Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Leggere con equilibrio le manifestazioni in sostegno al popolo palestinese

Leggere con equilibrio le manifestazioni in sostegno al popolo palestinese

di Antonello Cresti - 04/10/2025

Leggere con equilibrio le manifestazioni in sostegno al popolo palestinese

Fonte: Antonello Cresti

In Italia, come spesso accade di fronte ad avvenimenti di forte impatto simbolico, l’opinione pubblica tende a dividersi in schieramenti contrapposti. È quindi utile provare a leggere con maggiore equilibrio le manifestazioni di ieri in sostegno al popolo palestinese, che hanno registrato una partecipazione tanto ampia quanto repentina.
La tempistica e la dimensione della mobilitazione, su una questione che da anni occupa la scena internazionale, suggeriscono anche una componente di opportunismo politico nei promotori: la protesta rischia di trasformarsi in uno strumento di contrapposizione indiretta al Governo, più che in un atto puramente solidale. I manifestanti, dal canto loro, pur animati in larga parte da sincera buona fede, riflettono un tratto tipico delle dinamiche collettive nella società contemporanea: ci si espone pubblicamente solo quando la legittimazione sociale è percepita come forte e i costi di stigma ridotti. Basti ricordare che nel 2023 chi scese in piazza per la Palestina venne spesso etichettato con categorie delegittimanti come “antisemita” o addirittura “fascista”.
In questo quadro, la reazione del Presidente del Consiglio, che ha liquidato la mobilitazione parlando di “weekend lungo”, appare non solo scomposta ma anche politicamente miope, così come appaiono superficiali le affermazioni di chi riduce la piazza a un gesto irrilevante, incapace di incidere sulle politiche genocidiarie israeliane. È vero che le manifestazioni non cambiano direttamente le strategie geopolitiche, ma la storia recente dimostra come i movimenti umanitari e civili abbiano spesso trovato nella piazza lo strumento decisivo per consolidare consenso e imprimere svolte politiche.
Non crediamo, dunque, purtroppo che da queste mobilitazioni possa emergere un rinnovato senso di orgoglio e dignità collettiva. Ma al tempo stesso sarebbe riduttivo trasformarle in un mero “tiro al bersaglio” politico: ciò significherebbe non solo svilire il significato di un fenomeno sociale rilevante, ma anche indirizzato verso un nemico che è anche il nostro.