più sinonimo di globalizzazione o di impero universale ma di periferia laterale e circolo degli anziani, se non di Rsa del pianeta. Immagino invece un’Europa confederata che riconquisti il suo ruolo di centro dell’universo, non con le armi ma ponendosi nel cuore del pianeta, sul crinale tra Oriente e Occidente, tra Nord e Sud, come luogo neutrale e arbitrale in cui tutti gli interlocutori mondiali hanno dignità e rilievo, e tutti possono sentirsi garantiti dal non essere l’Europa un luogo belligerante e di parte ma sopra le parti, o quantomeno al di fuori. Per la stessa ragione, credo che la forza dell’Europa non risieda nelle sue armi, basterebbero quelle necessarie a presidiare i territori senza alcuna pretesa di competere o addirittura minacciare le potenze mondiali; con le quali, al contrario, dovrebbe raggiungere accordi bilaterali e multilaterali. L’Europa dovrebbe proporsi come garante del mondo multipolare.
Un’Europa che proprio nel nome della sua differenza, della sua storia, della sua civiltà, si distingua dal resto del mondo ma non sia ostile a nessuna delle parti del mondo. Con la Russia ci siamo costruiti un conflitto noi, nella nostra testa bacata con l’aiuto di Biden. Zelensky è stata l’adozione più stupida e costosa che potessimo fare. Si, non ci piace quest’Europa bellicosa per amore di un paese, l’Ucraina, che non è mai stato europeo, se non quando pure la Russia era considerata una potenza europea o euroasiatica (e l’Ucraina ne era parte). E ci preoccupa il suo futuro. Si, certo, l’Europa fa anche business col traffico d’armi, trae profitto, anche se finora ad avvantaggiarsi sono stati altri, a partire dagli Usa; ma che danno strategico, economico e sociale sta subendo l’Europa dirottando i soldi sulla guerra anziché sulla vita dei popoli. La forza dell’Europa è stata in questi decenni di pace l’economia sociale di mercato, l’equilibrio tra Stato e imprenditoria privata, lo Stato sociale, senza cedere al liberismo e al socialismo, ai poteri forti. Quella dovrebbe essere ancora, se praticabile, la nostra strada.
Si riconfiguri l’Europa come una confederazione di stati sovrani, che mantenga la forza, l’identità, la diversità delle nazioni ma che metta in comune quattro o cinque grandi assetti rispetto al mondo esterno: la politica estera, la difesa dai pericoli extraeuropei e una comune politica sulla tecnologia e i flussi migratori; l’unità strategica e diplomatica, la sussidiarietà economica e sociale, la comune coscienza di appartenere alla civiltà greco-romana e cristiana, carolingia e mediterranea, poi cresciuta nella modernità.
Un’Europa che vuol trovare un equilibrio tra scienza e umanesimo, tra la tecnica, la natura e la cultura. E che si protenda nel mondo con un messaggio spirituale forte e davvero universale nelle sue differenze: noi continente europeo, fieramente consapevole delle nostre radici cristiane, ci sporgiamo a volere l’unità trascendente delle religioni e delle culture; che non significa rinunciare alla propria civiltà e matrice religiosa per fondersi in un’indistinta pappa planetaria, ma al contrario riconoscere quelle identità e differenze ma renderle compatibili all’esterno con le altre. Con la coscienza di rappresentare una via verso la verità, e non la pretesa che noi siamo nella verità e gli altri nell’errore: le civiltà sono come raggi di un cerchio che tendono verso un centro sovraordinato; nessuno ha il monopolio della via né del centro, ma ciascuno segue la propria via e va per la sua strada verso il centro. Il modello della ruota e dei suoi raggi fu pensato da autori che amavano la tradizione ed è forse l’unico modo per concepire e realizzare un mondo multipolare e il più possibile pacificato, senza padroni del mondo e imperi dominanti. L’Europa dovrebbe assumersi questo compito universale che trascende la tecnica, la finanza e le armi e investe la cultura, l’intelligenza, l’anima dei popoli. Un compito opposto alla globalizzazione: unità nella differenza o differenze che convivono nell’universalità, stabilendo confini, confluenze e perimetri comuni. Se l’Europa ha prodotto valori, stili di vita, modelli culturali, scoperte e pensieri che hanno illuminato il mondo e migliorato la vita delle genti è anche vero che l’Europa ha generato il colonialismo, tante guerre, comprese le due ultime guerre mondiali, le armi micidiali, il comunismo e il nazismo, il terrore e la bomba, e mille altre cose nefaste. Abbiamo da vantarci della nostra civiltà e delle sue vette, abbiamo da vergognarci della nostra sete di predominio e dei suoi abissi, mentre oggi succede il contrario: ci vergogniamo della nostra civiltà e pretendiamo di esercitare da impotenti una grottesca volontà di potenza.
Vedetela l’Europa nel mappamondo: il bacino mediterraneo sembra la piazza centrale della Terra, la ztl del pianeta, l’agorà, il luogo in cui possono convergere per negoziare tutti gli altri spazi vitali del pianeta. Non mettiamoci in assetto di guerra per sfidare la Russia, non pretendiamo di opporci all’Est, all’Oriente, alla Cina e alle altre potenze mondiali; presentiamoci piuttosto come il luogo ospitale in cui intavolare gli incontri: e se fosse possibile, dopo aver abolito l’Unione Europea per far rinascere davvero l’Europa, proviamo a cancellare l’ONU per far nascere in Europa, centro mondiale al crocevia di nord, sud, est e ovest, il cardine su cui piantare una specie di Sede Universale, ombelico del mondo.
Direte che tutto questo è solo utopia ma questi sono i giorni propizi, in cui da noi si allestisce il presepe, e nell’aria c’è qualcosa di miracoloso che apre agli imprevisti, alle stelle comete, ai cieli della meraviglia e della natività. Poi l’Epifania ogni sogno spazzerà via; ma intanto abbiamo coltivato ed espresso la nostra speranza di un mondo migliore. Che non è il contrario del mondo reale, come pensano gli utopisti, ma è proprio lo stesso mondo, così com’è, ma animato e indirizzato da intenzioni migliori. Con la coscienza magari condivisa che l’amore è la forza – fisica e metafisica, generativa e spirituale – che muove il mondo. (Papa Leoncino in sedicesimo si ritira nelle sue stanze, Amen).