Ora siamo più che mai vicini a un effettivo terzo conflitto mondiale
di Jeffrey Sachs - 14/06/2025
Fonte: Il Fatto Quotidiano
Jeffrey Sachs, docente alla Columbia University, studioso di problemi internazionali ormai noto a livello mondiale, è alle Nazioni Unite ed è molto impegnato. “Sto entrando e uscendo da una serie di incontri molto serrati”, spiega al Fatto che lo ha contattato per chiedergli cosa pensa dell’attacco israeliano all’Iran e delle sue possibili conseguenze. Accetta di rispondere ad alcune rapide domande.
Israele dice di aver attaccato l’Iran per impedire lo sviluppo dell’atomica iraniana. È risaputo però che si tratta di laboratori ben protetti in bunker sotterranei. Qual è, dunque, a suo avviso, il vero obiettivo di Netanyahu?
Semplicemente quello che appare, il dominio in Medio Oriente, la risoluzione a proprio vantaggio dei tanti conflitti che vedono coinvolto Israele, e in questa strategia è compresa la fine della questione palestinese, nel senso di escludere definitivamente l’ipotesi di un loro Stato e di una loro autonomia politica.
Pensa che ci siano anche valutazioni di politica interna? Netanyahu è contestato e avrebbe dovuto prepararsi a una mozione di sfiducia.
Non credo ci siano questo tipo di valutazioni. Il piano di Netanyahu è noto da tempo, è trasparente ed è un piano trentennale, chiamato ‘Clean Break’, dal nome del documento politico preparato nel 1996 da un gruppo di studiosi guidato da Richard Perle. Un documento che prevede il dominio in Medio Oriente, l’utilizzo dei valori occidentali come schermo per agire e anche una sostanziale autonomizzazione dagli Stati Uniti. Non è dunque una questione di politica interna.
Pensa che l’attacco sia particolarmente duro per l’Iran, che quindi rappresenti uno smacco per il regime degli Ayatollah?
Sì, non c’è dubbio. Israele ha portato contro Teheran un serio attacco finalizzato a decapitare i vertici militari e a infliggere danni seri. Il Mossad si è infiltrato nella sicurezza iraniana, proprio come ha fatto recentemente in Russia lo Sbu ucraino. Ci sono curiose analogie tra i due attacchi.
Il presidente Usa, Donald Trump, aveva assicurato che non ci sarebbero stati attacchi e in qualche modo voleva trovare un terreno negoziale con l’Iran. Pensa che questo attacco rappresenti una sconfitta per l’iniziativa di Trump?
Non credo si tratti di una sconfitta per Trump semplicemente perché l’attacco è stato pensato insieme agli Stati Uniti al di là delle dichiarazioni formali. Si tratta di una iniziativa che è parte integrante dell’alleanza Usa-Israele e in questo senso credo sia stata strettamente coordinata.
Dopo gli attacchi notturni Israele ha continuato a sferrare colpi anche nella giornata di ieri: lei pensa che ci sarà un allargamento della guerra nell’area?
Sì, credo che Israele promuoverà una sorta di guerra eterna. Non può uccidere tutti gli arabi e gli iraniani, però ormai sogna di farlo o almeno di sottometterli.
A questo punto occorre pensare al peggio? Siamo più vicini a una guerra nucleare o addirittura alla terza guerra mondiale?
Sì, più vicini che mai. I nostri governi si comportano come bambini che giocano con i fiammiferi. E stanno appiccando un fuoco che non sarà facile spegnere.
a cura di Salvatore Cannavò