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Piano Usa per l’Ucraina: l’Europa così rinvia la fine. Ma l’esercito russo intanto avanza

di Maurizio Boni - 26/11/2025

Piano Usa per l’Ucraina: l’Europa così rinvia la fine. Ma l’esercito russo intanto avanza

Fonte: Il Fatto Quotidiano

L’ondata di reazioni del governo di Kiev, della maggior parte delle Capitali europee e del Congresso Usa alla divulgazione dei 28 punti del piano di pace, ha prodotto un drastico cambio di rotta dei negoziati per porre fine al conflitto russo ucraino. Infatti, il documento emerso a seguito degli incontri di Ginevra, ora articolato su 19 aspetti, riflette una base negoziale molto differente da quella che aveva ispirato la precedente versione. Vediamo, innanzitutto, che cosa è sparito. Le voci rimosse o fortemente attenuate figurano il riconoscimento formale della Crimea come territorio russo e la proposta di cedere ampie porzioni del Donbass (saranno oggetto di futuri negoziati); è sparito il limite posto al futuro esercito ucraino di 600.000 effettivi. Al riguardo, è bene ricordare che all’inizio della guerra russo-ucraina la consistenza dell’esercito di Kiev si attestava sulle 260.000/280.000 unità. A Istanbul nel 2022 i russi avevano posto il limite di 85.000. L’Ue vorrebbe elevare il limite a non meno di 800.000.
Altri punti sono stati trasformati in formule più vaghe o subordinati a strutture multilaterali. L’uso degli asset russi congelati, che nella bozza iniziale sembrava configurarsi come un prelievo diretto, è ora descritto come “utilizzo concordato” attraverso un fondo internazionale per la ricostruzione; la clausola sul rapporto con la Nato è passata da una proibizione netta a una formulazione temporale e negoziabile. Altri punti controversi quali la calendarizzazione esatta delle elezioni ucraine, i dettagli legali delle garanzie di sicurezza, sono stati demandati ai vertici politici (Zelensky-Trump-Putin) o a futuri negoziati multilaterali. Dunque, è evidente che gli accordi di Ginevra riflettono l’urgenza europea e, soprattutto, di Kiev di evitare un testo, dal loro punto di vista, inaccettabile e troppo sbilanciato a favore di Mosca. Tuttavia, Trump aveva inviato l’ultimatum a Zelensky sul precedente piano, e il presidente ucraino si era addirittura rivolto agli ucraini annunciando la drammaticità di una scelta dolorosa e imminente. Dunque, che cosa sta accadendo?
Alcuni commentatori Usa, favorevoli a riprendere il dialogo con Mosca, avevano evidenziato che senza il riconoscimento formale delle preoccupazioni di sicurezza della Russia non sarebbe stato possibile proseguire. Pertanto, secondo il loro punto di vista, il piano era stato redatto per depotenziare l’approccio dei neoconservatori e di chi vorrebbe un confronto senza fine con la Russia. Le prescrizioni dell’Ucraina fuori dalla Nato e del divieto di schieramento di truppe dell’Alleanza in territorio ucraino nonché il riconoscimento della Crimea e i territori conquistati come “de facto” appartenenti ai russi, avrebbero costituito la dimostrazione di questo riconoscimento. D’altro canto, le cronache riportano di un incontro animato a Kiev tra Dan Driscoll, Segretario dell’esercito Usa inviato di Trump per i negoziati e i (furiosi) rappresentanti Ue. In quel contesto, secondo indiscrezioni, Driscoll avrebbe evidenziato che la Russia sta vincendo la guerra, e che la prosecuzione del conflitto sta danneggiando le economie Ue e Usa. Pertanto, il piano costituiva l’unica opportunità per Europa e Stati Uniti di porre fine alle ostilità. Per questo motivo, uno degli europei avrebbe definito l’incontro “ripugnante”. Quindi, chi ha ragione Driscoll o il Segretario di Stato Marco Rubio, entusiasta dei progressi di Ginevra? Ma, soprattutto, quanto il presidente Usa è in grado di definire e guidare il processo negoziale?
In questo contesto, gli europei, che vogliono sedere al tavolo delle trattative ma si rifiutano di parlare con Mosca, non hanno mai proposto un proprio piano e hanno sposato la politica dei neoconservatori Usa: l’unica pace possibile è quella che segue la sconfitta della Russia ottenuta armando Kiev, combattendo fino all’ultimo ucraino ed escalando il conflitto con la Nato. La prospettiva dilatoria del testo di Ginevra riflette questa idea, allungando indefinitamente i tempi di una soluzione. Difficilmente i russi chiuderanno le porte perché una relazione, ancorché zoppicante con Washington rientra tra le loro priorità, ma se il tempo mantiene politicamente in vita i leader Ue e Zelensky, favorisce Mosca. In visita al fronte ucraino Putin ha affermato che “gli obiettivi dell’operazione militare speciale devono essere raggiunti senza compromessi”. Ipotesi che alla luce degli ultimi eventi diventa più realistica.