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Giuseppe De Donno e la magistratura

di Augusto Sinagra - 01/08/2021

Giuseppe De Donno e la magistratura

Fonte: Augusto Sinagra


Non so se è vero ma leggo, a proposito della scomparsa del Dott. Giuseppe De Donno, che la Procura della Repubblica di Mantova avrebbe aperto un’inchiesta per “omicidio colposo”.
Date le circostanze fattuali, la cosa non ha un senso poiché si può solo ipotizzare un suicidio o un omicidio volontario, non certo colposo.
Stramberia per stramberia, la Procura in questione per svolgere indagini (?) avrebbe potuto ipotizzare anche il reato di furto di bestiame.
La stranezza della situazione è motivo di riflessioni sullo stato generale della magistratura italiana.
Una parte di essa si connota per ignoranza o incompetenza ma questo sarebbe il male minore se i giudici di tal fatta avessero la necessaria onestà intellettuale di chiedere consiglio a Colleghi più bravi, o si mettessero a studiare pur tardivamente.
Poi c’è la corruzione che tocca anche parte della magistratura ma non è una corruzione di tipo tradizionale pagata con i soldi. Questi sono casi veramente marginali. Ma la corruzione può essere pagata anche in altri modi, con altri benefici. Il Dott. Luca Palamara lo insegna e lo ha documentato.
Una corruzione che perde anche ritegno quando squallidamente si consuma per un biglietto omaggio di ingresso allo Stadio.
Poi c’è la paura e questo è il profilo più incomprensibile perché sono tali e tante le garanzie che l’Ordinamento predispone per il libero e indipendente esercizio della funzione requirente e giudicante, che nessun giudice potrebbe avere motivo di paura.
Diverso è il caso della paura che nasconde la speranza. La speranza di compiacere il potere politico o l’attitudine moralmente deplorevole, di mostrare “rispetto” nei confronti del potere politico.
Una paura che conferma il monito del grande anarchico Saverio Merlino nel senso che il giudice va difeso dalla speranza e non dalla paura. È la paura che nasconde la speranza, è ugualmente speranza di illeciti benefici.
Si conferma un antico circolo vizioso: non è sempre la politica che cerca la magistratura, ma è la magistratura che cerca la politica.
I magistrati requirenti hanno una loro specifica caratteristica: una buona parte di essi sovente difende le proprie personali convinzioni preconcette talvolta finalizzate al compimento di un illecito, ma non difende la legge come plasticamente nella Repubblica di San Marino vengono indicati i PM: “Commissari della legge”.
Vi è poi un’ultima caratteristica di taluni magistrati: la maleducazione che essi intendono come esercizio di un illecito potere illegittimamente esercitato.
Al riguardo, purtroppo, non c’è rimedio perché l’educazione di una persona comincia cinquant’anni prima della nascita.