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La fuoriuscita degli Elkann dall'editoria italiana: perchè è prematuro festeggiare

di Riccardo Paccosi - 13/12/2025

La fuoriuscita degli Elkann dall'editoria italiana: perchè è prematuro festeggiare

Fonte: Riccardo Paccosi

La holding Exor, di proprietà dell'entità parassitaria Agnelli-Elkann, svende il gruppo Gedi in perdita costante e così, di fatto, abbandona il campo dell'editoria.
A rilevare il gruppo e le testate, è interessato l'imprenditore greco Theodore Kyriakou, molto vicino a Donald Trump.
Tutta l'operazione, infine, pare sia guidata da Matteo Renzi nel ruolo congeniale di mediatore tra affari e politica.
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La messa fuori gioco de La Stampa e soprattutto di Repubblica - come abbiamo scritto numerose volte io e altri negli ultimi anni - è prerequisito essenziale d'una rinascita dell'Italia e del ripristino della sua sovranità nazionale e popolare.
Proprio in ragione di questo, però, non penso sia il caso di stappare bottiglie e brindare per l'attuale dismissione di Gedi giacché in questa vicenda, al momento, di popolare e di nazionale non sussiste alcunché.
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I motivi per cui occorre rimanere sul chi vive ritengo siano i seguenti:
a) gli Elkann, una volta smantellata la produzione automobilistica in Italia, non hanno più un core business nel nostro paese e, quindi, neppure hanno bisogno di un house organ in lingua italiana per difendere i loro interessi;
b) la comprensione del ruolo avuto dall'editoria negli ultimi trent'anni di storia italiana, risulta nella società molto bassa: non è storicamente compreso, infatti, come e in che misura una testata come Repubblica abbia comandato a bacchetta DS e PD per tre decenni; ancora meno è compreso il ruolo di propaganda svolto dai media mainstream in favore delle privatizzazioni, delle "riforme" volte a sottrarre potere al Parlamento nonché dell'azzeramento della sovranità popolare e della Costituzione all'interno dell'assolutismo eurofederale; solo una parte di società, infine, è cosciente del fatto di come i media siano diventati un attore politico diretto, ovvero quello preposto alla criminalizzazione e alla repressione di tutte le forme di opposizione sociale non riconducibili ai partiti liberal-europeisti;
c) il trumpismo - seppure al momento non presentante dinamiche censorie paragonabili a quelle messe in campo di recente dall'asse globalista - è latore d'una visione parimenti oligopolistica: ovvero d'una visione in cui i media risultano comunque essere proprietà di specifici padroni e specifici interessi;
d) se da una parte il gruppo Gedi è stato negli ultimi decenni garante degli interessi sovranazionali e nemico mortale di quelli nazionali, dall'altra va rilevato che, nell'operazione di svendita ch'è in corso, stiamo osservando un gioco di potere sull'informazione italiana che non nasce all'interno del nostro paese, bensì che vede protagonisti ancora una volta dei poteri stranieri.
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Per tutte le ragioni dette, ritengo che si potrà brindare solo il giorno in cui verrà varata una legge capace di legittimare la presenza sul mercato esclusivamente di "editori puri", ovvero proprietà editoriali non collegate ad altri ambiti di business.
Questo al fine d'impedire il conflitto d'interessi derivante dal possesso degli organi d'informazione da parte delle oligarchie: una forza politica sovranista, ebbene, dovrebbe porre un disegno di legge siffatto in cima ai suoi indirizzi di programma.