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Il CoViD-19 ha rinforzato il Regno della Madre

di Danilo Massa - 14/06/2020

Il CoViD-19 ha rinforzato il Regno della Madre

Fonte: incursioni

L’ordine di tornare a casa a marzo e la possibilità di rientrare a scuola in ritardo o in gabbie di plexiglas riflettono le paure tipiche delle madri premurose. Il dominio del materno, in generale, non viene bilanciato da altri valori. Sempre più ampio, del resto, è il campo del politicamente scorretto.


Che cagnara. Quanto sdegno mascherato e quante urla stridule, che si levano tutte intorno alla scuola. E in tanto sputacchiare, manco un po’ di droplet. Un miracolo, se non fosse tutto merito di stracci bagnati sulla bocca e di un’estasiata gioia per il bavaglio, che – però e con evidenza – non imbavaglia.

Sbava (la saliva non vola, ma gentilmente cola) la mamma che, con tirannia medicale, esercita il potere di mettere il pargoletto sottochiave. Come feti vivi e vivaci fuori dal grembo materno, questi pre-adolescenti gironzolano per casa come protesi di vagine e nessuno di loro si incontra, nessuno di loro gioca e tocca e parla con l’altro. Protetti da una visione materna del mondo. 

Se l’economia ha, con la sua consueta e volgare schiettezza, costretto a confrontarsi con la realtà e imposto ai lavoratori di uscire di casa, altrettanto non fa con gli studenti. Hai voglia di fare equazioni (abbastanza forzate) su scuola e cultura, il punto è che la gestione dell’emergenza ha legittimato l’idealtipo della madre premurosa. Con tutto ciò che ne consegue in ambito sociale e politico.

Nel Regno della Madre, insomma, guai a mettere bocca, con buona pace delle donne che ragionano controcorrente. Quando si tenta di ripristinare l’ordine e di sottrarre i pargoli al regno domestico, bisogna farlo con riverenza e mostrando che lo stato ha la stessa delicatezza materna. Da qui i box in plexiglas, che rischiano di puntellare la scuola come capezzoli cui suggere dosi di rassicurante latte anti-CoViD-19.

“Eh – dice quello, in dovere di mostrare a tutti quanto sia materno il proprio testosterone – ma la Corea del Sud, allora?”. E sia, la Corea ha impacchettato i ragazzi nel plexiglas, ma al gioco di prendersi lo stato che fa al caso proprio, giocateci voi, col mappamondo in mano e legittimati dalla vostra esterofilia. Sia detto di passaggio, però, che quella è una parte della Terra in cui i governanti hanno il privilegio di sapere con chi sono in guerra, al punto tale che ogni gesto – persino il più materno – ha valenza anche marziale.

E a proposito di demetrico e marziale, non è necessario il passo militare a scuola, ma occorrerà pur chiedersi quale pedagogia porti a pensare che le gabbiette in plexiglas siano necessarie, anche negli istituti superiori. Ai ragazzi evidentemente non si accorda alcun buon senso, così come ai docenti alcuna autorità. Non è che a costoro si renda il gioco facile, va detto: che la scuola non serva a niente lo stanno ammettendo implicitamente i governanti, che quest’anno l’hanno pressoché eliminata, farfugliando un po’ di “e-learning”, “Google Meet” e menate varie da parvenu informatici.

Ha obiettato giustamente la preside del Conservatorio San Niccolò di Prato, che i ragazzi sono liberi di affollare i locali nelle ore serali, ma non la scuola. Perché? Alla dirigente scolastica offriamo, in risposta, due possibilità, che possono essere tanto alternative, quanto cumulative.

  • Possibilità 1: Questa scuola non serve a niente. È un’eventualità con cui ci dobbiamo confrontare, perché è possibile che le nostre scelte non siano altro che un adeguamento pigro e imbelle alla realtà. Quando accettiamo di portare i nostri ragazzi in scuole prive di servizi essenziali che comunicano pochezza e rafforzano l’impressione che questo sia uno stato di rottami, quando insegniamo loro l’italiano più tardi e peggio per dare spazio a lingue di altre comunità (peraltro poco amichevoli), quando li inzuppiamo di pensiero maternalista che potrebbero assorbire anche in casa, allora la scuola rischia di svuotarsi di significato e di non servire a niente, se non ad essere luogo di socializzazione senza costumi e servizio di assistenza a genitori sempre più affogati nel proprio lavoro. 
  • Possibilità 2: I ragazzi possono andare nei locali, ma non a scuola, perché l’uscita serale appartiene ai figli, regolati per natura da una forza centrifuga; la scuola, invece, è al di qua del confine: È nel Regno della Madre, che tutto pretende intorno a sé, perché da qui tutto viene.