L’Europa sta andando per la sua strada
di Patrick Lawrence - 13/10/2020
Fonte: SakerItalia
Gli eventi della scorsa settimana dimostrano che il Vecchio Continente sta ristabilendo la sua indipendenza pre-1945 rispetto all’egemonia americana.
Chi verrà dopo di noi, guarderà indietro nel tempo e concluderà che noi abbiamo vissuto in un grande periodo. E’ vero, ovviamente, da tutti i punti di vista, e in cima a queste ragioni c’è la graduale ma ora evidente corrosione dell’alleanza trans-atlantica, la poliedrica istituzione con cui gli Stati Uniti hanno finora controllato l’Europa occidentale e affermato le proprie pretese di “leadership globale”.
Gli eventi della scorsa settimana mostrano chiaramente che gli Europei stanno comprendendo la necessità e la saggezza di seguire la propria strada: fare del Vecchio Continente il polo indipendente di potere che è stato per lungo tempo, ma non più dopo la vittoria del 1945. Alla fine, verrebbe da dire, possiamo fare meglio: alleluia! Finalmente! Viva l’Europa!
Noi (o chi di noi aspira ad un mondo senza egemonia, a un mondo in cui la pretesa dell’Occidente di essere superiore ai non-Occidentali passa alla storia) abbiamo aspettato molto a lungo.
E’ sempre difficile capire il tempo presente in termini storici, per la semplice ragione che viviamo al suo interno, e il percepire come il nostro periodo derivi dal passato e indichi il futuro, è possibile solo con uno sforzo cosciente. Facciamo questo sforzo. La verità di ogni dato momento risiede ben oltre la recinzione posta dai media mainstream per limitare la nostra capacità di capire gli eventi, e ciò che i mediocri analfabeti di Washington sono in grado di cogliere da soli.
Giovedì scorso la Danimarca ha dato il permesso [in inglese] di operare in acque danesi al consorzio di aziende che gestisce i gasdotti del Nord Stream 2. E’ una piccola notizia, un puntino, ma di grande importanza.

Il Segretario di Stato Mike Pompeo mentre fa osservazioni al Copenhagen Democracy Summit online, 19 giugno 2020 (State Department, Flickr)
Il controverso progetto, dal punto di vista geopolitico, che sta per essere completato, ogni anno trasporterà 55 miliardi di metri cubi di gas naturale russo passando sotto il Mar Baltico, destinato ai porti tedeschi, che quindi riforniranno gli altri mercati europei.
Un anno fa l’Agenzia per l’energia della Danimarca aveva approvato [in inglese] un percorso di 147 Km attraverso un breve tratto marino sulla piattaforma continentale danese. Ciò che è appena successo equivale ad una formalità.
E’ la tempistica del pacifico annuncio dei Danesi che importa. Recentemente Washington ha lanciato un’ultima e disperata campagna [in inglese] per far affondare il progetto, il cui pezzo forte è la ridicola farsa del presunto avvelenamento di Alexei Navalny, l’esibizionista e popolare – ma non così tanto – oppositore russo.
Lo scopo era quello di allontanare Berlino da Mosca, spingendo così la Cancelliera Angela Merkel ad abbandonare l’accordo del Nord Stream 2 in nome della buona e antiquata ostilità Est-Ovest.

Alexei Navalny, al centro, durante una protesta a Mosca, 2017. (Evgeny Feldman, CC BY-SA 4.0, Wikimedia Commons)
Ora, questo evidente inganno sembra essere fallito. La Merkel ha schivato rapidamente su tale questione, e due settimane fa ha comunicato [in inglese] che, come sosteneva da tempo, il Nord Stream 2 è un’iniziativa commerciale che non si presta ad una manipolazione geopolitica. E ora Copenhagen dà visibilmente il suo voto: in senso lato, è un voto contro Washington, un rifiuto di arruolarsi in una nuova Guerra Fredda proprio dove la prima si era interrotta. Previsione: ora seguirà il resto dell’Europa.
La chiarezza di Macron
Nessuno è stato più chiaro di Emmanuel Macron nel resistere all’insistenza di Washington sul fatto che l’Europa si dovesse di nuovo allineare contro i Rrrrrrrussi. Poco prima che i Danesi approvassero la rotta del Nord Stream 2, il presidente francese, nel suo discorso a Vilnius [in inglese], ha di nuovo rifiutato “un mondo bipolare” e ha affermato che l’Europa deve trovare la propria strada nelle relazioni con la Russia e la Cina.
“Noi, alcuni Paesi più di altri, abbiamo rinunciato alla nostra indipendenza strategica dipendendo dai sistemi d’arma americani.” – ha affermato Macron – “Non possiamo accettare di vivere in un mondo bipolare fatto dagli Stati Uniti e dalla Cina”.
Da notare il fatto che Macron abbia scelto la capitale lituana per fare queste affermazioni. Ed è ancora da notare che, il giorno dopo, abbia continuato a farne durante la visita a Riga, la capitale lettone: questa volta Macron ha detto che “noi siamo consapevoli della vostra posizione di vicinato ed è nello spirito di comprensione e trasparenza reciproca e di protezione della vostra sicurezza che abbiamo voluto contribuire a rilanciare un dialogo strategico con la Russia. Questo dialogo non nega alcuna parte delle nostre storie europee ma vuole guardare alla nostra storia e alla nostra geografia”.
Detto più semplicemente: in questo momento dobbiamo prendere posizione contro gli Stati Uniti perché è meglio andare d’accordo con la Russia piuttosto che il contrario, e questo comprende anche voi che prima eravate nella sfera sovietica.

Il Presidente russo Vladimir Putin, a sinistra, e il Presidente francese Emmanuel Marcron al summit formato Normandia, 9 dicembre 2019 (Presidenza della Russia)
Macron dice questa cosa almeno da quando ha ospitato il vertice del Gruppo dei 7 a Biarritz l’estate dello scorso anno, quando il presidente Donald Trump ha suggerito di riammettere la Russia e ricostituire il G8. Poco dopo, il Presidente francese aveva dichiarato ad un’assemblea di ambasciatori francesi [in inglese] a Parigi che “allontanare la Russia dall’Europa è un grave errore strategico. Noi stiamo vivendo la fine dell’egemonia occidentale”.
Da allora Macron ha detto in un’intervista al The Economist [in inglese]: “Ciò a cui stiamo assistendo è la morte cerebrale della NATO”.
Per come la leggo io, questa è l’Europa che parla con l’accento francese. Altri leader europei, in particolare la Merkel, hanno manifestato il loro scontento verso Macron, indicato come imprudente parvenu che parla a sproposito, e la cui grande visione dell’Europa in stile de-Gaulle considerano pomposa. Non ne sono convinto. Nelle altre capitali europee lo scontento verso Macron è dato soprattutto dall’invidia per il fatto che ha la faccia tosta giovanile (ha 42 anni) per esprimere esplicitamente ciò che gli altri pensano ma solo ora stanno trovando le palle per parlare, anche sottovoce.
Non dimentichiamoci la reazione dell’Europa [in inglese] quando Trump fece i suoi noti casini ai vertici G7 e NATO nel 2017, annunciando il ritiro degli Stati Uniti dall’accordo di Parigi sul clima e intimidendo gli Europei sui contributi NATO.
Gli Europei erano già nervosi per le sanzioni contro la Russia che il precedente presidente Barack Obama li aveva costretti ad adottare dopo la riannessione della Crimea da parte della Russia, in risposta al colpo di Stato alimentato dagli Stati Uniti in Ucraina. Il Corriere della Sera si chiedeva con ansia “L’Europa senza gli Stati Uniti?”.
La Merkel, sempre cauta atlantista, l’ha messa così: “I giorni recenti mi hanno dimostrato che sono in parte finiti i tempi in cui noi potevamo fare completo affidamento sugli altri”.

I leader G7 in gruppo per una foto, 25 agosto 2019, Biarritz, Francia. (White House/Shealah Craighead)
Ci sono molte ragioni adesso per disapprovare Macron, un neoliberista fino al midollo che raramente perde occasione per fare un giro di vite di austerity nel tentativo di smantellare ciò che resta della social-democrazia francese. Ma ha perfettamente ragione quando allude implicitamente a de Gaulle, che, nel nome dell’indipendenza europea, si ritirò dalla NATO nel 1966, e costrinse le truppe americane a lasciare il suolo francese.
Il Papa e Pompeo
Abbiamo, infine, l’eccezionale performance del Papa della settimana scorsa al Vaticano. Il Papa ha detto [in inglese] a chiare lettere a Mike Pompeo di compiere un atto d’amore verso se stesso quando il Segretario di Stato americano ha richiesto opportunisticamente un’udienza come parte della sua campagna per attirare il mondo nella sua paranoia sinofobica.
Non si può approvare più energicamente: non è poco disgustoso che un uomo, che suscita odio ovunque vada e che è responsabile della morte e della fame di milioni di persone, abbia la pretesa di comportarsi così mentre brandisce il Nuovo Testamento ogni volta che può, per dimostrare virtù.
Sabato, Francesco è andato proficuamente oltre, quando ha emanato un’enciclica che attacca tutto, dalla frode dell’economia “a cascata” a “questo dogma della fede neoliberista”, la disuguaglianza di reddito, i sistemi sanitari scandalosamente trascurati, élite sequestrate, e “gli effetti distruttivi dell’impero del denaro”.
Citando i primi insegnamenti cristiani, ha detto “Se ad una persona manca ciò che è necessario per vivere con dignità, è perché lo possiede un’altra persona”. L’enciclica di Francesco non ha fatto i nomi di nessuna nazione, ma non ne c’era bisogno. Tra di noi ci sono pochi innocenti ma alcune nazioni sono più colpevoli di altre.

“Questa enciclica è il contributo che offro per una riflessione continua, nella speranza che, di fronte ai tentativi dei nostri giorni di eliminare o ignorare gli altri, noi possiamo dimostrare di essere capaci a rispondere con una nuova visione di fraternità e amicizia sociale.”
Grande, Papa Francesco!
Il Vaticano ha poca influenza diretta nella politica europea ma non scordiamoci l’importanza morale dell’energica settimana di Francesco. Rifiutando il vergognoso Pompeo e attaccando strenuamente l’ethos economico sponsorizzato dagli Americani e prevalente in Occidente, lui rispecchia l’impazienza europea nei confronti degli Stati Uniti, sgombrando contemporaneamente il terreno affinché gli Europei siano indipendenti.
Nelle sue osservazioni della scorsa settimana a Riga, Macron ha parlato di geografia. Questo è un punto molto importante da considerare.
Il fianco orientale europeo confina con il fianco occidentale del non-Occidente. Condivide un continente che si estende da Shanghai a Lisbona. Dall’altra parte di un laghetto c’è il mondo islamico. Il tema di Macron era il destino: se l’Europa deve (ri)forgiare la sua stessa identità nel XXI secolo, sarà come lo spazio in cui si incontrano e coesistono Occidente e Non-Occidente attraverso una negoziazione giornaliera in una infinità di forme: politiche, diplomatiche, commerciali, culturali.
Perché gli Europei hanno impiegato così tanto a ritrovare la strada giusta e la voce? Perché, perché, perché ci si è chiesti per tanti anni con frustrazione.
La risposta migliore che ho avuto, me l’ha data Perry Anderson, il noto scrittore ed editore, durante un’intervista che gli ho fatto cinque anni fa (le due parti del nostro scambio sono disponibili a questo link [in inglese]).
Come osservava Anderson, gli ultimi Europei con una qualche esperienza di Europa indipendente, sono stati quelli che sono diventati maggiorenni e governavano prima della Seconda Guerra Mondiale. Era la generazione Churchill-de Gaulle. I leader post-bellici, a cominciare da Konrad Adenauer fino alla lunga serie di presidenti e primi ministri europei, non conoscevano altra condizione che la dipendenza da Washington. La Gran Bretagna ha scelto lo status di cagnolino dopo la debacle di Suez nel 1956.
I Britannici sono abbastanza contenti di continuare ad umiliarsi, per ragioni che non possiamo comprendere del tutto. Ma in Europa ora entra una generazione di leader che ha conosciuto poco della Guerra Fredda, proprio come i loro predecessori conoscevano poco di altro. Ed è proprio altrettanto positivo che quest’anno la Gran Bretagna sia formalmente uscita dall’Europa, poiché il Vecchio Continente sembra che “si stia svegliando”, gradualmente e ancora assonnato, ma proprio come Macron ha sollecitato.
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Articolo di Patrick Lawrence pubblicato su Consortium News il 6 ottobre 2020
Traduzione in italiano a cura di Elvia Politi per Saker Italia.