Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Iran: guardiamo la luna, lasciamo stare il dito

Iran: guardiamo la luna, lasciamo stare il dito

di Antonio Catalano - 09/10/2022

Iran: guardiamo la luna, lasciamo stare il dito

Fonte: Antonio Catalano

Giusto un anno fa nell’articolo pubblicato su “Foreign Affairs”, Daniel W. Drezner, docente alla Tuts University, criticava le amministrazioni Usa per utilizzare «le sanzioni come soluzione per quasi tutti i problemi di politica estera», arrivando a definire gli Stati Uniti d’America gli Stati Uniti delle Sanzioni. Molti Paesi sono stati costretti (dagli Usa) a rinunciare alla loro cooperazione con l’Iran. L’elenco delle sanzioni unilaterali imposte dagli Usa a nazioni invise è lungo, facilmente recuperabile in rete.
Oltre alle sanzioni gli Usa utilizzano ogni forma di pressione contro quei paesi recalcitranti, cioè non disposti a perdere la propria sovranità; e così, prima di arrivare ai veri e propri interventi armati (Jugoslavia, Afghanistan, Iraq, Libia, Siria…), gli Usa provano in tutti i modi a rovesciare i governi indocili con i cosiddetti regimi change (cambi di regime) o attraverso forme violente (vedi il Cile di Pinochet) o “pacifiche” (le cosiddette rivoluzioni colorate).
L’Iran è uno di quei paesi che maggiormente godono delle attenzioni americane: gli Usa infatti hanno imposto verso questo paese sanzioni economiche, commerciali, scientifiche e militari, più un embargo delle trattative e il divieto di vendere aeromobili e parti di ricambio alle compagnie iraniane. E ancor di più il rancore americano verso l’Iran è cresciuto da quando questo paese ha intrapreso buone relazioni con la Russia. Recentemente la visita in Russia del presidente iraniano Hassan Rouhani ha segnato il consolidamento della collaborazione tra le due nazioni: vi è convergenza di interessi in ambito commerciale, energetico, militare e degli investimenti. Convergenza confermata dal numero di importanti accordi bilaterali e “memorandum d’intesa” siglati durante la visita di Rouhani a Mosca. Per esempio, il Cremlino ha approvato una linea di credito da oltre due miliardi di dollari per la costruzione di infrastrutture in Iran che coinvolgeranno compagnie russe; vi sono poi in programma due reattori per una centrale nucleare iraniana già esistente e la realizzazione di altri due nuovi impianti, sempre con tecnologia russa. Nell’incontro a Mosca si è parlato anche di una possibile intesa su un’area di libero scambio tra l’Iran e l’Unione Economica Euroasiatica (EEU), promossa da Mosca, e che comprende anche Bielorussia, Kazakistan e Kirghizistan; e dell’accoglienza come membro effettivo dell’Iran nell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (SCO).
La recente morte di Masha Amini (che a quanto sembra è morta per ictus, non per percosse ricevute) ha dato la stura alla solita macchina propagandistica occidentale, guidata dagli Usa, di strumentalizzare una situazione con l’evidente finalità di creare tutti i presupposti di una rivoluzione colorata. Qui non si tratta di discutere del velo islamico (non il burqa) che le donne iraniane devono porre sul capo, le donne iraniane, se vogliono, hanno tutto il diritto di contestare questa imposizione; bensì di capire che tutta la messinscena che sta andando in onda sulle piazze (con la miserevole uscita a favore di telecamere della Boldrini che si taglia una ciocchetta di capelli) è completamente determinata dalla volontà americana di individuare nello stato iraniano il nuovo “stato canaglia” da colpire.

[Consiglio di ascoltare il documentato intervento di Fulvio Grimaldi sull’Iran, “Il punto sulle proteste”: https://www.youtube.com/watch?v=x1LWRPD3yy4]