L'autopilota
di Riccardo Paccosi - 31/12/2025

Fonte: Riccardo Paccosi
Il sito Giubbe Rosse ha nei giorni scorsi pubblicato un fondamentale articolo in tre parti del giornalista britannico James Delingpole, intitolato AUTOPILOTA.
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Ritengo si tratti della più documentata ed esaustiva analisi letta finora riguardo a quel processo globale facente sì che, nell'attuale fase storica, un'infrastruttura tecnologica si stia progressivamente sostituendo ai governi nazionali e finanche agli organismi sovranazionali.
L'infrastruttura in questione si pone al di sopra della struttura economica e statale in quanto stabilisce dei criteri di governance che fanno andare le cose per l'appunto col pilota automatico, senza che la politica - figuriamoci poi l'opinione pubblica - possa contestare, modificare o invertire alcunché.
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Di particolare importanza, è la connessione qui analizzata fra sistema bancario e credito sociale: qualsiasi pagamento, secondo i regolamenti internazionali che sono stati messi per iscritto, sempre più diventerà una questione di autorizzazione. Il sistema, cioè, osserverà automaticamente che il soggetto pagante risponda a determinati criteri tecnici di idoneità:
"L’utente ha superato la soglia mensile di emissioni di carbonio? Il commerciante è presente in un elenco di soggetti sanzionati? Il pagamento dello stimolo viene speso per categorie approvate entro il raggio consentito? Il risultato è in genere binario: superato o fallito. Se il motore restituisce un “fallito”, il denaro non si muove."
Chi ha entrate regolari, probabilmente non ha ancora potuto esperire questo genere di cambiamenti ma chi, come il sottoscritto, si relaziona da sempre con le banche a partire da una condizione economicamente precaria, negli ultimi dieci anni ha potuto toccare con mano limitazioni quali il non poter più possedere un libretto degli assegni e altro ancora. Il punto è che, se per ora suddette limitazioni sono soltanto "di classe", presto riguarderanno questioni di condotta trasversali alle fasce di reddito.
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A svolgere l'analisi sopra descritta, come dicevo, è il giornalista inglese James Delingpole, che si definisce un "conservatore libertario".
Tale definizione, ebbene, ci porta dritti all'insolubile problema ideologico di questa fase storica.
L'unica corrente di pensiero politico che appare oggi in grado di elaborare un pensiero critico riguardo ai cambiamenti infrastrutturali e conseguentemente strutturali in corso, è quella afferente a quel libertarismo di destra che, a livello elettorale, si riconosce in Trump, in Farage, nell'AfD e via dicendo.
Il problema è che - per ragioni di identità storica e ideologica per l'appunto di destra - tale corrente nega il ruolo del potere crescente delle corporation e a discapito della sfera pubblico-statale che sta rendendo possibile tale processo: in pratica la destra, pur denunciandone gli effetti, nega il neoliberismo come causa ed è anzi favorevole al dominio del mercato sulla società.
In sostanza, la destra odierna legge l'infrastruttura come fosse una leviatanica espressione statale e non - come invece è - un controllo di quest'ultima da parte delle grandi corporation private.
In altre parole ancora, di fronte allo Stato Minimo Tirannico che si sta materializzando davanti ai nostri occhi, la destra denuncia solo la valenza tirannica rifiutandosi di vedere come tale tirannide discenda dal venir meno del potere di regolazione pubblica - dunque discenda dall'affermarsi di uno stato minimo - e dalla conseguente assunzione di potere assoluto da parte dei soggetti privati.
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Se la destra opera una completa rimozione riguardo alla valenza neoliberista di quello che sta accadendo, la sinistra più semplicemente si muove in uno spazio idealistico-astratto del tutto esteriore alla realtà storica.
Lasciando da parte la sinistra liberale che sposa apertamente tutte le strategie di potere globale, infatti, va anche rilevato come anche la sinistra marxista abbia completamente abdicato all'analisi critica di questo nuovo capitalismo della sorveglianza e del credito sociale.
Il fatto che essa continui, per esempio, a continuare a sostenere l'immigrazione illimitata malgrado l'evidente collasso della coesione sociale che quest'ultima ha generato, è il segno più evidente del fatto che, da sinistra, non potrà mai più discendere una lettura puntuale della realtà, figuriamoci poi una proposta di cambiamento.
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Riuscirà nel 2026 a vedere la luce un nuovo pensiero autonomo, popolare, che sappia leggere criticamente la realtà in mutamento senza le astrazioni idealistiche proprie della sinistra e senza le fuorvianti rimozioni del liberismo proprie della destra?
La risposta a tale domanda credo risieda nell'impegno di ciascuna persona davvero disposta a sganciare gli ormeggi delle vecchie appartenenze e che, quindi, abbia il coraggio di spiegare le vele verso mari inesplorati.
