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La chiesa cattolica e l'ecologia

di Guido Dalla Casa - 22/10/2022

La chiesa cattolica e l'ecologia

Fonte: Arianna editrice

Premesse

  Fino alla metà del ventesimo secolo in molte scuole di impronta cattolica, come negli ambienti educativi per l’infanzia e l’adolescenza ispirati dalle direttive della Chiesa Romana, veniva insegnato ai bambini che gli animali non hanno l’anima, e che l’uomo è dotato di intelligenza mentre gli animali hanno soltanto l’istinto. Abbattere un albero, uccidere un animale o distruggere un ambiente naturale non erano considerati “peccati”. Non credo che l’insegnamento in tali ambienti sia continuato fino ad oggi con queste posizioni rigide e di una assurdità incredibile.

  Il distacco abissale, cioè di natura intrinseca e qualitativa, fra umani ed altri animali è oggi completamente insostenibile, alla luce degli studi di biologia, etologia e altre discipline, se si pensa anche che esistono oltre un centinaio di specie di fossili intermedi (es: Australopiteci, Pitecantropi, Neanderthal, e la nostra antenata Lucy), che non si saprebbe da che parte mettere se si volesse a tutti i costi ipotizzare un confine.

Un’alleanza

  Due o tre secoli fa ebbe inizio un’alleanza culturale e pratica fra due forme di pensiero lontane solo in apparenza: quella della Chiesa cattolica e quella derivante dal nascente industrialismo-sviluppismo, conseguenza di una scienza che considerava reale soltanto la materia. Entrambe erano notevolmente anti-ecologiste, e oggi insostenibili alla luce delle nuove conoscenze, come la Fisica Quantistica, l’Etologia, la Dinamica dei Sistemi Complessi, l’Ecopsicologia, gli studi sulla Mente animale e vegetale.

 L’alleanza riflette una netta separazione di competenze, derivante dal dualismo cartesiano: da una parte lo spirito, dall’altra la materia. Tutto questo nell’ambito della cultura occidentale, che oggi ha praticamente invaso tutto il mondo. Vediamo come procede l’evoluzione di questa alleanza negli ultimi decenni.

Evoluzioni recenti

   In Italia i movimenti ecologisti che si interessano dei principi filosofici (soprattutto quelli che seguono i principi dell’“Ecologia Profonda”, termine coniato nel 1972 dal filosofo norvegese Arne Naess) non sono molto conosciuti: tuttavia il Vaticano (nella persona di Joaquin Navarro-Vals) ha richiesto nel 2007 il testo in italiano del Manifesto per la Terra e lo ha poi commentato tramite un articolo pubblicato sul quotidiano La Repubblica. Si tratta di un segnale importante quale primo interessamento serio verso visioni diverse da quelle tradizionali. Per darne notizia, riportiamo qualche brano di un articolo di risposta dal titolo “L’Ecocentrismo di Mosquin e Rowe e l’antropocentrismo di J. Navarro Valls” di Paolo Scroccaro, rappresentante dell’Associazione Eco-Filosofica di Treviso (dal sito www.filosofiatv.org - Dal testo si deduce anche la sostanza del contenuto dell’articolo dell’esponente vaticano):

   J. Navarro-Valls, già portavoce del Vaticano, si è recentemente confrontato con l’ecologismo radicale di Mosquin e Rowe, e in particolare con il loro “Manifesto per la Terra”, da lui considerato una sintesi dell’ecosofia attuale. Il “Manifesto” è disponibile anche in lingua italiana ed è stato pubblicato in vari siti web (tra cui www.filosofiatv.org e www.ecospherics.net). L’intervento di Navarro-Valls, intitolato “La questione ecologica”, è stato pubblicato in prima pagina dal quotidiano La Repubblica del 14 maggio 2007, che così facendo ha avuto il merito di dare visibilità non solo al tema della devastazione ambientale (tutti i media sono ormai costretti a parlarne), ma soprattutto all’ecosofia quale possibile alternativa (e questo accade assai di rado).

   L’attenzione di Navarro-Valls per l’ecosofia è un segnale non da poco: egli avverte che, nel contesto odierno, essa potrebbe aspirare ad un ruolo importante, essendo in grado di proporre un paradigma globalmente alternativo a quello oggi predominante; ma arrivati a questo punto cruciale le strade di Navarro e della saggezza ecosofica si dividono, per una serie di motivi che meritano di essere richiamati e discussi. L'articolo di Navarro-Valls si sofferma sui seguenti temi:

a) il Manifesto per la Terra comporta una critica (eccessiva) all’Occidente moderno e   all’antropocentrismo che lo caratterizza;

b) il Manifesto per la Terra critica giustamente lo scientismo di derivazione cartesiana, responsabile di una concezione riduttivistica della natura, che ha aperto la via alla sua sfrenata manipolazione;

c) l’antropocentrismo e la tecnoscienza non vanno però demonizzati, perché in ultima analisi la natura è predisposta per essere utilizzata, data la superiorità del genere umano.

……………………..

  In relazione al punto b), Navarro condivide quanto sostenuto anche dall’ecologismo radicale, e cioè che la natura non può essere ridotta a semplice materia estesa e misurabile, come pretendevano filosofi e scienziati di formazione cartesiana: questa visione del mondo ha infatti aperto la via all’ipersfruttamento della natura e alla devastazione tecnologica. Occorre perciò riconsiderare la natura, oltrepassando il meccanicismo cartesiano ed accogliendo certe istanze dell’ecologia: perciò egli vede con favore quelle tendenze delle scienze contemporanee che vanno nella direzione di un superamento del meccanicismo.

   Queste premesse sono promettenti, ma non altrettanto si può dire del seguito: infatti, come già anticipato, Navarro-Valls propende per una rivisitazione dell’antropocentrismo, allo scopo di salvarlo con qualche leggera correzione, e questo ci dice l’enorme distanza che lo separa da qualsiasi prospettiva ecocentrica/ecosofica.

  Le riserve verso l’Ecosofia vengono manifestate in modo esplicito nella parte finale: Navarro si appella al grado di perfezione e intelligenza del genere umano (dandone per scontata la superiorità su tutti gli altri esseri), per sostenere che esso ha il compito di migliorare la natura, colmandone le carenze originarie tramite la scienza e la tecnica. In questo quadro, egli afferma apertamente che la natura è predisposta per essere utilizzata, e che vi è una specie di legge intrinseca che impone all’uomo di non limitarsi alla contemplazione, ma di usare la natura; anche in campo etico, egli ripropone la bontà dell’orizzonte antropocentrico.

   Il pensiero di Navarro-Valls non si discosta per nulla da quel tipo di pensiero che da vari secoli e con ostinazione sollecita l’assoggettamento e la trasformazione del mondo naturale da parte dell’uomo. L’iniezione di qualche accorgimento ecologista non sposta la direzione fondamentale di tale pensiero, ed anzi ha la funzione di rafforzarlo e legittimarlo per quanto possibile, considerando le gravi emergenze ecologiche del nostro tempo. Bisogna aggiungere che il punto di vista espresso da Navarro-Valls non appartiene solo al mondo cattolico: appartiene anche all’ambientalismo laico, il quale ricorre a categorie di pensiero identiche o simili a quelle di Navarro. …. Si ha così una copertura ideologica necessaria, che ormai gli sviluppisti di qualsiasi colore sono obbligati ad adottare, per tentare di far sopravvivere il cosiddetto “sviluppo sostenibile”. ……………

   Poco in comune con lo spirito dell’Ecosofia, che presenta queste caratteristiche di fondo:

- è ecocentrica (come sostengono Ted Mosquin e Stan Rowe nel loro Manifesto per la Terra),

- riconosce il valore intrinseco di ogni ente, umano e non-umano, vivente e non-vivente, per cui pratica per quanto può lo stile del “lasciar essere” (del non-agire taoista), dunque della contemplazione, limitando il raggio d’azione della tecnica;

- pratica l’etica della compassione cosmica, cioè del rispetto per tutti gli esseri, umani e non: questa è l’unica etica capace di apertura universale, mentre l’etica corrente riguarda soltanto l’umano, soprattutto nei Paesi di tradizione giudaico-cristiana-islamica;

- è collaborativa, non impositiva; prevede l’alleanza originaria tra uomo e natura, con l’attenzione per l’armonia tra tutte le componenti cosmiche, poiché ogni disarmonia è vista con preoccupazione, in quanto elemento perturbatore dell’ordine dell’universo.

- secondo l’Ecosofia, il mondo umano deve essere relazionato e orientato in modo ecocentrico. Ciò significa che i processi e i cicli della natura manifestano di per sé una saggezza di fondo, che può ispirare anche la buona condotta degli umani.

  Siamo a 15 anni fa, con un articolo su un quotidiano di grande diffusione da parte di un esponente cattolico, ma non ancora con il documento di un Papa.

  Vediamo le evoluzioni successive.

L’Enciclica Laudato Sì di Papa Francesco

  L’Enciclica “Laudato Sì” di Papa Francesco, del giugno 2015, è un documento della massima importanza sia per l’Autorità da cui proviene sia per le novità che contiene rispetto a tutto l’insegnamento passato della Chiesa Cattolica. Infatti San Francesco, cui chiaramente si ispira, è rimasto un’eccezione in tutta la storia della Chiesa: ci sono state in campo cattolico alcune altre voci simili, ma sono state pochissime e non così chiare. Non sono certamente mancate invece le affermazioni di stampo opposto, di estremo distacco o addirittura di demonizzazione del mondo naturale.

  Le novità principali:

-         Un implicito riconoscimento della differenza fra ecologia di superficie ed Ecologia profonda, con una ammissione della spiritualità della Natura;

-         Il riconoscimento, anche se parziale, del valore in sé degli altri esseri senzienti, almeno nel mondo animale (spesso vi sono inclusi anche gli ecosistemi e il mondo vegetale);

-         Alcuni importanti accenni a una visione sistemica-olistica di tutti i processi e all’interconnessione fra tutti i fenomeni e tutti gli esseri viventi;

-         Una decisa contrarietà al primato dell’economia e quindi ai fondamenti della civiltà industriale;

-         Il riconoscimento della necessità di passare a una decrescita dell’economia, almeno in gran parte del mondo. E’ usata esplicitamente la parola “decrescita”, demonizzata da tutto il mondo politico-economico-industriale-sindacale;

-         Una chiara e decisa esortazione a cessare l’estrazione e l’impiego dei combustibili fossili (carbone, petrolio, metano, visti come fonte di grossi guai).

   I punti negativi:

-         Avere negato ancora una volta la necessità di un immediato controllo delle nascite, ignorando le voci scientifiche anche interne alla Chiesa, mentre l’eccesso di popolazione umana è una causa gravissima della distruzione della Natura;

-         Avere conservato una posizione antropocentrica, anche se attenuata rispetto al passato della Chiesa: ha nominato la Terra come “la nostra casa”;

-         Avere esplicitato la contrarietà della Chiesa al biocentrismo, senza neppure nominare l’Ecocentrismo: Non è mai arrivato a citare il “Manifesto per la Terra” di Mosquin e Rowe (ecocentrico: anno 2004) mentre si è limitato ad accettare la “Carta della Terra” (L’Aja, 2000), di impostazione antropocentrica.

     Alcuni punti notevoli dell’Enciclica

 (8) Che gli esse­ri umani distruggano la diversità biologica nella creazione di Dio; che gli esseri umani compro­mettano l’integrità della Terra e contribuiscano al cambiamento climatico, spogliando la Terra delle sue foreste naturali o distruggendo le sue zone umide; che gli esseri umani inquinino le acque, il suolo, l’aria: tutti questi sono peccati  perché un crimine contro la natura è un crimine contro noi stessi e un peccato contro Dio.                                                                                         

  La Chiesa romana non aveva mai parlato esplicitamente di “peccato” quando si distrugge la natura o si danneggiano entità naturali.   

(33) Ma non basta pensare alle diverse specie solo come eventuali “risorse” sfruttabili, dimen­ticando che hanno un valore in sé stesse. Ogni anno scompaiono migliaia di specie vegetali e animali che non potremo più conoscere, che i nostri figli non potranno vedere, perse per sem­pre. La stragrande maggioranza si estingue per ragioni che hanno a che fare con qualche atti­vità umana. Per causa nostra, migliaia di specie non daranno gloria a Dio con la loro esistenza né potranno comunicarci il proprio messaggio. Non ne abbiamo il diritto.                                                                                                                 

  Si tratta di affermazioni già vicine all’Ecologia Profonda, anche se spesso fatte con riferimenti umani, ma nella direzione del riconoscimento di una dignità intrinseca a tutti gli esseri senzienti. Manca però un’esplicita condanna della caccia, che nei suoi aspetti attuali è chiaramente incompatibile con il valore intrinseco di tutti gli esseri senzienti. La difesa degli altri animali, sfruttati e torturati “per l’uomo”, è molto debole, anche se è già una novità positiva rispetto ai pareri espressi dalla Chiesa cattolica nei secoli passati, salvo poche eccezioni.                      

  Si legge infatti nell’Enciclica:

(130) Nella visione filosofica e teologica dell’es­sere umano e della creazione, che ho cercato di proporre, risulta chiaro che la persona umana, con la peculiarità della sua ragione e della sua scienza, non è un fattore esterno che debba essere total­mente escluso. Tuttavia, benché l’essere umano possa intervenire nel mondo vegetale e animale e servirsene quando è necessario alla sua vita, il Catechismo insegna che le sperimentazioni sugli animali sono legittime solo se «si mantengono in limiti ragionevoli e contribuiscono a curare o a salvare vite umane». Ricordo con fermezza che il potere umano ha dei limiti e che «è contrario alla dignità umana far soffrire inutilmente gli animali e disporre indiscriminatamente della loro vita». Qualsiasi uso e sperimentazione esige un religioso rispetto dell’integrità della creazione.

  Si tratta di una posizione ancora decisamente antropocentrica e di una difesa davvero troppo debole degli altri esseri senzienti.

  Di seguito leggiamo però affermazioni che denotano una buona visione ecosistemica, oltre che estetica-spirituale, del mondo naturale:

(34) Probabilmente ci turba venire a conoscen­za dell’estinzione di un mammifero o di un vola­tile, per la loro maggiore visibilità. Ma per il buon funzionamento degli ecosistemi sono necessari anche i funghi, le alghe, i vermi, i piccoli insetti, i rettili e l’innumerevole varietà di microorgani­smi. Alcune specie poco numerose, che di soli­to passano inosservate, giocano un ruolo critico fondamentale per stabilizzare l’equilibrio di un luogo. È vero che l’essere umano deve interveni­re quando un geosistema entra in uno stadio cri­tico, ma oggi il livello di intervento umano in una realtà così complessa come la natura è tale, che i costanti disastri causati dall’essere umano pro­vocano un suo nuovo intervento, in modo che l’attività umana diventa onnipresente, con tutti i rischi che questo comporta. Si viene a creare un circolo vizioso in cui l’intervento dell’essere umano per risolvere una difficoltà molte volte aggrava ulteriormente la situazione. Per esempio, molti uccelli e insetti che si estinguono a motivo dei pesticidi tossici creati dalla tecnologia, sono utili alla stessa agricoltura, e la loro scomparsa dovrà essere compensata con un altro interven­to tecnologico che probabilmente porterà nuovi effetti nocivi. Sono lodevoli e a volte ammirevoli gli sforzi di scienziati e tecnici che cercano di ri­solvere i problemi creati dall’essere umano. Ma osservando il mondo notiamo che questo livel­lo di intervento umano, spesso al servizio della finanza e del consumismo, in realtà fa sì che la Terra in cui viviamo diventi meno ricca e bella, sempre più limitata e grigia, mentre contempo­raneamente lo sviluppo della tecnologia e delle offerte di consumo continua ad avanzare senza limiti. In questo modo, sembra che ci illudiamo di poter sostituire una bellezza irripetibile e non recuperabile con un’altra creata da noi.

(41) Molte delle barriere coralline del mondo oggi sono sterili o sono in continuo de­clino: «Chi ha trasformato il meraviglioso mon­do marino in cimiteri subacquei spogliati di vita e di colore?». Questo fenomeno è dovuto in gran parte all’inquinamento che giunge al mare come risultato della deforestazione, delle monocolture agricole, dei rifiuti industriali e di metodi distrut­tivi di pesca, specialmente quelli che utilizzano il cianuro e la dinamite. È aggravato dall’aumento della temperatura degli oceani. Tutto questo ci aiuta a capire come qualunque azione sulla na­tura può avere conseguenze che non avvertiamo a prima vista, e che certe forme di sfruttamento delle risorse si ottengono a costo di un degrado che alla fine giunge fino in fondo agli oceani.

L’antropocentrismo

  Papa Francesco sembra rendersi ben conto della scala dei tempi, cioè del fatto che l’esistenza della nostra specie ha una durata di un millesimo dell’esistenza della Vita, ma mantiene l’idea che l’uomo sia “al centro”, non si capisce con quale logica. Si rende ben conto di come vive la Terra, della diversa scala delle velocità.

L’affermazione che segue costituisce una consapevolezza notevole:

(18) Benché il cambiamento faccia parte della dinamica dei sistemi complessi, la ve­locità che le azioni umane gli impongono oggi contrasta con la naturale lentezza dell’evoluzione biologica.

  Il capitolo secondo dell’Enciclica lascia molte perplessità, per i continui riferimenti biblici e perché vi è ribadito più volte un antropocentrismo simile a quello tradizionale della cultura giudaico-cristiana. Inoltre, come in molte parti dell’Enciclica, viene nominato spesso lo “sviluppo sostenibile”, indicando solo qualche volta e solo indirettamente che si tratta di una locuzione contradditoria. Spesso però viene evidenziata l’inutilità della cosiddetta “ecologia di superficie”, che può talvolta risultare addirittura dannosa.

  Qui troviamo qualche sacralità nel mondo naturale:

(233) L’universo si sviluppa in Dio, che lo riempie tutto. Quindi c’è un mistero da contemplare in una foglia, in un sentiero, nella rugiada, nel volto di un povero. L’ideale non è solo passare dall’esteriori­tà all’interiorità per scoprire l’azione di Dio nell’a­nima, ma anche arrivare a incontrarlo in tutte le cose.

  Rispetto a quell’articolo del 2007, Papa Francesco ha fatto indubbiamente molti passi avanti sulla via dell’Ecologia Profonda. Inoltre l’Autorità della fonte e la diffusione del messaggio sono di natura e peso ben diversi. Tuttavia Papa Francesco cita la Carta della Terra del 2000 (punto 207) ma mai il Manifesto del 2004. Condanna apertamente il biocentrismo (punto 118, decisamente negativo) e non nomina neppure la visione ecocentrica, anche se traspare qua e là l’accettazione di qualche idea ispirata all’ecocentrismo. Degli Autori “ecologisti” del mondo cattolico di tempi recenti, fa solo un brevissimo cenno a Teilhard de Chardin (punto 83), gesuita come lui e molto importante sul piano dottrinale per l’argomento in questione. E’ molto difficile trovare nel testo qualche cenno all’opera di Raimon Panikkar.

  Continua a chiamare “la nostra casa” un complesso di relazioni fra trenta milioni di esseri senzienti e lo stesso essere senziente complessivo, con tutte le manifestazioni mentali relative. Invece, secondo l’Ecologia Profonda:

L’esperimento dell’umanità, vecchio di diecimila anni, di adottare un modo di vita a spese della Natura e che ha il suo culmine nella globalizzazione economica, è fallito. La ragione prima di questo fallimento è che abbiamo messo l’importanza della nostra specie al di sopra di tutto il resto. Abbiamo erroneamente considerato la Terra, i suoi ecosistemi e la miriade delle sue parti organiche/inorganiche soltanto come nostre risorse, che hanno valore solo quando servono i nostri bisogni e i nostri desideri. E’ urgente un coraggioso cambiamento di attitudini e attività. Ci sono legioni di diagnosi e prescrizioni per rimettere in salute il rapporto fra l’umanità e la Terra, e qui noi vogliamo enfatizzare quella, forse visionaria, che sembra essenziale per il successo di tutte le altre. Una nuova visione del mondo basata sull’Ecosfera planetaria ci indica la via.      (dal Manifesto per la Terra di Mosquin e Rowe – anno 2004)

La fine del primato dell’economia e del tabù della crescita

  Dall’Enciclica si trae la netta sensazione che si voglia far finire la folle dittatura dell’economia, che sta distruggendo la Vita sulla Terra, o meglio la Vita della Terra. La crescita economica continua è vista come negativa anche moralmente e non solo valutata come impossibilità fisica. Qualche passo notevole:

(13) Desidero esprimere riconoscenza, incoraggiare e ringrazia­re tutti coloro che, nei più svariati settori dell’at­tività umana, stanno lavorando per garantire la protezione della casa che condividiamo.

 Molto bene, però chiama ancora “la casa che condividiamo” un Complesso di venti-trenta milioni di specie di esseri senzienti, con tutte le relazioni che li collegano, a tutti gli scambi di sostanze organiche/inorganiche e ai fenomeni mentali che vi si manifestano. Tuttavia l’allontanamento dall’industrialismo-sviluppismo è evidente:

(20)…A questo si aggiunge l’inquinamento che colpisce tutti, causato dal trasporto, dai fumi dell’indu­stria, dalle discariche di sostanze che contribu­iscono all’acidificazione del suolo e dell’acqua, da fertilizzanti, insetticidi, fungicidi, diserbanti e pesticidi tossici in generale. La tecnologia che, legata alla finanza, pretende di essere l’unica so­luzione dei problemi, di fatto non è in grado di vedere il mistero delle molteplici relazioni che esistono tra le cose, e per questo a volte risolve un problema creandone altri.

(21) C’è da considerare anche l’inquinamento prodotto dai rifiuti, compresi quelli pericolosi presenti in diversi ambienti. Si producono centi­naia di milioni di tonnellate di rifiuti l’anno, molti dei quali non biodegradabili: rifiuti domestici e commerciali, detriti di demolizioni, rifiuti clinici, elettronici o industriali, rifiuti altamente tossici e radioattivi. La Terra, nostra casa, sembra trasfor­marsi sempre più in un immenso deposito di im­mondizia. In molti luoghi del pianeta, gli anziani ricordano con nostalgia i paesaggi d’altri tempi, che ora appaiono sommersi da spazzatura.

(22) Questi problemi sono intimamente legati alla cultura dello scarto, che colpisce tanto gli es­seri umani esclusi quanto le cose che si trasfor­mano velocemente in spazzatura. .. Stentiamo a riconoscere che il funzionamento degli ecosistemi naturali è esemplare: le piante sintetizzano sostanze nutritive che alimentano gli erbivori; questi a loro volta alimentano i carnivo­ri, che forniscono importanti quantità di rifiuti organici, i quali danno luogo a una nuova gene­razione di vegetali. Al contrario, il sistema indu­striale, alla fine del ciclo di produzione e di con­sumo, non ha sviluppato la capacità di assorbire e riutilizzare rifiuti e scorie.

 (153) La qualità della vita nelle città è legata in larga parte ai trasporti, che sono spesso causa di grandi sofferenze per gli abitanti. Nelle città cir­colano molte automobili utilizzate da una o due persone, per cui il traffico diventa intenso, si alza il livello d’inquinamento, si consumano enormi quantità di energia non rinnovabile e diventa ne­cessaria la costruzione di più strade e parcheggi, che danneggiano il tessuto urbano.

(161) Le previsioni catastrofiche ormai non si possono più guardare con disprezzo e ironia. Po­tremmo lasciare alle prossime generazioni troppe macerie, deserti e sporcizia. Il ritmo di consumo, di spreco e di alterazione dell’ambiente ha supe­rato le possibilità del pianeta, in maniera tale che lo stile di vita attuale, essendo insostenibile, può sfociare solamente in catastrofi, come di fatto sta già avvenendo periodicamente in diverse regioni.

(184) La cultura consumistica, che dà priorità al breve termine e all’interesse pri­vato, può favorire pratiche troppo rapide o con­sentire l’occultamento dell’informazione.

(194) Affinché sorgano nuovi modelli di pro­gresso abbiamo bisogno di «cambiare il modello di sviluppo globale», la qual cosa implica riflet­tere responsabilmente «sul senso dell’economia e sulla sua finalità, per correggere le sue disfun­zioni e distorsioni». Non basta conciliare, in una via di mezzo, la cura per la natura con la ren­dita finanziaria, o la conservazione dell’ambiente con il progresso. Su questo tema le vie di mezzo sono solo un piccolo ritardo nel disastro. .. Il discorso della crescita sosteni­bile diventa spesso un diversivo e un mezzo di giustificazione che assorbe valori del discorso ecologista all’interno della logica della finanza e della tecnocrazia, e la responsabilità sociale e am­bientale delle imprese si riduce per lo più a una serie di azioni di marketing e di immagine.

        Il problema demografico

    Purtroppo nell’Enciclica non si trova alcuna novità sul problema demografico:

(50) Invece di risolvere i problemi dei poveri e pensare a un mondo diverso, alcuni si limitano a proporre una riduzione della natalità. Non man­cano pressioni internazionali sui Paesi in via di sviluppo che condizionano gli aiuti economici a determinate politiche di “salute riproduttiva”. Però, «se è vero che l’ineguale distribuzione della popolazione e delle risorse disponibili crea osta­coli allo sviluppo e ad un uso sostenibile dell’am­biente, va riconosciuto che la crescita demogra­fica è pienamente compatibile con uno sviluppo integrale e solidale». Incolpare l’incremento demografico e non il consumismo estremo e se­lettivo di alcuni, è un modo per non affrontare i problemi.

  L’affermazione: “.. va riconosciuto che la crescita demogra­fica è pienamente compatibile con uno sviluppo integrale e solidale” è gravissima e contrasta con gran parte dell’Enciclica e con i pareri degli stessi scienziati del Papa, anche se non sono stati mai evidenziati al grosso pubblico. Da un articolo di Orazio La Rocca pubblicato sul quotidiano “La Repubblica” dell’11 giugno 1994 (dal titolo: “Gli scienziati del Papa: Vanno frenate le nascite”):

«È ineludibile un contenimento globale delle nascite», afferma un documento pubblicato dalla Pontificia Accademia delle scienze. Nel testo, redatto da un gruppo di studiosi della prestigiosa istituzione, è scritto a chiare note che, in un futuro più o meno prossimo, per far fronte ai problemi legati al boom demografico è necessario attuare una seria politica di controllo delle nascite. Lo studio si spinge persino a suggerire alle coppie di mettere al mondo non più di due figli, senza insistere nel raccomandare esclusivamente i cosiddetti metodi contraccettivi naturali. «Emerge l'esigenza di un contenimento delle nascite per evitare, come accadrebbe rinunciando alla nostra responsabilità verso le generazioni future, l'insorgere di problemi che sarebbero insolubili.»  

  Ma poi c’è stato il niet di Papa Wojtyla. Purtroppo 30 anni sono passati invano.

  Anche molti anni prima, in occasione dell’Enciclica Humanae Vitae (1968) gli scienziati del Papa avevano vivamente consigliato l’approvazione di un controllo delle nascite, essendosi resi conto che la situazione sarebbe diventata ben presto insostenibile. E il numero di esseri umani sulla Terra era la metà di quello attuale! Paolo VI non tenne alcun conto dell’avvertimento.

Il problema energetico e climatico

  Papa Francesco prende una posizione decisa sul problema energetico e invita chiaramente a cessare l’estrazione e l’impiego dei combustibili fossili, optando per le fonti rinnovabili e il risparmio energetico. Come si deduce dai brani che seguono, si occupa anche del clima in generale e di alcuni dettagli del problema. Anche qui è evidente la sua distanza abissale dalle posizioni economiciste-industrialiste.

(23) Il clima è un bene comune, di tutti e per tutti. Esso, a livello globale, è un sistema com­plesso in relazione con molte condizioni essen­ziali per la vita umana. Esiste un consenso scien­tifico molto consistente che indica che siamo in presenza di un preoccupante riscaldamento del sistema climatico. Negli ultimi decenni, tale ri­scaldamento è stato accompagnato dal costan­te innalzamento del livello del mare, e inoltre è difficile non metterlo in relazione con l’aumento degli eventi meteorologici estremi, a prescindere dal fatto che non si possa attribuire una causa scientificamente determinabile ad ogni fenome­no particolare. …La concentrazione dei gas-serra nell’atmosfera impedisce che il calore dei raggi solari riflessi dalla terra si disperda nello spazio. Ciò viene potenziato specialmente dal modello di sviluppo basato sull’uso intensivo di combustibili fossili, che sta al centro del sistema energetico mondiale. Ha inciso anche l’aumento della pra­tica del cambiamento d’uso del suolo, principal­mente la deforestazione per finalità agricola. Molti di coloro che detengono più risorse e potere economico o politico sembrano con­centrarsi soprattutto nel mascherare i problemi o nasconderne i sintomi, cercando solo di ridurre alcuni impatti negativi dei cambiamenti climatici.

(55) ..È quello che succede, per fare solo un sempli­ce esempio, con il crescente aumento dell’uso e dell’intensità dei condizionatori d’aria: i mercati, cercando un profitto immediato, stimolano an­cora di più la domanda. Se qualcuno osservasse dall’esterno la società planetaria, si stupirebbe di fronte a un simile comportamento che a volte sembra suicida.

(165) Sappiamo che la tecnologia basata sui combustibili fossili, molto inquinanti – specie il carbone, ma anche il petrolio e, in misura mi­nore, il gas –, deve essere sostituita progressiva­mente e senza indugio. In attesa di un ampio svi­luppo delle energie rinnovabili, che dovrebbe già essere cominciato, è legittimo optare per il male minore o ricorrere a soluzioni transitorie.

Qualche passo successivo

 Oggi possiamo prendere atto che, se vogliamo vedere qualche organo di stampa con diffusione apprezzabile dove trovare articoli antisistema, dobbiamo cercare fra quotidiani di ispirazione cattolica, ad esempio “Avvenire”, dove abbiamo trovato in tempi recenti alcuni articoli decisamente di opposizione a tutto il mondo economicista-industrialista-sviluppista. Questo fatto può avere un significato importante se visto come svolta in periodi più lunghi, dato anche che in genere i giornali con una certa diffusione sono ormai asserviti al sistema industriale-tecnologico-economico.

  Fra gli scritti pubblicati su “Avvenire”, oltre a quelli sul clima e sui “limiti dello sviluppo”, cito in particolare un articolo contenente un’intervista al teologo cattolico nigeriano Orobator che, nel suo libro Confessioni di un animista parla di un “rinnovamento spirituale” che la religiosità africana può offrire al mondo intero, in particolare a quell’Occidente nel quale il progresso tecno-scientifico e la globalizzazione hanno quasi-annullato la spiritualità.

 Inoltre, in un recente articolo (di Daniele Zappalà) sul filosofo Bruno Latour si legge:

  “…gli «extra-moderni», i popoli periferici refrattari all’industrializzazione e che si candidano persino a diventare fonti d’ispirazione per tutti. Come dovrebbero esserlo tanti altri viventi, secondo Latour, a cominciare dalle scaltre termiti, capaci di fabbricarsi un habitat cooperativo probabilmente a prova di cambiamento climatico. A differenza dell’umanità che indugia, annaspa e pare comunque spiazzata dalla rapidità dei cambiamenti in corso.    …..

  Ne “La sfida di Gaia. Il Nuovo Regime climatico” (Meltemi), l’autore punta l’analisi su un’umanità che non può più osservare la Natura come una cornice stabile e separata dall’agire umano. …..In quest’ottica Latour ha promosso pure l’idea di dare rappresentatività politica ad entità non umane.”

Conclusioni

  Il materialismo lascia quasi sempre un vuoto nell’animo, un’angoscia e quindi un’esigenza da colmare: sia il panteismo ecologista sia il pensiero cattolico “nuovo” possono contribuire a colmare questo vuoto.

  Viene comunque da chiedersi se sia più materialista chi pensa a:

- un mondo fatto solo di materia inerte, al servizio di una sola specie “privilegiata” e dominato da un Essere ad esso esterno, una specie di Macchina con lo Spirito al di fuori (sottofondo della tradizione giudaico-cristiana-islamica);    oppure:

- un mondo animato, dove lo Spirito e la Mente sono onnipervadenti ed onnipresenti, in cui ogni entità naturale ha un profondo significato ed evidenzia lo spirito, la mente o l’Anima del mondo (Ecologia Profonda).

  E’ importante notare ancora che l’Enciclica Laudato Sì di Papa Francesco del 2015 va molto oltre le idee espresse da Navarro-Vals nel 2007: nell’Enciclica è contenuta una chiara condanna della crescita economica, dell’impiego dei combustibili fossili e dell’ideologia del profitto. La secolare alleanza con il mondo industrialista-sviluppista è scomparsa. Vi è inoltre una certa attenuazione dell’antropocentrismo tradizionale.

  Al termine della lettura dell’Enciclica, al di là dei riferimenti al Dio personale ed esterno al mondo e a diversi passi biblici, resta la netta impressione che non si tratta di una semplice raccomandazione ad adottare un’economia green e continuare tutto come prima.  Si ha invece l’impressione che Papa Francesco si renda perfettamente conto che bisogna gestire la fine della civiltà industriale sempre-crescente e il passaggio a una visione del mondo ben diversa. Si oppone decisamente al pensiero e all’azione degli industrialisti-sviluppisti, il cui paradigma è visto come causa di guai.

  Altro fatto di grande rilevanza: riconosce un valore “metafisico” agli altri esseri senzienti e talvolta anche a tutte le entità naturali, su cui fa anche notevoli considerazioni etiche, da cui erano di fatto rimaste escluse in tutto l’Occidente.

  Tuttavia il documento resta antropocentrico, l’uomo è ancora “diverso”, è un custode di tutti gli altri esseri e di tutto quello che lo circonda. L’antropocentrismo della Chiesa e di tutta la cultura occidentale ne risulta attenuato, ma è ancora ben presente; ma l’aspetto negativo più evidente è l’avere affermato esplicitamente che l’eccesso di popolazione umana non contribuisce alla disastrosa situazione della Terra, non avere riconosciuto che la mostruosa crescita demografica tuttora in atto (100 milioni in più ogni anno) è una delle cause prime dell’aggravarsi della situazione del Pianeta. Ha fatto qualche cenno alla necessità di ragionamenti sistemici-olistici nello studio di molti problemi globali, ma non ha citato i pochi studi seri sul numero di umani che la Terra può supportare in situazione vitale: il numero massimo ottenuto in questi studi, in funzione dell’alimentazione e dei consumi, oscilla attorno a 3-4 miliardi, e già oggi siamo 8 miliardi! Un dato semplice: Quando abbiamo iniziato ad estrarre e utilizzare i combustibili fossili, eravamo circa un miliardo.

  Negli anni successivi, abbiamo visto che in qualche articolo di sfondo cattolico si elogia l’animismo e quindi si accetta “lo spirito dell’albero”. Abbiamo visto anche Papa Francesco con le penne dei nativi americani sulla testa, e sentito parlare con toni molto positivi dell’Amazzonia, della foresta e delle culture umane che ci vivono. Sono fatti notevoli: che siano segnali che la Chiesa proseguirà nella direzione di un vero riconoscimento paritario delle altre culture e degli altri esseri senzienti? Le differenze sono in attenuazione, anche se mancano ancora passi importanti per arrivare ad una vera parità con le altre visioni del mondo:

-        Il riconoscimento che Gesù Cristo è stato un avatar, o un bodhisattva, e che ce ne sono stati altri;

-        La considerazione che l’Antico Testamento non è un “libro sacro”, ma l’epopea di un popolo (il popolo di Israele), più o meno come l’Iliade e l’Odissea per i Greci, senza voler esprimere alcun giudizio positivo o negativo;

-        Il riconoscimento che la Genesi è un mito delle origini che ha lo stesso valore dei miti dei Lakota, o dei Bororo, o delle culture orientali, o di quelle polinesiane, o altre.

  Il cammino è iniziato? C’è una speranza, ma purtroppo non abbiamo molto tempo…La Terra non aspetterà ancora a lungo, perché la civiltà industriale ne sta distruggendo i cicli vitali.