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L'affluenza alle urne crolla, ma cresce dove l'alternativa è reale

di Riccardo Paccosi - 27/05/2025

L'affluenza alle urne crolla, ma cresce dove l'alternativa è reale

Fonte: Riccardo Paccosi

Il dato maggiormente rilevante nelle elezioni amministrative di ieri a Genova, Ravenna e altri comuni, riguarda il fatto che la città con l'affluenza maggiore - Genova - ha visto recarsi alle urne soltanto il 51% degli aventi diritto al voto.
Dunque, in quello che fino a vent'anni fa era uno dei paesi occidentali dall'affluenza più elevata, l'astensionismo di massa è divenuto un fatto cronico.
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Eppure, malgrado il fenomeno riguardi l'intero Occidente, in alcuni paesi si è verificata di recente una netta controtendenza:
a) in Germania, alle elezioni federali del 2025, è andato a votare l'84% degli elettori, ovvero il dato più alto d'affluenza dalla riunificazione tedesca a oggi;
b) in Francia, alle elezioni legislative del 2024, l'affluenza ha sfiorato il 70%, determinando così un aumento di venti punti percentuali rispetto alla consultazione precedente;
c) in Romania, alle elezioni presidenziali di quest'anno, il 65% degli aventi diritto ha segnato l'affluenza più alta di quel paese negli ultimi trent'anni.
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Ebbene, cos'hanno in comune questi tre esempi e cos'hanno di differente rispetto all'Italia?
Molto semplicemente Germania, Francia e Romania hanno in comune il fatto che le elezioni implichino una posta in gioco reale, ovvero la presenza sulla scheda di formazioni politiche indicanti la volontà di contrastare integralmente gli indirizzi totalitari, austeritari e guerrafondai dell'Unione Europea: Alternative fur Deutschland in Germania, Rassemblement National in Francia e Alleanza per l'Unità dei Romeni in Romania.  
Non ha alcuna importanza, in questa sede, analizzare le intrinseche aporie di formazioni che, come nel caso di AfD, pretendono di essere anti-sistema recando una visione neoliberista; né importa, qui e ora, lo stabilire quanto vi sia di sincero oppure di strumentale nei programmi di questo o quel partito: quello che conta, è che suddetti programmi enuncino intenti di contrapposizione frontale alla UE e, quindi, vengano percepiti dai cittadini come un'alternativa reale che funge altresì da stimolo per l'affluenza alle urne.
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In Italia, le istanze in favore della sovranità popolare e contro lo stato d'emergenza permanente, sono veicolate in maniera netta da micro-partiti che - per ragioni ampiamente analizzate da tanti commentatori - non riescono a sollevarsi da percentuali dello zerovirgola.
Poi, vi sono ben tre partiti di massa - M5S, FdI e Lega - che a più riprese hanno assunto alcuni dei contenuti sovranisti, ma sempre sussumendoli entro una prospettiva "riformista"; ovvero, queste formazioni agiscono come se fosse possibile trovare compromessi e mediazioni in quella dimensione eurofederale avente fatto sì che oggi i governi vadano avanti, per dirla con Mario Draghi, "col pilota automatico".
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In sintesi:
- Niente alternativa reale = diminuzione della partecipazione democratica.
- Presenza di alternativa reale (perlomeno a livello di dichiarazione d'intenti) = aumento della partecipazione democratica.
Per arrivarci non è che occorra aver vinto un Premio Nobel per le Scienze Sociali, eh...