L’AFD e il ministero della verità
di Constantin von Hoffmeister - 03/05/2025
Fonte: Giubbe rosse
Il giorno iniziò con un decreto. I governanti tedeschi – mascherati dallo sterile titolo di Ufficio per la Protezione della Costituzione – definirono l’AfD (Alternativa per la Germania) un’organizzazione estremista. La parola “estremista” non descriveva la violenza. Descriveva la differenza. I teleschermi brillavano: i volti annuivano a ritmo programmato. I fedelissimi del Partito dell’Establishment applaudivano. Gli addetti stampa festeggiavano. Un applauso provato per anni, eseguito a comando. Le persone che ricordavano i significati più antichi diventarono non-persone. Il pensiero, un tempo dominio privato, divenne un atto punibile. Pensiero sbagliato. In un mondo in cui la parola significava crimine, il pensiero stesso divenne il peccato più profondo.
L’annuncio del Ministero aveva un peso notevole: l’ultima pietra posata su anni di delegittimazione dell’opposizione. I sostenitori dell’AfD lo chiamarono per quello che era: escalation. Il passo logico successivo ora è chiaro. Etichettare. Criminalizzare. Sciogliere. Vietare. La visione del Partito dell’Establishment è rimasta intatta: la democrazia richiedeva l’eliminazione delle scelte democratiche. La crescente popolarità dell’AfD ha interrotto la coreografia. La gente ha votato nel modo sbagliato. Il Partito dell’Establishment aveva una risposta. Quando i voti si ribellano, dichiarate gli elettori pericolosi. Il futuro appartiene a chi obbedisce.
Nessuna violenza proveniva dall’AfD. Nessuna sovversione. Il suo crimine: il rifiuto. Il rifiuto di inchinarsi davanti alle icone sacre. La nuova trinità. Immigrazione di massa senza limiti. La negazione della verità biologica. L’obbedienza LGBTQ insegnata come vangelo. Il Ministero non ha indagato. Ha ridefinito. Il conservatorismo è diventato estremismo. L’orgoglio nazionale è diventato una patologia. Le parole hanno perso significato. Il significato è diventato quello determinato da chi detiene il potere. Amare la nazione o la famiglia è diventato un peccato antico in questa nuova fede. Il Ministero ha riscritto la moralità. Chi si opponeva alla fede è stato dichiarato malato. La loro cura: la cancellazione.
Le implicazioni rimbombarono come un tuono silenzioso. Se un partito, eletto democraticamente – e in testa nei sondaggi – poteva essere riclassificato come una minaccia, la democrazia stessa diventava un rituale svuotato di significato. Il Ministero non proteggeva la Costituzione. Proteggeva l’ideologia di coloro la cui presa non doveva mai allentarsi. La democrazia divenne una cerimonia in cui era consentita una sola risposta. L’obbedienza ribattezzata scelta. Il ricordo dell’alternativa svaniva.
“Estremismo” perse il suo significato. Divenne una maschera per qualsiasi pensiero al di fuori degli slogan consentiti. Per difendere i confini. Per proteggere i bambini. Per osservare che uomini e donne sono realtà biologiche. Queste, il Ministero le dichiarò eresie. La parola “estremista” funzionò come un randello. Il linguaggio era una gabbia. Il Ministero costruì quella gabbia e vi rinchiuse ogni dissenso. Il dibattito divenne obsoleto. La stigmatizzazione sostituì la discussione. Chi dissentì divenne una bestia in pelle umana.
Il patriottismo divenne l’ultima ribellione. Difendere la patria, resistere allo sradicamento, rifiutare il suicidio culturale: queste non erano più posizioni politiche. Erano tabù. La visione del Partito di una società senza radici, confini e tradizioni non lasciava spazio alla conservazione. Ricordare il passato era pericoloso. Desiderare un futuro era tradimento. Chi si aggrappava a una delle due cose diventava estremista per decreto. L’accusa rivelava più sugli accusatori che sugli accusati. I governanti spaventati condannavano ciò che temevano di più: la continuità.
La pulsione di morte di una civiltà. Immigrazione di massa senza remore. Distruzione dell’identità presentata come progresso. Questa era la nuova ortodossia. Chi opponeva resistenza diventava nemico della vita stessa. La parola preferita dal Ministero – estremista – era un incantesimo. Non descriveva. Annullava. I dissidenti non erano oppositori. Erano eretici. Le loro argomentazioni, per quanto razionali, venivano respinte senza risposta. Il linguaggio diventava un’arma. Chi ricordava diventava un bersaglio.
La nuova fede non richiedeva tolleranza, ma celebrazione. Non accettazione, ma obbedienza. Non rispetto, ma adorazione. Mettere in discussione significava profanare. Esitare significava tradire. I dissidenti divennero non-persone. Il crimine dell’AfD era la chiarezza. Esprimere i pensieri proibiti che milioni di persone tacevano. Dare un nome a ciò che non poteva essere nominato. Che una nazione dovesse avere confini. Che un popolo dovesse avere continuità. Che i bambini non dovessero essere coinvolti in esperimenti ideologici. Il Partito dell’Establishment chiamò questi pensieri violenza. La memoria stessa divenne estremismo. E l’estremismo fu punito senza pietà.
- Von Hoffmeister mente! La memoria è odio!
- L’obbedienza è pace! Il progresso è destino!
- I pensieri estremisti devono essere cancellati —
- La grande democrazia non può essere sostituita!
(I teleschermi lampeggiano: il suo volto si dissolve nell’elettricità statica)
di Constantin von Hoffmeister per Eurosiberia – Traduzione a cura di Old Hunter