La regina Liliana
di Martino Mora - 09/12/2024
Fonte: Martino Mora
Liliana Segre, l’oracolo di Delfi del nostro Paese, troneggiava ieri al centro del Palco Reale della Scala, per la Prima della verdiana Forza del Destino.
Nel posto riservato a teste coronate, capi dello Stato o (perlomeno) primi ministri, l’arzilla novantaquattrenne semplice senatrice, per quanto a vita, faceva bella mostra di sé. Liliana nuova Regina.
Alla sua sinistra, compiaciuto, il sindaco Sala con la sua concubina, figlia di un noto banchiere; a destra, altrettanto compiaciuto, il presidente del Senato La Russa, con la consorte. Si intravedeva a fatica, in seconda fila, la testa del presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, non una comparsa ma quasi (con tanti saluti simbolici al regionalismo).
Quest’immagine del Palco Reale - peraltro in occasione dell’evento culturale e mondano più importante dell’anno, a Milano e in Italia - ci dice da sola quasi tutto.
Ci dice della completa sottomissione simbolica della sinistra radical chic (Sala) e della destra ex fascista (La Russa) non tanto all’arzilla vecchietta Liliana Segre (che a me è umanamente simpatica: é coetanea dei miei defunti genitori e milanese come loro) ma a tutto ciò che ella simbolicamente incarna. Ovvero il pensiero unico politicamente corretto, prima di tutto. E poi, ovviamente, il sionismo.
La regalità simbolica della Segre è quella del pensiero unico e del sionismo. Non a caso era affiancata dalla rappresentante dell'onnipotenza del denaro: la figlia del banchiere, concubina alto borghese del sindaco, bionda ed eterea.
Liliana Segre è quindi il simbolo di tutto o quasi quello che nella”società aperta “è ormai impossibile criticare.
Il Corriere della Sera, tutto compiaciuto, sostiene che ad insistere nel dare questa centralità “regale “ alla Segre sia stato soprattutto il presidente del Senato, Ignazio La Russa (da notare anche l’omaggio al neofemminismo: donne al centro e uomini ai lati).
Sarebbe stato La Russa, prima di Sala, a volere l’incoronazione simbolica della Segre. Se così fosse, certo non me ne stupirei.
Coloro che continuano a pensare che questa destra sia migliore della sinistra prendono lucciole per lanterne. Certamente questa destra è meno ripugnante di chi vuole la legge Zan o lo Ius soli, ma “meno ripugnante” non significa affatto “migliore”. Anzi, può ingannarti meglio.
Nell’oligarchia attuale, ovvero nella plutocrazia liberale ultracapitalista, destra e sinistra sono dialetticamente unite. E’ l’unità inscindibile degli opposti, che in realtà si oppongono solo in apparenza, cioè nello spettacolo mediatico.
Dove comandano i plutocrati, questa destra liberalconservatrice atlantista e globalista deve vivere per mantenere in vita, nel grande spettacolo, anche l’attuale sinistra liberal nichilista, atlantista e globalista; e questa sinistra liberal nichilista atlantista e globalista deve vivere per mantenere in vita l’attuale destra liberalconservatrice, atlantista e globalista.
Se poi l’attuale destra dovesse pensare di uscire dal ruolo subalterno che ha convintamente accettato, ci sono sempre la Ue, la magistratura, e ovviamente i mercati finanziari, pronti a bastonarla duramente. Per la sinistra fucsia questo problema nemmeno si pone.
Insomma: se non ci fosse la Meloni non ci sarebbe la Schlein, se non ci fosse la Schlein non ci sarebbe la Meloni. Entrambe sempre ossequianti, come Sala e La Russa, alla nostra Regina. Sua maestà Liliana.