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In Cina esiste una economia di mercato come in Occidente ma nonostante ciò non si può definire un paese capitalista perché non sono i capitalisti che governano

di Francesco Petrone - 16/05/2025

In Cina esiste una economia di mercato come in Occidente ma nonostante ciò non si può definire un paese capitalista perché non sono i capitalisti che governano

Fonte: faro di Roma

La Repubblica Popolare Cinese è l’oggetto misterioso che incuriosisce l’Occidente. Molti la osservano come fosse una galassia lontana, ma la distanza si rivela soprattutto psicologica più che geografica perché in troppi temono questa realtà e provano diffidenza cercando di alzare i famosi muri che a parole tutti dicono di voler abbattere.

Fino a molti anni fa gli occidentali fantasticavano sulla Cina prevalentemente attraverso i fumetti americani, tramite un eroe dei comics del 1939. Era il popolare Flash Gordon che sbarcava con un’astronave sul pianeta Mongo dove regnava lo spietato imperatore Ming. Quel pianeta era chiaramente la Cina e Gordon era un moderno Marco Polo. Poi, negli anni sessanta, dalla Cina pervennero le immagini della rivoluzione culturale, delle guardie rosse e della città proibita, un immaginario che sembrava alimentare la logica di quello precedente.

Oggi, però, esistono anche coloro che la guardano come una possibile opportunità perché sono sempre di più quelli che riconoscono al gigante asiatico il grande contributo alla stabilità internazionale, soprattutto in confronto alle convulsioni e agli avventurismi di un Occidente che si percepisce al tramonto.

Il dragone asiatico sembra veramente appartenere ad un mondo parallelo perché esistono sempre profonde differenze con il nostro modello di civiltà. Taluni, per creare diffidenza, scavare un solco e per colpevolizzare la realtà emergente, ricorrono alla paura del pericolo comunista.

Comunismo è diventata una parola che per molti oggi, anche a Sinistra, corrisponde ad una scomunica analoga all’accusa di eresia al tempo della Controriforma. Certe “eresie” ideologiche in Occidente fanno il paio con l’accusa di fascismo termine che ha subito una vera damnatio memoriae. Il fatto è che nella massa, oggi, purtroppo, quasi nessuno sa più cosa sia stato il comunismo e tanto meno sanno cosa sia stato il fascismo come fenomeno storico, ideologico, economico e politico.

Anche in altre epoche, per fare un esempio, nessuno sapeva cosa significasse essere una strega anche se tutti ne parlavano e se capitava, molti si recavano a vedere i roghi di quelle poverette. Anche in altre epoche le fake news erano di casa e questo anche se avevano altre denominazioni. Secondo l’ideologia di Marx, il comunismo non è ancora ben definito filosoficamente. Infatti si parla di “libera associazione di produttori”.

In cui si può intendere che se è libera veramente e non obbligatoria, esistono anche produttori che potrebbero perseverare adottando il metodo tradizionale di produzione. Fu Lenin a cercare di mettere un po’ di ordine con lo statalismo e l’economia pianificata ma lasciando per un periodo spazio alla libera impresa con la NEP. Torniamo alla Cina perché siamo incuriositi da un’interessante intervista ad un ricco capitalista cinese di nome Eric Xun. Sappiamo che oggi in Cina esiste una notevole parte di economia privata ed esiste il libero mercato con molti capitalisti miliardari. Nell’intervista Xun illustra le principali differenze fra Cina e Stati Uniti.

In Cina esiste, esattamente come negli USA, il grande capitale privato ma è controllato dalla politica e non ha la forza di controllare il governo o dettare la linea. Negli USA, al contrario, è il grande capitale che da sempre detta la politica economica. In America, dice Xun, cambiano e si alternano i partiti al governo ma non può cambiare la politica economica. In Cina, al contrario, non può cambiare il partito che governa ma proprio per questo può essere mutata la politica economica a seconda delle esigenze. In Cina esiste una economia di mercato come in Occidente ma nonostante ciò non si può definire un paese capitalista perché non sono i capitalisti che governano il Paese. I capitalisti cinesi non influenzano la politica del Politburo che sarebbe l’ufficio politico del Partito Comunista Cinese unico soggetto legittimato a prendere decisioni economiche che basa la sua forza sul partito, cinghia di trasmissione col popolo e sull’esercito.

Negli Stati Uniti, sappiamo invece che è la finanza che obbliga molte scelte politiche ed economiche dello Stato e in Europa il fenomeno è ancora più marcato. È la teoria che nel lontano 1994 era stata avanzata dall’ economista Gianfranco La Grassa, docente all’università di Pisa e Venezia e studioso di marxismo, in polemica col filosofo Costanzo Preve sulla rivista Metropolis.

La Grassa asseriva che, nonostante il libero mercato, la Cina non si può chiamare Stato capitalista in quanto esiste il primato dello Stato sull’economia, al contrario che nei sistemi capitalisti in cui il primato riconosciuto è quello dell’economia sulla politica e lo Stato si deve fare sempre più di lato. Potremmo aggiungere che è la differenza fra lo Stato totalitario e l’oligarchia finanziaria. Questo se vogliamo togliere l’odore sulfureo al termine totalitarismo per ridargli il senso che gli era sempre stato dato da Rousseau, dai Socialisti ed anche da molti marxisti. Una frase di Mussolini, demonizzata come ogni parola che ha detto, recitava: “Tutto nello Stato, niente al di fuori dello Stato, nulla contro lo Stato”. È una frase che avrebbe apprezzato il sociologo socialista e per un certo periodo soreliano, Robert Michels, il nemico di ogni oligarchia.