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Intimidire il dissenso: argumentum ad baculum o la fallacia del bastone

di Enrica Perucchietti - 16/05/2020

Intimidire il dissenso: argumentum ad baculum o la fallacia del bastone

Fonte: Enrica Perucchietti

La dittatura del pensiero unico si riversa nel boicottaggio mediatico e nella persecuzione on line di alcuni pensatori qualora risultino scomodi.

Di certe tematiche non si deve parlare per non urtare alcune minoranze che sembrano aver preso in ostaggio il pensiero critico.

Chi si permette di farlo dovrebbe ritagliarsi una fascetta di tessuto, ricamarci l’iniziale di “E” di eretico, e cucirsela a bella vista sui vestiti. In fondo anche la stregoneria quando venne perseguitata era assimilata all’eresia.

 

Anche essere politicamente scorretti è una forma di eresia: significa rifiutarsi di conformarsi al pensiero unico, dissentire dall’Ortodossia di Stato, forgiarsi una propria opinione alternativa alla maggioranza e difenderla a rischio di, citando Ernst Jünger, “darsi al bosco”.

 

 

Il pensiero unico su cui si deve assestare l’opinione pubblica è infatti una forma di “politicamente corretto”, il più possibile allineato a quelli che sono gli obiettivi del potere (leggi mio articolo).

 

Il totalitarismo democratico ha i suoi cani da guardia, i suoi psicopoliziotti, pronti a riportare all’ovile chiunque dissenta od osi manifestare pubblicamente dei dubbi. Il dubbio non è consentito ed è pericoloso perché può “contagiare” il resto della popolazione, portando a un calo di consenso.

 

L’ARGUMENTUM AD HOMINEM E L’ACCUSA DI COMPLOTTISMO

In un precedente articolo ho analizzato l’utilizzo della fallacia ad hominem per mostrare come, soprattutto in questo periodo di terrore sanitario, si faccia ricorso a questa tecnica retorica per spostare l’attenzione da una tematica scomoda a chi ne parla, denigrando appunto chi porta avanti tale tematica. Da qui l’accusa sempre più frequente di “complottismo” utilizzata anche a sproposito contro chiunque manifesti anche solo dei dubbi contro il pensiero unico.

Come infatti spiegavo, invece di confutare l’argomentazione che si vuole negare, si attacca la fonte o la persona che la sostiene. Si sposta pertanto l’attenzione dalla tematica alla persona che ne parla e la divulga.

Le argomentazioni ad hominem sono manovre diversive che servono a distogliere l’attenzione dall’argomentazione centrale per spostarla e focalizzarla su temi collaterali o estranei alla discussione:

invece di controbattere gli argomenti dell’interlocutore lo si attacca screditandolo, minacciandolo o deridendolo.

 

L’ARGUMENTUM AD BACULUM

Passiamo oggi ad analizzare un’altra fallacia che viene utilizzata in modo massiccio per colpevolizzare e minacciare coloro che criticano oggi certe misure considerate liberticide e più in generale che dissentono da tematiche politicamente corrette o portano avanti ricerche e posizioni scomode.

Si tratta dell’argumentum ad baculum o fallacia del “bastone” che fa ricorso alla paura, alla minaccia e all’intimidazione.

Con questa fallacia l’interlocutore viene informato dietro velata minaccia che seguiranno spiacevoli conseguenze se non sarà d’accordo con quanto proposto.

 

Si sostituisce cioè una minaccia all’argomento.

 

Con questa tecnica si vuole imporre una tesi minacciando di ricorrere alla forza o esercitando una qualche forma di pressione sull’interlocutore. Essa è molto usata contro quei ricercatori e giornalisti indipendenti che si occupano appunto di tematiche scomode, che possono essere giudicate dai mastini del pensiero unico come “eretiche” e psicocriminali.

 

La possiamo, in estrema sintesi, considerare un ricorso alla paura e alla forza, una tattica dello spavento per intimidire l’avversario.

 

Il modo per disattivare questa fallacia e chi la utilizza è identificare la minaccia, enfatizzandone la completa irrilevanza relativamente alla verità o falsità dell’enunciato che si vuole sostenere.

Questa modalità, come ho ampiamente spiegato nel mio Fake news (Arianna editrice), rientra in quel tentativo di censurare l’opinione pubblica e in particolare il web, intraprendendo una caccia alle streghe contro presunte fake news e teorie alternative, controcorrenti.

Come spiegavo infatti in questo articolo, quando si vuole censurare una tematica scomoda o far penetrare nel tessuto sociale un’idea impensabile (avete presente la Finestra di Overton?), il Potere sguinzaglia i suoi psicopoliziotti applicando alcune regole ben precise che possiamo dividere in due macrofasi:

  1. la prima di pura censura violenta,
  2. la seconda di “riprogrammazione” dell’opinione pubblica in cui si convertono per gradi le masse all’idea dominante (anche se questa inizialmente era impensabile e inaccettabile).

Conoscere le tecniche che vengono utilizzare per manipolare l’opinione pubblica e silenziare il dissenso serve a immunizzarsi contro questi metodi e liberarsi da ansia e paura.