Leone XIV: segni e simboli del passaggio dal papa argentino a Leone XIV
di Gianfranco de Turris - 16/05/2025
Fonte: Barbadillo
Chi crede ai segni e ai simboli e chi non ci crede affatto e li considera sciocchezze o superstizioni medievali. Chi ci crede si ricorderà di quelli veramente inquietanti che hanno preceduto e accompagnato il papato di Jorge Bergoglio, dal fulmine caduto sulla cupola di San Pietro alle colombe da lui lanciate dalla finestra dei palazzi apostolici e prese in volo e dilaniate dai gabbiani e infine dell’anomalia incredibile di due papi contemporaneamente al vertice della Chiesa che hanno convissuto per dieci anni con l’invenzione della qualifica del tutto inedita di “Papa emerito”. Tutto ciò, dimenticato dalla gente comune, parla invece ancora a chi non è superficiale, spiega tante cose dei dodici anni del papa argentino anche se non è questo il momento di ricordarlo ancora se non per far notare un qualcosa al contrario di simbolicamente positivo verificatosi durante l’attesa della conclusione del Conclave che ha eletto il nuovo Sommo Pontefice, e proprio con gli stessi “protagonisti”, quei gabbiani che hanno segnato negativamente l’esordio di Bergoglio. Il che, considerando che il gabbiano è uno dei simboli del Cristo, connota assai negativamente il pontificato di Francesco.
Infatti tutte le televisioni hanno inquadrato il comignolo da cui sarebbe uscita la fumata che ne avrebbe annunciato la elezione, con accanto una famigliola di gabbiani insieme al loro piccolo, segnalati dai giornalisti come dei veri protagonisti dell’attesa… questo, per chi crede nei simboli vale qualcosa e forse varrà anche in seguito. Staremo a vedere, ma sta di fatto che un animale veramente poco simpatico in assoluto come il gabbiano ha in questa occasione cambiato di valenza, da negativa a positiva, da uccello predatore a simpatica famigliola. Peraltro, 54 anni fa, nel 1970, un romanzo, Il gabbiano Jonathan Livingston di Richard Bach, già lo rese popolarissimo, malgrado la sua effettiva natura di predatore
Tutti si chiedono (e lo hanno fatto per giorni e giorni) che cosa ci si dovrà aspettare dal Papa Americano, dalla gente qualsiasi agli illustri commentatori televisivi: agostiniano, discepolo di uno dei più grandi Padri della Chiesa, matematico, quindi razionale, poliglotta, di famiglia di origine varia quasi addirittura con ascendenze italiane, piemontesi, dove il cognome Prevosto (prete) è assai comune, quasi tutti affascinati dalla demagogia di Bergoglio, di “un pastore che puzza di pecore”, ritengono che Papa Prevost (nomen omen) seguirà le sue orme, ma personalmente non lo penso. E poi si deve capire a cosa ci si riferisce con tali parole, e in che senso si devono intendere.
Il nome scelto
Si tengano presenti i suoi primi atti simbolici: il nome scelto che indica riferimenti alla direzione che darà al suo pontificato, riporta al Papa Leone XIII (ma forse anche a Leone Magno che fermò Attila) promulgatore della prima enciclica sociale della Chiesa cattolica, la Rerum Novarum del 15 maggio 1891, guarda caso (ma nulla avviene a caso…), per affermare che la Santa Sede deve occuparsi anche dei fatti nuovi che avvengono nel mondo profano, ma certo non per seguirli ma per gestirli, altrimenti si cadrebbe nella demagogia bergogliana. E il nome che un papa sceglie è sicuramente indicativo della via che intende percorrere. Si veda appunto Francesco che del poverello di Assisi si è però preoccupato solo degli aspetti pratici, concreti, e non di quelli spirituali che ha completamente ignorati.
I paramenti del pontefice
E poi si consideri come Papa Prevost si è presentato ai fedeli che lo attendevano: secondo le regole immemorabili della Chiesa Cattolica, cioè non vestito in maniera sciatta e approssimativa, solo in bianco, tanto per far vedere che lui a certe cose ci tiene, mentre il suo predecessore non ci teneva affatto e voleva fare proprio così, volutamente. E non si è presentato con un “Buonasera” da vecchio amicone che arriva da te, come se fosse uno qualsiasi giunto dalla “fine del mondo”, ma ha detto invece quello che un neo Sommo Pontefice doveva dire senza né arroganza né falsa modestia: “La pace sia con tutti voi”, ha affermato il pomeriggio di giovedì 8 maggio affacciandosi al balcone di San Pietro. Giorno in cui, nel mese mariano per eccellenza, si celebra la Festa della Mamma, ragion per cui Leone XV ha recitato l’Ave Maria.
La differenza con Bergoglio
Tra i due pontefici vi è una profonda differenza di stile. Leone si è rivestito di stola e di mozzetta, ha riaperto i palazzi apostolici e non alloggerà Santa Marta…. allo stesso tempo è “popolare”: nonostante i suoi 70 annui gioca a tennis, risponde alle battute della gente, è tifoso della Roma… C ‘è modo e modo di esserlo…
Gli agostiniani sono una cosa i gesuiti sono una cosa molto diversa e tutti si dimenticano sempre che Bergoglio era un gesuita e come tale si comportava, altrimenti nel dire colloquiale non si userebbe in certe occasioni il termine gesuitico o gesuitismo che vorrà pur dire qualcosa, no?
Certamente però non è possibile negare che Bergoglio sia stato il papa più popolare degli ultimi che si sono succeduti in Vaticano sul Soglio di Pietro, altrimenti non si capirebbe il perché decine di migliaia di persone si sono assiepate a Piazza San Pietro fino a tarda notte e sin dall’alba per andare a rendergli omaggio dopo la sua morte e poi a Santa Maria Maggiore dove ha voluto essere sepolto.
Però la parola non credo che sia quella giusta. Ritengo che si debba usare il termine demagogico, perché papa Francesco era esattamente questo, andava incontro ai desiderata dei fedeli. Sono state certo impressionanti, occorre riconoscerlo, le ali di folla che si sono assiepate lungo il percorso del carro funebre da San Pietro a Santa Maria Maggiore. Non credo che una cosa del genere si sia mai vista in tempi recenti.
Ma si deve ritenere tutto questo positivo? Ho qualche dubbio in merito. E tutti quelli che auspicano e vedono già Papa Prevost che segue questa direzione ritengo che si stiano sbagliando. Come ho fatto notare in precedenza il nuovo pontefice ha un atteggiamento del tutto diverso da quello di Bergoglio, è tutto quanto ha fatto sino ad ora, nel momento in cui scriviamo, che lo fa apparentare al predecessore, credo che sia un fraintendimento perché si comporta semplicemente come un papa che pensa ai suoi fedeli, non che dà loro corda, e la popolarità di un papa non dipende dalla quantità delle persone che si assiepano per vedere la sua bara in Vaticano. Ovvero può avere un senso in quello che René Guénon aveva definito il “Regno della Quantità”.
Il cambio di paradigma
Io credo che il Papa Americano ci riserverà delle sorprese, naturalmente non in maniera esagerata, non in forma demagogica, ripeto , considerando i due diversi nomi che si sono scelti e ci dicono tutto: Prevost è un papa che si interessa con cognizione di causa degli aspetti sociali come il suo predecessore numerico, ma per quanto riguarda la dottrina sembrerebbe proprio un conservatore, cosa che non fu affatto Bergoglio con tutti i danni che secondo me ha provocato alla Chiesa, indipendentemente dal numero delle persone che hanno fatto la fila per vedere il suo feretro e che si sono assiepate lungo la strada per vedere passare il carro funebre.
Accondiscendere ai fedeli è una cosa, restare nei limiti dei propri compiti è un’altra. Anche in Argentina Bergoglio si comportava in questo modo e ci si dovrebbe chiedere molto seriamente perché in dodici anni di pontificato non si sa mai, dico mai, recato nel suo Paese natale, né abbia ipotizzati di farlo: qualcuno si è chiesto qual è il vero motivo di questa ritrosia che sembrerebbe abbastanza paradossale, se non assurda? Non lo potremo mai sapere se non tra parecchio tempo, ma forse uno dei motivi perché il Conclave ha scelto proprio Prevost sarà in queste fondamentali differenze di un papa demagogico che andava in Cinquecento, si recava a comprare gli occhiali nei negozi del centro di Roma, e viveva a Santa Marta, pensando così di essere “vicino alla gente” e aveva – ritengo – sostanzialmente dimenticato la spiritualità. Piaceva tantissimo alla gente. Questo potrebbe essere un aspetto positivo per un politico di professione, non certo per un Sommo Pontefice che deve adottare la Via Mediana. Pur preoccupandosi della Via dello Spirito.