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I paradigmi della scienza

di Guido Dalla Casa - 05/02/2020

I paradigmi della scienza

Fonte: Guido Dalla Casa

  E’ opinione corrente che la Scienza abbia una sola voce “approvata e consolidata” e che quindi sia in grado di fornire “certezze”. Questa linea viene seguita di solito anche nella divulgazione attraverso i mezzi di informazione di massa. Vedremo che si tratta di un’opinione molto fuorviante e completamente superata.

  Facciamo un breve excursus su come sono state inquadrate le conoscenze a partire dal nascere della cosiddetta “scienza moderna”, cioè vediamo in quali visioni generali sono state inserite le conoscenze nel tempo. Ogni scienziato inserisce in genere le sue conoscenze in quello che oggi viene chiamato paradigma, seguendo una felice definizione del filosofo Thomas Kuhn (La struttura delle rivoluzioni scientifiche – Einaudi, 1978).

  Mettiamo in evidenza i due paradigmi oggi maggiormente presenti nella Scienza, seguendo una definizione di Fritjof Capra (Il punto di svolta - Feltrinelli, 1984): il paradigma cartesiano-newtoniano e il paradigma sistemico-olistico.

  Con il paradigma cartesiano-newtoniano tutte le conoscenze vengono inquadrate nell’ipotesi che vede l’universale come una gigantesca macchina con l’optional del Grande Ingegnere (esterno): in questo modo ci illudiamo di separare i singoli problemi e risolverli in genere in modo lineare.

  Con il paradigma sistemico-olistico non si può suddividere in parti l’universale ed è necessario prendere in considerazione tutti gli effetti e le retroazioni fra i vari elementi di un sistema. Occorre poi considerare il grado di complessità di un sistema, non divisibile in parti esaminabili singolarmente. Per comodità di comprensione possiamo dividere il paradigma sistemico-olistico in due modalità:

- spiritualista, che vede il sorgere di fenomeni mentali in tutti i sistemi complessi;

- materialista, che considera i fenomeni che sorgono a causa della complessità, in particolare l’assoluta imprevedibilità oltre un certo limite temporale, come semplicemente dovuti al caso.

  Dopo il primo periodo dal sorgere della cosiddetta scienza moderna, il paradigma principale vigente può essere descritto dal determinismo di Laplace (inizio dell’Ottocento), sintetizzabile da questa sua affermazione:

  Un’intelligenza che conoscesse, in ogni istante di tempo dato, tutte le forze agenti in natura, oltre alle posizioni momentanee di tutte le cose che compongono l’universo, sarebbe in grado di comprendere in una singola formula i moti dei corpi più grandi del mondo e quelli degli atomi più piccoli, purché fosse abbastanza potente da sottoporre tutti i dati ad analisi; per essa niente sarebbe incerto, e tanto il futuro quanto il passato sarebbero presenti dinanzi ai suoi occhi. 

  Non c’è alcuna libertà, per nessuno, anche se una parte della scienza dell’epoca accettava un pizzico di libertà, ma attribuito soltanto “all’uomo”. Come accennato, qui l’universale è considerato come una gigantesca Macchina con l’optional del Grande Ingegnere, un Dio personale ed esterno al mondo.

      I primi accenni di idee meno meccaniche vennero in apparenza con la termodinamica, dove il secondo principio introduce una direzione del tempo, quella che porta verso la massima entropia. Tuttavia la termodinamica restava una scienza interpretata in modo newtoniano perché l’irreversibilità era considerata il frutto statistico di una somma di moltissimi processi elementari di natura meccanica, cioè il movimento di atomi e di molecole: anche i fenomeni relativi ai gas e al calore erano riconducibili a urti e movimenti di tante “palline”.

  Descriverò l’andamento successivo servendomi di molte citazioni di scienziati-filosofi. Vedremo che pian piano il paradigma cartesiano-newtoniano si sta trasformando negli ultimi decenni in quello sistemico-olistico, anche se la cultura generale e l’immaginario collettivo non se ne sono ancora accorti.

  In realtà il paradigma cartesiano-newtoniano oggi è stato completamente falsificato.

   Cominciamo con questo esempio “diverso” (ancora nel Settecento):

          Vedi questo uovo? Grazie a lui si possono rovesciare tutte le scuole di teologia e tutti i templi della Terra. Che cosa è questo uovo? Una massa insensibile prima che il germe vi si sia introdotto… Come farà questa massa a passare ad un’altra organizzazione, alla sensibilità, alla vita? Col calore. Ma chi produrrà il calore? Il moto? Quali saranno gli effetti successivi di questo moto? Invece di rispondermi, siediti, e seguiamoli attimo per attimo con i nostri occhi.

            Dapprima c’è un punto che oscilla, un filetto che si estende e si colora; si forma della carne, un becco, la punta delle ali, occhi, zampe che cominciano ad apparire; una materia giallastra che si divide e produce degli intestini; è un animale… Cammina, vola, si irrita, fugge, si avvicina, si lamenta, soffre, ama, desidera, gioisce; ha tutte le tue caratteristiche; compie tutte le tue azioni.

            Vorresti, con Descartes, che esso sia una pura macchina imitativa? Ma ti prenderanno in giro pure i bambini e i filosofi ti replicheranno che, se quella è una macchina, tu ne sei un’altra. Se confessi che, tra te e l’animale, ci sono soltanto differenze di organizzazione, mostrerai buon senso e ragionevolezza, sarai in buona fede; ma si potrà concludere contro di te che, con una materia inerte, disposta in un certo modo, impregnata con un’altra materia inerte, con un po’ di calore e di movimento, si ottiene sensibilità, vita, memoria, coscienza, passioni, pensieri…Ascolta e avrai pietà di te stesso; capirai che, per non ammettere una supposizione semplice che spiega tutto, la sensibilità, proprietà generale della materia, o prodotto dell’organizzazione, rinunci al senso comune e ti sprofondi in un abisso di misteri, contraddizioni, assurdità.

            (Diderot, citazione dal libro La Nuova Alleanza di Prigogine-Stengers, Ed. Einaudi, 1981)

 

   Nell’Ottocento si era ormai affermata la teoria atomica, dove gli atomi erano considerati indivisibili. Ma negli ultimi anni del secolo la scoperta della radioattività da parte di Becquerel rese gli atomi non più indivisibili.  Nel modello di Rutherford l’atomo appariva come un sistema solare in miniatura, cioè era fatto di “palline” ancora più piccole. La concezione restava ancora quella di Democrito: esistevano le particelle elementari e il vuoto, attraverso il quale si propagavano le forze che le tenevano unite, o le distanziavano.

  Con la relatività speciale, enunciata da Einstein nel 1905, la fisica classica comincia a vacillare: spazio e tempo perdono ogni connotazione assoluta, materia ed energia  diventano la stessa cosa. Tutto questo nasce dal fatto che la velocità della luce non è un infinito, è molto grande ma è un numero finito, e anche un invariante.

  Con la relatività generale, la gravità newtoniana diventa la curvatura dello spaziotempo. Ma la divisione cartesiana fra mente e materia resta totale. C’è un osservatore che guarda un mondo materiale realmente esistente. In altre parole, il paradigma non è più newtoniano, ma ancora ben saldamente cartesiano.

  E la biologia? Come esponente del pensiero biologico meccanicista, possiamo citare Jacques Monod, fondatore della biologia molecolare, che negli anni Sessanta del ventesimo secolo così concludeva il suo pensiero:

  L’antica alleanza è rotta. L’uomo sa finalmente di essere solo nell’immensità indifferente dell’Universo, da cui è emerso per caso. Il suo dovere e il suo destino non sono scritti in nessun luogo.                                      (Jacques Monod – Il caso e la necessità – Ed. Mondadori, 1970)

 

Qui siamo al massimo dell’angoscia metafisica, appena attenuata da una forma di etica della conoscenza. Niente ha un senso.

Perché siamo qui noi, eventi così estremamente improbabili?

Per puro caso, anche se il “caso” non ha un significato del tutto chiaro. Secondo Monod, noi siamo qui perché “il nostro numero è uscito sulla ruota di Montecarlo”.

In seguito, quasi con una risposta nel titolo, nel 1981 usciva il libro di Ilya Prigogine, scienziato belga (nato russo), intitolato La Nuova Alleanza. Nel 1997 veniva pubblicato anche La fine delle certezze.

  Il gruppo condotto da Ilya Prigogine, studiando le “strutture dissipative” o lontane dall’equilibrio, come sono anche tutti i sistemi viventi, parla di una tendenza a strutturarsi, ad auto-organizzarsi: compare una spinta interiore, un immanente “desiderio” di creare strutture. Il determinismo biologico è scomparso.

 

Ritorniamo alla fisica. La rivoluzione più grande inizia nel 1927, quando Werner Heisenberg enuncia il suo principio di indeterminazione, che inizialmente riguardava la posizione e la quantità di moto di una particella: il principio è stato poi confermato da Bohr (con l’interpretazione di Copenhagen) e da tutti gli esperimenti successivi. Posizione e velocità non sono determinabili esattamente entrambe: se vogliamo definirne una, l’altra è completamente indeterminata. Solo l’osservazione “sceglie” la grandezza da conoscere. Il principio si applica anche ad altre coppie di grandezze, fra cui la coppia energia-tempo: se fissiamo un istante esatto, cioè vogliamo che sia nulla l’indeterminazione del tempo, la “particella”  presenta una massa-energia totalmente indeterminata, il che significa che non è niente di definibile in alcun modo. Siamo di fronte ad entità il cui contenuto mentale è a malapena celato dal linguaggio matematico. Non si può separare il fenomeno dall’osservazione, non esiste alcuna realtà oggettiva. Il dualismo mente-materia è scomparso: non si possono separare.

    Come noto, Erwin Schroedinger arrivò agli stessi risultati di Heisenberg e riuscì a formulare l’equazione che porta il suo nome: si tratta di un’equazione differenziale che descrive l’andamento nel tempo della probabilità di trovare una “particella” in una determinata posizione. E’ qualcosa di piuttosto evanescente e sfumato, ma comunque siamo ancora in grado di descrivere un andamento nel tempo.

   L’indeterminazione applicata al binomio massa-tempo (o energia-tempo) portò a formulare il concetto di vuoto quantistico: non esiste alcuna particella né entità stabile, c’è solo una specie di vacuità creativa. Il dualismo vuoto-pieno è scomparso: “A” e ”non-A” possono coesistere. Non esiste alcun “mattone fondamentale” della materia. Se si assume un istante preciso (indeterminazione del tempo nulla), la cosiddetta particella non ha alcuna massa-energia definibile in alcun modo: l’indeterminazione della massa è infinita. Quindi il concetto di “esistere” è privo di significato.  Il cosiddetto “vuoto” è “pieno” di miriadi di particelle che nascono e muoiono in continuazione, vivendo meno del tempo massimo loro concesso. Tutto si riconduce al vuoto quantistico, cioè a una meravigliosa danza di energie che continuamente nascono nell’essere e svaniscono nel nulla. Per inciso, il vuoto quantistico assomiglia straordinariamente alla sunyata del Buddhismo.

   Tra l’altro, con la dimostrazione del “teorema di incompletezza” di Goedel (1936) è finita ogni certezza anche nella matematica, cioè anche in un sistema astratto che non ha necessariamente un riscontro nella cosiddetta “realtà”.

Nella seconda metà del Novecento lo studio dei sistemi portò a formulare le idee di sistema complesso e di essere collettivo. Come vedremo, un sistema che abbia un certo grado di complessità si evolve in modo da divenire completamente imprevedibile, anche in linea di principio: infatti si trova ben presto in qualche biforcazione-instabilità, o entra in uno stato caotico. La sua evoluzione non è prevedibile neanche in termini probabilistici.

       Nei punti di biforcazione si ha la scelta di prendere una o un’altra via, in modo non determinabile da nessuna legge inerente al mondo energetico-materiale. Gli scienziati meccanicisti dicono che la via viene presa “a caso”, ma non sappiamo cosa questo significhi, né abbiamo alcun motivo per dire che si tratta di una scelta solo se il sistema in esame è il cervello umano.

In altre parole, nei sistemi complessi si ha l’emergenza di fenomeni mentali.             Anche secondo lo scienziato-filosofo inglese Gregory Bateson la mente sorge come conseguenza di un certo livello di complessità del sistema.

  Possiamo dire che non si ha l’evolversi di un sistema fatto di energia-materia, ma di un ente ternario mente-energia-materia. L’osservazione è uno di questi punti di biforcazione-instabilità e l’osservatore fa semplicemente parte del sistema complesso.

La megalomania dell’uomo è scomparsa. La mente è ovunque. Questo ci porta a concezioni non-antropocentriche, ma con sottofondo animista-panteista.

  Alcune citazioni di scienziati del ventesimo secolo chiariranno meglio l’evolversi di un certo filone della Scienza:

Albert Einstein:

Prima della relatività, se toglievate la materia restavano il tempo e lo spazio, dopo la relatività se togliete la materia se ne vanno anche il tempo e lo spazio.

Credo nel Dio di Spinoza, che si manifesta nell’armonia di tutte le cose, non in un Dio che si interessa del destino e delle azioni degli uomini.   

     La religione del futuro sarà una religione cosmica. Dovrebbe trascendere un Dio personale ed evitare dogmi e teologia. Incorporando sia il mondo naturale che il mondo spirituale dovrebbe fondarsi su un senso religioso che scaturisce dall’esperienza di ogni cosa, naturale e spirituale, come di un’unità piena di significato.

       

Erwin Schroedinger:

     Non sono sicuro che l’individualità che noi sentiamo come persona, come individuo, sia reale, che essa non sia un’illusione. E’ in ogni caso un’idea diffusa in Oriente, presso i maestri delle Upanishad, che si tratti di un’illusione, che noi non siamo realmente individui spirituali, ma “parte” di una stessa Entità.

Niels Bohr:    

   Qualunque cosa io dica, Vi prego di interpretarla come una domanda.

Arthur S. Eddington e James Jeans:

    Oggi c’è una concordanza di vedute molto vasta – che tra i fisici raggiunge quasi l’unanimità – sul fatto che la corrente delle conoscenze si sta dirigendo verso una realtà non meccanica: l’Universo comincia ad assomigliare ad un grande Pensiero piuttosto che ad una grande macchina.

Fred Hoyle:

    Non è l’Universo fatto secondo la nostra logica. Siamo noi fatti secondo la logica dell’Universo. 

    Credo che vi sia un’Intelligenza nell’Universo. Badi, ho detto nell’Universo. L’idea giudaico-cristiana è quella di un Dio che, dal di fuori, fabbrica l’Universo come si fabbrica un oggetto in uno stabilimento. E’ un’idea che non mi attira. Io penso che l’Intelligenza sia nell’Universo. Che sia l’Universo.

Gregory Bateson:

Si intende mettere in evidenza che il ruolo delle forme, dei colori, dei sapori, dei suoni, degli odori e della bellezza è stato fondamentale nell’evoluzione biologica, e lo è ancor oggi a maggior ragione per avere una percezione scientifica della complessità. La natura è minacciata dagli approcci lineari, meccanicisti, arroganti e, in ultima analisi, rozzi di una scienza tutta subalterna alla visione economicista di un pensiero omologante che “conosce il prezzo di tutto e il valore di niente”.

Fritjof Capra:

Secondo Bateson la mente è una conseguenza necessaria e inevitabile di una certa complessità, la quale ha inizio molto tempo prima che degli organismi viventi sviluppino un cervello e un sistema nervoso superiore. Egli sottolineò anche che caratteristiche mentali sono manifeste non solo in singoli organismi, ma anche in sistemi sociali e in ecosistemi, che la mente è immanente non solo nel corpo ma anche nelle vie e nei messaggi fuori dal corpo. Una mente senza un sistema nervoso? La mente si manifesterebbe in tutti i sistemi che soddisfano certi criteri? La mente sarebbe immanente in vie e messaggi fuori dal corpo? Queste idee erano così nuove per me che, a tutta prima, non riuscii a dar loro un senso. La nozione di mente di Bateson non sembrava aver nulla a che fare con le cose da me associate alla parola “mente”.

      In contrasto con la concezione meccanicistica cartesiana del mondo, la visione del mondo che emerge dalla fisica moderna può essere caratterizzata con parole come organica, olistica ed ecologica. Essa potrebbe essere designata anche come una visione sistemica, nel senso della teoria generale dei sistemi. L’universo non è visto più come una macchina composta da una moltitudine di oggetti, ma deve essere raffigurato come un tutto indivisibile, dinamico, le cui parti sono essenzialmente interconnesse e possono essere intese solo come strutture di un processo cosmico.

Ilya Prigogine:

     All’equilibrio l’energia e la materia sono cieche, lontano dall’equilibrio cominciano a “vedere”.

Enzo Tiezzi:                                                                 

   Gli ecosistemi nascono e si evolvono sulla base di meccanismi di co-evoluzione e auto-organizzazione. Sono sistemi di elevata complessità, interconnessi in tutte le loro componenti, e non obbediscono a leggi lineari e deterministiche.

 

   In biologia e in ecologia non possono esistere esperimenti riproducibili.

 La biodiversità e la meravigliosa bellezza biologica giocano in favore di un disegno metafisico nell’evoluzione della vita. Lungi dall’essere in linea con l’ideologia del creazionismo, il riconoscimento di un disegno metafisico in natura è in linea con il punto di vista dell’evoluzione, ma non con la sua deriva determinista, o meglio, in linea con il punto di vista di una “evoluzione senza fondamenti” nella quale libero arbitrio, scelte e caso giocano un intergioco complesso e meraviglioso.

 

Stanislav Grof:                                                                                                        

       L’esistenza delle esperienze transpersonali viola alcuni dei presupposti e principi più basilari della scienza meccanicistica. Esse implicano concetti apparentemente assurdi, quali la natura arbitraria e relativa di tutte le barriere fisiche, le connessioni dell’universo di natura non spaziale, la comunicazione tramite mezzi e canali ignoti, la memoria senza substrato materiale, la non linearità del tempo, o la coscienza associata a tutte le forme di vita (compresi gli organismi unicellulari e le piante) e persino alla materia inorganica.

 

Roberto Germano:

   Il problema è la visione del mondo meccanicistica che, malgrado tutto, risulta purtroppo ancora imperante. Dalla nuova Fisica non emerge una visione del mondo come costituito da oggetti separati che interagiscono urtandosi più o meno forte, ma una visione del mondo, invece, che scopre come grazie alla “sintonia” e all’interrelazione, alla cooperazione, si possano “evocare”, quasi magicamente, correlazioni inusitate, potenzialità finora inimmaginabili.

Rupert Sheldrake:

  Da qualche secolo una minoranza colta dell’Occidente ritiene che il nostro pianeta sia morto, sia una semplice sfera nebulosa di pietre inanimate che ruota attorno al Sole seguendo le leggi meccaniche. Questa è un’opinione molto azzardata, ove la si consideri in un contesto umano più ampio. Nel corso della storia quasi tutta l’umanità ha ritenuto che la Terra fosse viva.

    L’ipotesi di Gaia è indubbiamente un notevole passo avanti verso un nuovo animismo; proprio per questo motivo è così discussa. D’altro canto suscita molto interesse perché ci ricollega agli schemi di pensiero del pre-meccanicismo e del pre-umanesimo.

    Se Gaia è in qualche modo animata, allora deve possedere qualcosa di simile a un’anima, un principio organizzatore con fini e obiettivi propri. Ma non dobbiamo supporre che la Terra sia cosciente solo perché sembra viva e provvista di intenzionalità. Potrebbe essere cosciente, ma se lo fosse la sua coscienza probabilmente sarebbe incredibilmente diversa dalla nostra, che è inevitabilmente influenzata dalla cultura e dal linguaggio degli uomini. D’altro canto potrebbe anche essere completamente inconscia. Oppure potrebbe, come noi, essere una creatura dalle abitudini inconsce provvista, a volte, di una certa dose di coscienza. Questo interrogativo deve restare aperto.

    Che cosa cambia se consideriamo la natura viva piuttosto che inanimata? Primo, mettiamo in crisi le ipotesi umanistiche su cui la civiltà moderna è basata. Secondo, instauriamo un rapporto diverso con il mondo naturale e acquistiamo una prospettiva diversa della natura umana. Terzo, diventa possibile una nuova sacralizzazione della natura. 

 

John Archibald Wheeler:

     L’unica legge è che non c’è nessuna legge.

 Hubert Reeves:

     L’uomo è la specie più folle: venera un Dio invisibile e distrugge una Natura visibile, senza rendersi conto che la Natura che sta distruggendo è quel Dio che sta venerando.

Robert Lanza:                                      

….  In verità, significa che esiste una realtà soggiacente l’universo che ne connette tutti i contenuti. In questo luogo non esistono separazioni tra una cosa e l’altra. Questo regno crea degli eventi che si materializzano nello spazio-tempo, nel cosmo fisico osservabile.

  Proviamo a dirlo in altri termini. La fisica classica non permette connessioni istantanee tra gli oggetti o, almeno, non nell’universo in cui abbiamo sempre immaginato di vivere. Per coprire la distanza tra – poniamo – la Terra e Saturno, alla luce serve più di un’ora, all’astronave migliore servono alcuni anni. E’ una separazione vera. Tuttavia, allo stesso tempo, questo spazio è parte integrante di un sistema unitario nel quale gli oggetti sulla Terra e su Saturno sono in contatto simultaneo.

 Un esperimento dopo l’altro suggeriscono che noi – la coscienza, la mente – creiamo lo spazio e il tempo, e non il contrario. Senza la coscienza, spazio e tempo non sono nulla. Questa coscienza è correlata con gli oggetti del regno spazio-temporale. La conclusione sembra inevitabile: il cosmo è pervaso dal regno della mente, le cui osservazioni fanno sì che gli oggetti si materializzino, assumano una proprietà oppure un’altra o saltino da un posto all’altro senza attraversare alcuno spazio intermedio.

  E’ stato detto che questi risultati eludono una comprensione logica. Però si tratta di veri esperimenti, riprodotti ormai così tante volte che nessun fisico li mette in discussione. Come disse una volta il premio Nobel per la fisica Richard Feynman: “Penso che si possa tranquillamente affermare che nessuno capisce la meccanica quantistica. […] Non continuate a ripetere a voi stessi, se riuscite a evitarlo: “Ma come può essere?”, perché finirete intrappolati in un vicolo cieco dal quale, finora, nessuno è sfuggito”.

  Ma il biocentrismo dà un senso a tutto questo, per la prima volta, perché la mente non è secondaria a un universo materiale, bensì è una con esso. Noi siamo più dei nostri singoli corpi, eterni anche al momento della morte. Questo è il preludio indispensabile per l’immortalità. (tratto da “Oltre il biocentrismo” di Robert Lanza con Bob Berman (Il Saggiatore, 2016).

 

   Per dare un effettivo valore alla scienza, ma non a quella divulgata, che si mantiene entro il paradigma meccanicista-cartesiano anche negando i fatti e dimenticando il metodo scientifico, vale la pena riassumere i dieci punti messi in rilievo dallo scienziato-biologo inglese Rupert Sheldrake (già citato), con la speranza di pervenire a una scienza che non abbia più premesse dogmatiche.  

  Secondo Sheldrake, le dieci illusioni, o dogmi, o errori, della scienza meccanicista (se volete, ancora cartesiana-newtoniana), sono:

-       La Natura si comporta come una macchina;

-       Il complesso energia-materia è rimasto costante da sempre e per sempre;

-       Le leggi della Natura restano invariate;

-       La materia non ha alcun genere di coscienza;

-       La Natura non ha alcuno scopo, né obiettivo;

-       Tutta l’eredità biologica è trasmessa nella materia;

-       Tutto ciò che è nella memoria è registrato come tracce materiali;

-       La mente è un prodotto soltanto del cervello;

-       I fenomeni psichici sono illusioni;

-       La medicina materiale meccanicista è l’unica che funziona veramente.

 (da Sheldrake Rupert -  Le illusioni della scienza- Apogeo Urra, 2013)

    La scienza ufficiale semplicemente nega i fatti che contraddicono questi dogmi, alla faccia del metodo scientifico.

   Seguendo un filone di “novità”, siamo arrivati a definire i dogmi della scienza meccanicista, dopo una serie di citazioni significative. Ma la scienza ufficiale, quella che viene divulgata per distribuire “certezze”, resta fedele a qualcosa di molto simile al paradigma di Laplace, con qualche variante per dare una certa libertà agli umani.   In sostanza, ha ancora le sue basi filosofiche nell’Ottocento.

 

 

Febbraio 2020