Il declino dell'Occidente produce guerra
di Enrico Tomaselli - 29/05/2025
Fonte: Giubbe rosse
L'esplosione di conflitti estremamente duri, prolungati e potenzialmente pericolosissimi, è una conseguenza diretta del declino dell'occidente. Non solo perché, ovviamente, l'indebolirsi della sua egemonia (economica, militare, politica, e persino culturale) ha favorito l'emergere di nazioni che ne contestano - e ne sfidano - il dominio, ma anche perché questo declino (diciamo così, complessivo, del sistema coloniale-imperiale occidentale) è strettamente intrecciato con quello delle sue élite.
Secoli e secoli di egemonia, stanno franando in modo accelerato, e le leadership europee e statunitensi si stanno rivelando spaventosamente inadeguate, incapaci non solo di frenare il declino, ma addirittura artefici del suo affrettarsi.
Dobbiamo, tristemente, prendere atto che le élite politiche (ma anche economiche e militari) che guidano l'occidente collettivo, sono a tutti gli effetti composte da inetti adolescenti.
Inetti perché assolutamente incapaci di leggere la realtà - sia quella propria che quella del sistema-mondo - nonché del tutto privi delle competenze basilari per ricoprire ruoli di leadership.
Adolescenti perché dominati da una emotività immatura, incapaci di riflessione così come di autocontrollo.
Da questo spaventoso decadimento, deriva direttamente l'esplodere di questi sanguinosi conflitti, poiché leader incapaci hanno giocato con la politica internazionale, mescolandola oltretutto con personali interessi di bottega, gettando benzina sul fuoco laddove avrebbero dovuto impugnare gli estintori.
Personaggi come Biden (palesemente rimbambito), Zelensky (un comico televisivo), Netanyahu (un fanatico messianico), non sono che la punta dell'iceberg, ma c'è tutta una pletora di leader e leaderini/e che sarebbero palesemente inadatti persino a gestire un condominio, ma che si ritrovano proiettati al vertice di stati ed organismi sovranazionali, comportandosi come se stessero giocando a Risiko o Monopoli.
E l'altro aspetto drammatico è che, dall'altra parte (checché se ne possa pensare delle posizioni politiche personali e/o degli stati che guidano), ci sono leader politici di grandissimo livello, con alle spalle una esperienza politica collettiva di notevole spessore (e che determina, tra l'altro, la presenza di consiglieri qualificatissimi). Leader che cominciano a rendersi conto della vacuità delle loro controparti occidentali, con le quali sono però costrette a confrontarsi. E che giudicano - giustamente - non soltanto di infimo livello, ma anche del tutto inaffidabili.
Una situazione, questa, che amplifica enormemente i rischi. Poiché il senso di responsabilità che manifestano le élite di queste nazioni ha comunque dei limiti, e quando deve confrontarsi con leadership totalmente irresponsabili (quali quelle occidentali) tutto può facilmente raggiungere un punto di rottura imprevisto.
Purtroppo, non si vede alcun segnale di una vera presa di coscienza della portata di tale minaccia, ed i popoli europei sembrano del tutto intorpiditi, incapaci di mettere in discussione radicalmente il sistema di potere che continua a riprodurre leader sempre più mediocri.
L'ultima, terribile speranza, è che un forte shock arrivi a svegliarci. Sperando non sia troppo tardi. Né troppo duro.