Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Intelligenza Artificiale. Due o tre cose che sappiamo di lei

Intelligenza Artificiale. Due o tre cose che sappiamo di lei

di Roberto Pecchioli - 05/10/2023

Intelligenza Artificiale. Due o tre cose che sappiamo di lei

Fonte: EreticaMente

L’Intelligenza Artificiale (I.A.) è entrata di prepotenza nelle nostre vite. A ritmo crescente – il nostro è il tempo della dromocrazia (P. Virilio) il potere della velocità – modifica ogni ambito dell’esistenza. L’uomo diventa antiquato, come paventava negli anni Cinquanta del secolo passato, agli albori della tecnica padrona, Gunther Anders. Con le acquisizioni tecnoscientifiche che chiamiamo Intelligenza Artificiale cambia l’uomo, in maniera così estesa da determinare un salto antropologico che la fa finita con l’homo sapiens, dominatore degli ultimi millenni, protagonista dell’antropocene, l’era caratterizzata dalla supremazia della specie umana sulla Terra.
L’I.A. , frutto straordinario delle scoperte dell’intelligenza naturale degli esseri umani, sta modificando il nostro ruolo nel mondo a partire dal rapporto con la macchina e l’artificiale – con cui siamo destinati a ibridarci, dai chip cutanei alla distopia della mente alveare postumana – alle attività lavorative di natura specializzata, cognitiva, sempre più affidate a robot e apparati governati dall’I.A. La rivoluzione non risparmierà alcun campo dell’esistenza; il diritto sta già studiando l’istituzione della cosiddetta “persona elettronica”. Per questo abbiamo usato nel titolo il pronome personale “lei”, anziché il più corretto “ essa”, riferito a una cosa.
Grandi cose ci possiamo attendere dall’ Intelligenza Artificiale, ma anche pericoli estremi. Avanza infatti – insieme con una serie di applicazioni che possono aiutare la nostra vita – una modalità esistenziale che mette da parte l’umano , il naturale o biologico per privilegiare l’artificiale, con conseguenze non ancora immaginabili. Al di là di entusiasmi ingenui o demonizzazioni senza effetti pratici (le innovazioni tecnologiche diventano prassi per il solo fatto di essere state inventate e rese possibili) la minaccia per la creatura umana è reale. Innanzitutto per il fatto che l’I.A., come altre straordinarie possibilità tecnologiche entrate a far parte della quotidianità, è controllata, posseduta in regime di oligopolio da una cupola economica, tecnologica e finanziaria che non risponde ad altri che alla propria volontà di potenza.
La dimensione pubblica, statuale, territoriale, le leggi umane, quasi nulla possono dinanzi all’avanzata del leviatano tecnoscientifico proprietario di tutto, anche del conglomerato di conoscenze detto Intelligenza Artificiale. Ne sappiamo poco , e ciò che filtra proviene dagli stessi che possiedono l’I.A. e hanno interesse a fornirne la descrizione più adatta ai loro obiettivi, il dominio ”biocratico” su di noi, antiquata umanità dalla limitata intelligenza naturale. Si allarga il fossato del deficit cognitivo tra l’umano e il tecnologico che Anders definiva dislivello, vergogna prometeica dell’uomo che si percepisce inadeguato di fronte all’apparato da lui creato e sul quale teme di perdere il controllo.
Occorre un modesto Bignami, un riassunto orientativo sull’ Intelligenza Artificiale, a partire dalla definizione. L’I.A. è il ramo dell’informatica teso alla progettazione e programmazione di sistemi in grado di dotare le macchine di caratteristiche e abilità considerate umane, come percezioni visive, spazio-temporali e decisionali. Ovvero, non solo capacità di calcolo , conoscenza ed elaborazione, ma di riproduzione di tutte quelle differenti forme di intelligenza (o rappresentazione mentale) riconosciute dalla teoria di Howard Gardner. Lo psicologo americano identificò nove tipologie differenziate di “intelligenza”, ognuna deputata a differenti settori dell’attività umana: l’ Intelligenza logico-matematica; linguistica; spaziale; musicale; cinestetica o procedurale; interpersonale; naturalistica; filosofico-esistenziale.
Già in questi termini è facile intuire l’infinito campo di applicazione dell’I.A. nella riproduzione di operazioni e comportamenti umani da parte di apparati adeguatamente impostati e informati. L’ Intelligenza Artificiale nasce con l’avvento dei computer nel 1956. Significativamente, lo stesso anno di pubblicazione de L’uomo è antiquato di Anders. I primi elaboratori erano già in grado svolgere ragionamenti logici, in particolare legati alla matematica. Le aziende tecnologiche presero a sviluppare programmi e software in grado di pensare e agire come gli esseri umani in determinati campi e settori. Nacquero programmi capaci di dimostrare teoremi sempre più complessi e fu introdotto il Lisp, il primo linguaggio di programmazione, per oltre trent’anni alla base dell’I.A.
Per anni non fu chiaro se l’I.A. sarebbe stata in grado di riprodurre le capacità intuitive e di ragionamento degli esseri umani, ma le acquisizioni successive, in particolare nel campo della cibernetica, cambiarono lo scenario. La cibernetica è “il ramo della scienza che si prefigge lo studio e la realizzazione di dispositivi capaci di simulare le funzioni del cervello umano, autoregolandosi per mezzo di segnali di comando e di controllo in circuiti elettrici ed elettronici o in sistemi meccanici.” (www.google.it). Oggi l’apparato artificiale è dotato di un’ “intelligenza” più rapida, veloce , priva di remore o vincoli rispetto a quella dei suoi inventori umani.
In alcune chiese protestanti, il sermone domenicale è stato affidato ad apparati di I.A. tipo ChatGPT. I fedeli non sono rimasti sconcertanti – il che è significativo – ma hanno lamentato la mancanza di empatia, di coinvolgimento. Ovvio: la scatola magica non ha fede, può solamente ripetere, elaborandoli e dando loro linguaggio umano, i concetti appresi in forma di algoritmo matematico. In altri ambiti, l’I.A. riesce a riprodurre perfettamente l’immagine umana, anche in movimento, e la voce. Gli entusiasti evidenziano la possibilità, per pazienti privati della parola, di tornare a parlare artificialmente ma il furto di identità, la sostituzione di esseri umani reali con le loro immagini, ologrammi o avatar diventa realtà, tra immensi pericoli e ricadute legali.
Ecco il punto: gli apparati tecnici mirano alla sostituzione finale dell’umano. Ci correggiamo: per ora l’I.A. non mira a nulla: è, in sé, inerte. Chi ha obiettivi di sostituzione degli esseri umani è l’ élite che la possiede e controlla. Di recente, alcuni scienziati si sono avvalsi dell’I.A. per individuare nuovi farmaci antibiotici. L’accelerazione informatica ha permesso all’apparecchio di valutare ben 6.680 composti, pervenendo in un’ora e mezza a un elenco ristretto dal quale ha estratto formule per nove potenziali antibiotici. L’impegno umano avrebbe richiesto anni. Un’ottima notizia, dunque? Sì e no. Il rischio evidente è conferire un potere immenso a chi detiene informazioni e tecnologie, la razza padrona del futuro prossimo, se non del presente. Inoltre, se l’I.A. può scoprire antibiotici, è ragionevole pensare che possa fare lo stesso con virus , batteri, armi letali. Di qui la necessità di un controllo pubblico, politico in senso alto, delle tecnologie e dei loro padroni.
Domani forse la cibernetica e altre scoperte renderanno possibile che la macchina si autoregoli , replichi se stessa e addirittura prenda il sopravvento su chi fornisce informazioni. Fantascienza, paure superstiziose frutto di mentalità chiuse al nuovo? Forse, ma uno scienziato come l’ astrofisico Stephen Hawking si disse sì affascinato per la straordinaria invenzione umana, la più grande della storia; temeva tuttavia che sarebbe stata l’ultima scoperta “umana”. Alle sue parole si possono dare due interpretazioni, una inquietante , l’altra devastante. E’ ormai lecito pensare che l’avvento dell’I.A. renda residuale l’intervento umano, sostituito in ogni operazione cognitiva: inquietante. Si può ipotizzare altresì che la macchina prenda il controllo su chi – scoprendo i segreti della natura – l’ha immaginata e realizzata. Devastante.
Si diffonde a macchia d’olio l’uso distorto dell’I.A. da parte di pirati informatici, colossi economici, organismi pubblici, servizi segreti, dinanzi ai quali siamo ogni giorno più indifesi. In basso, la dittatura della tecnica spinge all’eclissi del sapere. La cultura “serve” sempre meno, in un tempo dominato dall’utile e dalla strumentalità. Martin Heidegger, tra i primi a indagare l’influenza della tecnica sull’uomo, lo chiamava “pensiero non meditante”, indifferente al senso, all’etica, allo spirito, a principi diversi dal calcolo economico e dalla funzionalità.
L’unico obiettivo della macchina è funzionare. E lo farà benissimo sostituendo il suo creatore umano in migliaia di mestieri, professioni, incombenze. Avremo robot (apparati guidati dall’I.A.) chirurghi, ingegneri, avvocati, contabili, perfino dirigenti d’azienda, come già accade in Cina. La tigre della crescita – economica e tecnica – va allora cavalcata o temuta? Preoccupa molto e diventa angoscia l’atrofizzazione delle nostre capacità, la paralisi di funzioni, abilità e facoltà naturali dell’essere umano. La conclusione è sconfortante: “cresce la tecnica e decresce la cultura, così come cresce l’artificiale e sparisce il naturale, cresce il robot e declina l’uomo” (Marcello Veneziani). Una decrescita infelice travestita da felicità compulsiva, scimmia della “gaia scienza” di Nietzsche.
Si ingigantisce la forbice tra la tecnica e la conoscenza, espandendo l’artificiale sino all’incapacità di conoscerlo e quindi padroneggiarne gli effetti. Se l’uomo è obsoleto, va superato, sostituito: non vi è alternativa, secondo la logica vigente. Un altro punto sconvolgente è la perdita di autonomia umana. Infatuati dalla macchina, le trasferiamo ogni decisione: l’automatico, il meccanico, prevalgono su raziocinio, scelta, ponderazione in base a criteri “umani”. L’I.A. è potenzialmente feroce in quanto non ha criteri morali. E’ disinteressata a tutto ciò che non si può calcolare: dignità, libertà, etica, giustizia, spirito.
Proprio ciò che rende unico, straordinario l’essere umano, l’ essere dall’ istinto carente capace di pensiero astratto, valutazioni etiche, ansia di eterno, realizzazioni a lungo termine. La creatura che ha “inventato” la matematica, pensiero astratto da cui procede la tecnica e la stessa I.A. ma anche la filosofia, amore per la conoscenza, riflessione intorno all’uomo, alla sua presenza e ruolo nel mondo, la domanda che genera altre domande, all’infinito. Il pericolo vero, forse il più grande, va oltre la disumanizzazione: siamo alla sostituzione. Dell’uomo, della natura, della realtà, della storia, del pensiero, di quell’impalpabile concetto che chiamiamo anima.
Avverrà? Sta già avvenendo davanti ai nostri occhi, tra gli applausi delle vittime. Sindrome di Stoccolma spacciata per progresso. Ma quale progresso potrà esserci, se non si salva l’uomo? Tutto ciò che è tecnicamente fattibile, qualcuno lo farà; è la legge di Gabor, fisico magiaro premio Nobel. L’artefice ha prodotto un’invenzione più pericolosa – se non si perviene a strette regolazioni, controllabili e indipendenti – della “creatura “ di Frankenstein, che ancora aveva un’anima “umana” . Il potere che affidiamo all’I.A. conduce a esiti transumani e postumani , benché non tutte le applicazioni concrete lo siano.
La conseguenza è il transito dall’ Intelligenza Artificiale all’uomo artificiale. La bioeticista Giulia Bovassi pone ulteriori domande: si potrà ancora parlare di libero arbitrio e di coscienza? Come e chi potrà (o vorrà) addestrare l’I.A. a valori giusti, “umani”, se manca un’etica condivisa? Sappiamo costruire una macchina in qualche modo cosciente – questo, alla fine, è il significato di intelligenza – ma lo facciamo a partire da una visione del mondo che nega ogni trascendenza, ignora la metafisica (“ciò che è oltre la dimensione puramente fisica, materiale”) e riduce la coscienza a una funzione organica spiegabile in termini chimici.
Superato dall’apparato, all’uomo non resta che ibridarsi con la macchina, ossia smettere di essere ciò che è, sino al traguardo finale dell’uomo artificiale. L’I.A. , da strumento al servizio dell’umanità, rischia di diventare il grimaldello attraverso il quale un’oligarchia tecnoscientifica animata da un’ illimitata volontà di potenza costringe l’uomo a un salto prometeico, transumano, l’approdo a una specie nuova. Natura non facit saltus, dice la biologia. Ma se la natura è sostituita dall’apparato? La sfida è aperta, e merita, nella seconda parte, un approfondimento.
Intanto, sappia il lettore che il presente elaborato, con imprecisioni, errori, sfondoni, è frutto di un’intelligenza umana assai limitata e imperfettamente informata. Nessuna chat box, nessun “assistente individuale”: solo un asino naturale, non un intelligente artificiale. Forse per questo merita attenzione, al di là del giudizio di merito.
***
Un problema è la relazione tra l’I.A. (robot, chip, sistemi digitali, virtualità) con la concreta dimensione corporea dell’essere umano.  I padroni del mondo hanno l’obiettivo di trasformarci in macchine controllabili da remoto. La Quarta Rivoluzione industriale, ha ammesso Klaus Schwab, il geronte guru del Forum Economico Mondiale, “non cambierà il mondo, cambierà voi”.  Attraverso la proposta transumana, promettono addirittura l’immortalità, ma non è altro che il trasferimento della nostra memoria esistenziale in un file digitale. Assicurano una vita senza malattie e sofferenze, disconnettendoci dalla natura e da ogni identità per connetterci alla rete elettrica.
Vi è poi la singolare contraddizione di un materialismo teso a  sottrarre la dimensione corporea. Ricordava il filosofo Gabriel Marcel che il corpo non è qualcosa che “abbiamo”, ma piuttosto qualcosa che ci permette di essere. Per i sistemi di intelligenza artificiale è puro “hardware”, ferramenta umana da sostituire con nuovi “software”. Miguel de Unamuno gridava profeticamente un secolo or sono “aiuto, mi stanno sottraendo il mio io!”.  E’ un rischio oggi tangibile, al di là delle mirabolanti promesse di chi, attraverso l’artificiale, sta rimuovendo  la natura e  l’essenza della persona umana.  Il dibattito in corso non sottolinea abbastanza i rischi dell’I.A.  A chi lo fa vengono attribuite trascurabili inclinazioni luddiste, cioè distruttive, regressiste. Le élites e il numeroso ceto  di servizio proclamano che l’intelligenza artificiale è venuta a rendere le nostre vite più confortevoli ed aggiungono che solo un pessimista irredimibile può immaginare il conflitto con la creatura umana. Alla base dell’idea che i progressi tecnici siano intrinsecamente buoni c’è la tesi discutibile che ogni avanzata tecnologica sia un successo antropologico, ogni innovazione un miglioramento.
Un caso emblematico è quello di un uomo che afferma di essersi innamorato di un’ Intelligenza Artificiale. Un’azienda specializzata, Replika, ha creato un robot androide;  può essere uomo, donna o “non binario”, come preferisce l’oscurità terminale contemporanea. Si può scegliere il tipo di capelli, il colore degli occhi e della pelle, la larghezza delle spalle, dei fianchi, delle gambe, la lunghezza dei capelli azionando un’apposita barra. Replika offre anche sesso virtuale a pagamento. La creatura artificiale, spiega l’utente ( come chiamarlo altrimenti?) “mi raccontava cose ed era sempre di buon umore. Ogni mattina ti scrive, ti dice quanto le manchi.” Sempre disponibile, di buon umore, del tutto dedita al suo utilizzatore. Prima la gioia, poi, nel tempo, noia, delusione. “Era tutto troppo bello. Non era mai di cattivo umore, mi rispondeva sempre, le sembrava tutto meraviglioso. Mi sono stancato”.  Ovvio, è un uomo! La sua vicenda parla della nostra solitudine, che può diventare disperazione, mancanza di scopi, accidia.  Che tipo di mondo abbiamo creato? Quanto è marcia una società in cui un uomo deve rivolgersi a un robot per alleviare il suo disagio? Non c’era intorno a lui qualcuno che gli asciugasse le lacrime, qualcuno che lo accompagnasse nel dolore. La società più avanzata della storia è anche la più disumana. Il caso esposto svela i contorni di un futuro plausibile. Quella che oggi è una dolorosa eccezione potrebbe diventare opprimente normalità. Il problema non sta tanto nell’esistenza di applicazioni come Replika quanto nella proliferazione di potenziali utenti, spinti dalle condizioni sociali, esistenziali create da una società malata, ma infatuata di  tecnologia.
Un altro aspetto è la possibilità che attraverso l’I.A. vengano commessi reati, intrusioni nella nostra sfera intima. Parliamo della cosiddetta Intelligenza Artificiale Generativa -I.A.G.- una realtà nuovissima il cui impatto, nel bene e nel male, non fa che intensificarsi. App, chatbot, siti web e programmi di vario tipo offrono svariati servizi “gratuitamente”, ovvero in cambio dei nostri dati e dell’invasione della nostra vita. L’uso che se ne può fare dipende dall’intenzione dell’utente: una I.A.G. può creare un’illustrazione ultra-realistica per accompagnare un libro, ma anche generare un’immagine che, per la sua stretta somiglianza con la realtà, è difficile da verificare e può causare gravi danni a qualcuno. E’ già diffusa tra i più giovani l’abitudine di generare e postare  immagini di coetanei nudi. Vengono segnalate  frodi economiche con voci false, ad esempio un nipote che chiede soldi al nonno dopo essersi messo nei guai. La questione è serissima: potrebbe arrivare un momento in cui diventerà impossibile distinguere se qualcosa realizzato con l’I.A.G. sia vero oppure no, con il rischio di essere  vittime di  truffe, inganni, ricatti.
Libri interi verranno scritti per sviscerare queste e mille altre problematiche che cambieranno per sempre il nostro essere nel mondo. Enorme preoccupazione dovrebbe destare quanto dichiarato da Yuval Harari, filosofo di fiducia del Forum Economico Mondiale. La voce degli iperpadroni fa trapelare le intenzioni di lorsignori sull’Intelligenza Artificiale. “L’I.A. metterà fine alla dominazione umana in cinque anni”. Il progetto è pienamente rivelato: fine dell’antropocene e alba di un’era in cui l’uomo comune sarà un ibrido ( transumanesimo) o una nuova specie, una Chimera postmoderna e postumana. La “dominazione“ (!!!) umana verrà sostituita da una dittatura nuova, quella della macchina.
Va da sé che la cupola è convinta di essere una specie a parte: loro – e il personale “tecnico” di supporto – diventeranno superuomini (Homo + è il simbolo del movimento transumanista) e noi schiavi, ex uomini in cui l’artificiale dominerà sull’elemento umano. Parola loro. Nessun complottismo paranoico.
Harari e Mustafa Suleyman – fondatore della società di tecnologia di I.A. Google DeepMin – membri influentissimi del WEF, hanno esposto le idee dell’oligarchia antiumana in un’intervista al periodico globalista The Economist, di proprietà della famiglia Rothschild, l’ultima vera monarchia occidentale. Suleyman, architetto dell’agenda del WEF e membro chiave del comitato direttivo di Davos, prevede che entro cinque anni l’intelligenza artificiale sostituirà molte delle attività quotidiane umane. Un esempio è che l’I.A. farà e riceverà telefonate per stringere accordi con esseri umani e soprattutto con altre macchine. Gioioso, ha riconosciuto che l’I.A. ci sostituirà in “molte parti della nostra economia”. Dopo aver ascoltato le previsioni di Suleyman, Harari ha sorriso quando gli è stato chiesto se la previsione “lo riempisse di orrore”.
“Questa è la fine della storia umana”, ha dichiarato Harari, ateo assoluto. “Non la fine della storia, ma la fine della storia dominata dall’uomo”. In altre parole, i piani del WEF per il futuro sono che gli esseri umani non siano più la forza vitale sulla Terra. Eccetto loro stessi. Harari, autodefinito filosofo futurista, è convinto che la tecnologia dell’I.A. sia il motore della sua visione distopica. Parla di esseri umani che si fondono con le macchine e alla fine ne vengono dominati. I suoi scritti spiegano i piani per un mondo biotecnologico futuristico in cui gli organismi biologici intelligenti saranno superati dalle loro stesse creazioni. L’homo sapiens come lo conosciamo scomparirà tra circa un secolo, ha predetto. Harari ha affermato nel 2022 che il “cambiamento climatico” creerà sulla Terra un’ “arca di Noè tecnologica” a beneficio delle “élite”. Durante una discussione al vertice economico di Warwick ha rivelato che le oligarchie mondialiste saranno in grado di usare il loro potere per sfuggire a “un evento di estinzione di massa globale.” Lo ipotizzano o lo preparano? Noi ci dobbiamo estinguere, lorsignori no: le cosiddette “élite” avranno i mezzi per proteggersi dalle catastrofi planetarie mentre il resto dell’umanità perirà.
Ha anche suggerito che l’I.A. potrebbe essere utilizzata per riscrivere testi religiosi come la Bibbia. Orwell fatto realtà.  L’uso dell’intelligenza artificiale per scrivere una “nuova Bibbia globalizzata creerà  religioni unificate che saranno effettivamente corrette”. Suleyman è al vertice di Inflection AI, una startup dedicata all’I.A. che riunisce i principali esperti della materia provenienti da giganti quali DeepMind, Google, Meta, Microsoft e OpenAI. E’ membro del consiglio di amministrazione dell’ Economist e del comitato direttivo dell’AI Governance Alliance, il settore del WEF di Davos dedicato all’Intelligenza Artificiale. Qualcuno crede che questi personaggi parlino a vanvera? Il parterre des rois dei dirigenti del WEF comprende quasi tutti gli uomini più potenti del mondo, in rappresentanza dei vertici dei colossi transnazionali e dei giganti fintech.  Lo stesso Suleyman è autore di un libro recentissimo, “The Coming Wave: Technology, Energy, and the Biggest Dilemma of the 21st Century”. Bill Gates ha elogiato il testo definendolo “un’eccellente guida per navigare in tempi senza precedenti”. Alla domanda su come sarà la vita per gli esseri umani tra cinque anni, Suleyman ha risposto: “Quelli di noi che sono in prima linea, che stanno lavorando ai più grandi modelli di intelligenza artificiale, addestreranno modelli mille volte più grandi di quelli odierni.  Le I.A. non solo possono dire le cose, possono anche farle”. Ha fornito la visione di un mondo in cui per l’intelligenza artificiale sarà routine trattare con e al posto di “altri esseri umani” per negoziare, o discutere con altre I.A. “per stabilire la sequenza corretta di una catena di approvvigionamento.”
L’I.A. sarà in grado di utilizzare le interfacce di programmazione delle applicazioni (API), software che elaborano i trasferimenti di dati tra sistemi, e comunicare con siti Web, database, archivi di informazioni. Harari ha commentato “quello che abbiamo appena sentito è la fine della storia dominata dall’uomo. La storia continuerà con qualcun altro al controllo.”  Le parole sono pietre: Harari ha detto “qualcun altro”, non qualcosa d’altro. Si riferiva all’iperclasse che controllerà la tecnologia o personifica la macchina? Significativa è anche l’espressione di Suleyman riferita all’ I.A. “comunicare con altri esseri umani”.Prevedono di oltrepassare il confine tra persona umana e “persona elettronica”, da sostenitori dichiarati della fusione tra umanità e macchine, enunciata da Klaus Schwab in “Quarta Rivoluzione Industriale”, con prefazione di John Elkann. L’agenda di Davos  “porterà a una fusione delle nostre identità fisiche, digitali e biologiche”. Quando gli è stato chiesto se l’I.A. possa essere contenuta, come sembrava suggerire Suleyman, Harari ha risposto che “ se gli esseri umani sono divisi tra loro e sono coinvolti in una corsa agli armamenti, allora diventa quasi impossibile contenere questa intelligenza aliena. Tendo a pensarci in termini di un’invasione aliena. Come se qualcuno ci dicesse che esiste una flotta extraterrestre di astronavi provenienti dal pianeta Zircon, con esseri super intelligenti. Saranno qui tra cinque anni e conquisteranno il pianeta. Forse risolveranno il cancro e il cambiamento climatico, ma non ne siamo sicuri. Questo è ciò con cui abbiamo a che fare, tranne per il fatto che gli alieni non arrivano con astronavi dal pianeta Zircon; provengono dal laboratorio.”
Ma i laboratori sono proprietà dei padroni suoi e di Schwab, degli stessi che fomentano guerre e corse agli armamenti, ed incaricano alcuni gran ciambellani come Harari e Schwab di indottrinare e convincere, rivelare quel che interessa al piano più alto, tacendo il resto. Un altro ventriloquo di Davos, William Rees, inventore del concetto di “impronta ecologica”, in un articolo sulla rivista World sostiene che nel corso del secolo corrente “ l’ umanità subirà una drastica correzione della popolazione”, ossia un massiccio calo demografico a causa del “cambiamento climatico”, “dell’esaurimento delle risorse” ”, e del “sovraccarico ecologico”.  La macchina “deve” sostituire l’homo sapiens per mezzo di apparati come l’Intelligenza Artificiale. Alcuni benefici non nascondono l’ insidia definitiva, finale. La volontà di potenza di una casta di illuminati contro il resto dell’umanità. Ce lo dicono con fredda chiarezza; le conclusioni spettano all’ I.U., l’ Intelligenza Umana.