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Mettetevi l'anima in guerra

di Alessandro Cavazza - 21/11/2020

Mettetevi l'anima in guerra

Fonte: Il Paradigma

Appare evidente che il Sovranismo dovrebbe essere il collante minimo di qualsiasi opposizione alla deriva globalista e postumana.
Ma non essendo plausibile un fronte unitario in un paese di tradizione settaria come l’Italia cerchiamo di fare chiarezza su alcuni errori di prospettiva di un eventuale ipotesi sovranista da sinistra.
Ora, la contraddizione fondamentale del sovranismo di pseudo destra è che non sembra in grado di risolvere la contraddizione logica tra il pieno recupero delle funzioni regolatrici e anche censorie dello Stato e la sacralità riconosciuta al Mercato.
Ma dalla sinistra come sistema di valori, in caso di volenteroso desiderio di recupero della questione della sovranità nazionale cosa possiamo aspettarci.
Credo un errore logico non meno grave di quello della cosiddetta destra.
Chi attualmente sta cercando di riproporre il sovranismo da sinistra o verso sinistra o includendo una qualche forma di sinistra, eludere una questione fondamentale che è immanente al modello che ci affligge. Ovvero il materialismo unito a coazioni a ripetere poitico identitarie mutuate dal secolo scorso.
Nel passaggio in blocco delle vecchie sinistre al mercato è rimasta nei suoi tanti volenterosi orfani in buonafede che iniziano a guardare al sovranismo, una coscienza dissidente che tuttavia continua pervicacemente ad affermare in sé valori da un lato solo materialistici non contemplando nel proprio orizzonte la ipotesi di idee eterne e immateriali e il bisogno cogente di spiritualità. Ma non è di questo che voglio parlare. Piuttosto sembra che in condizioni nuove come quelle che stiamo vivendo possa essere sufficiente apportare solo modifiche formali alle contraddizioni passate senza però mai avere il coraggio di mutare prospettiva.
In questo senso, quando vediamo i movimenti sovranisti non liberisti che si stringono attorno alla costituzione del 1948, da un lato notiamo un giusto conservatorismo del concetto stesso di stato democratico di diritto che nell’Italia eversiva di oggi sembra diventato una opzione secondaria, da un altro lato mi sembra riconfermarsi un limite concettuale del sovranismo visto da sinistra che rimane essenzialmente quello di non avere compreso cosa debba davvero essere salvato dal naufragio delle ideologie del secolo scorso e soprattutto dal diluvio universale di venticinque anni di turbiliberismo apolide ed oggi tecnosanitario, mediatico e tecnologico che si sposa ad una competizione militare mondiale in ascesa.
Il problema di fondo è sostanzialmente quello che vede ormai da cento anni la sensibilità di sinistra refrattaria a volere accettare il dato reale in base al quale solo chi ha il ferro ha il pane e che il pacifismo gandhiano e la disubbidienza civile dovrebbero essere al limite una delle tattiche di lotta ma non un fine in sé stesso. Comprensibile da utilizzare finché si è in una condizione di minorità morale e mediatica ma è appunto tattica non strategia. Appellarsi la costituzione del 1948, e al suo ripudiare la guerra equivale ad istituzionalizzare la propria debolezza e a continuare a dare eccessiva importanza a questa vita. Chiedere di deviare risorse militari per la crisi pandemica rivela che il sovranismo di sinistra rischia di ripetere gli stessi errori di sempre ponendosi fuori dalla gestione di una delle funziomi più utili e fondative dello stato moderno e cioè il monopolio della violenza.
I diritti dei più deboli si possono difendere con tanti dispositivi ma anche col ferro o perlomeno avendo mezzi che rendano credibile esercitare minaccia del proprio utilizzo organizzato esattamente contro chi attenta alla sovranità di un paese. Anche e soprattutto al suo interno.
Siamo in un secolo ormai di ferro e di fuoco e ci sarà sempre meno tempo per fiaccolate e dignitose pose da vittima e tutti i gessetti colorati di questo mondo e le marce a mani alzate con posa da scudo umano non potranno purtroppo fronteggiare i mille modi in cui le sovranità vengono insidiate da potentati dai mezzi immensi e dalla moralità nulla.
Fingersi agnelli è corretto finché non si ha la forza di fare il balzo del lupo ma la idea di dotarsi di una forza legale, manifesta, riconosciuta che ipotizzi la esistenza del pericolo e anche della lotta dovrebbe essere un compito di qualsiasi sovranista. E se il sovranista fosse di sinistra costui non dovrebbe solo limitarsi ad affermare l’esistenza dei rapporti di forza ma dovrebbe dovrebbe insistere che questa forza fosse anche appannaggio del popolo.
Sovranismo è cercare ogni forma di autonomia e qualsiasi civiltà degna di questo nome ha posto mente e spirito tanto sulla pace quanto sulla guerra. E questa non è una opinione ma un duro dato di fatto della Storia che periodicamente, anche oggi, con le nostre lodevoli aspirazioni tende a lucidarsi gli anfibi o ad oliare i cingoli del proprio crudele incedere.
Ricadere nel pacifismo neutralista togliattiano oggi è totalmente ingiustificato come lo è rimanere attaccati al feticcio dell’Italia che ripudia la guerra quando tutto il mondo ben pochi sembrano ripudiare la servitù dell’Italia e dei popoli.
Così se negli anni 50 era evidente che lo scopo del Comunismo fosse quello di sottrarre degli alleati alla NATO oggi lo scopo del sovranismo dovrebbe essere sottrarre un suddito alla nato, alla UE e al globalismo. Aggiungerei anche dotare il popolo stesso del migliore antidoto alla paura che oggi ci schiaccia rendendoci tutti degli agenti volontari del totalitarsmo più crudele e sciocco che mia si sia visto. Bisogna pensare ad ogni giorno alla prospettiva della morte e ad un tempo accettarla e combatterla dentro di noi e fuori di noi. Collettivamente. Sapere di essere finiti e caduchi, ma anche e soprattutto eterni. Non si è del resto mai visto un popolo recuperare la sovranità solo con le lacrime del proprio vittimismo e non ricordo se fosse Avicenna o Averroè che sosteneva due regole fondamentali del vivere tra popoli:
La prima regola era che se qualcuno ha deciso di esserti nemico potrai fare ben poco per impedirglielo. L’altra è che la città assediata che si difende con valore ha pèiù possibilità di ricevere clemenza rispetto alla città che si arrende senza combattere.
Così, se a certe condizioni è pur vero che si può disarmare il nemico con la nonviolenza, è poi la minaccia della violenza che impedirà  a quel nemico temporaneamente sconfitto o arginato, di tornare alla carica più forte che mai.
Il problema del sovranismo di destra come quello di sinsitra di questo secolo, è il secolo scorso.