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Piccoli inquisitori crescono

di Franco Cardini - 07/03/2022

Piccoli inquisitori crescono

Fonte: Franco Cardini

Ha fatto un certo scalpore la notizia, per la verità malamente diffusa da alcuni media, secondo la quale due ricercatori italiani in un modo o nell’altro afferenti alla Columbia University di New York (Tanto nomini…) avrebbero condotto una ricerca scientifica sui “putiniani d’Italia”, edita all’interno di un volume miscellaneo, facendo nomi e cognomi. Tra gli indicati, ovviamente c’è Massimo Cacciari accanto il quale mi si è fatto l’onore di collocare anche il mio nome.
“Poi s’ariseppe”, sulle note di una celebre stornellata romana (nella fattispecie la Daje de tacco, daje de punta, quant’è bbona la sor’Assunta), che in realtà trattavasi della solita bufala. La Columbia University si è limitata a distribuire lo studio in questione, sull’evidente base di un accordo con l’editore ibidem a proposito del quale sospendo il giudizio in quanto per ora ne so poco. Il lavoro si presenta principalmente come una raccolta di nomi e di titoli di libri, saggi e articoli. Esile il commento critico: ad esempio, io sarei un “medievista”, uno “storico” noto per le sue posizioni denunziate come “putiniane” sulla base di un paio di articoletti. Un po’ poco, come apparato “disincantatorio-denunziatorio”, per uno che lavora e scrive da una settantina d’anni e che ha varie centinaia di pagine di titoli scientifici al suo attivo tra libri e saggi.
Il fatto è che l’esercitazione paraerudita in questione – la definisco così, ma potrebb’essere anche una ricerca fatta su commissione a scopo intimidatorio-ricattatorio – è stata presa molto sul serio (udite, udite!) da Gianni Riotta. Su ciò è intervenuto, con l’abituale arte di casellatore da bulldozer, Marco Travaglio su Il Fatto Quotidiano del 4 marzo scorso.
Quanto a me, che dire? Se le due persone che hanno steso il saggio propagandato da Riotta e svillaneggiato da Travaglio sono non già ricercatori bensì aspirati inquisitori, debbo dire – e qui una certa esperienza ce l’ho – che dovranno mangiar parecchia polvere di biblioteca e d’archivio prima di arrivare ai livelli di fray Tomàs de Torquemada o del Grande Inquisitore di Dostoevskij.
Quanto a me, povero untorello, non sarò certo io a spiantare il rigoglioso albero della NATO. Posso solo dire che la Sinusoide Inquisitoria mi tallona dappresso fin dal lontano 1960, e intensifica la sua azione secondo una sinusoide ventennale. Nel 1960, al tempo dei fatti di Genova, ero dirigente giovanile del MSI: immaginarsi come mi trovavo nella “rossa” facoltà di Lettere dell’Università di Firenze, dove peraltro mi sarei fatto carissimi amici il cui affetto ancor oggi perdura. Vent’anni dopo, a dirla con Dumas, ne feci un’altra: partecipai nel 1981 al convegno di Cison di Valmarina di alcuni ragazzacci tutti usciti o fuorusciti dal solito MSI (gente che si chiamava Marco Tarchi, Stenio Solinas, Monica Centanni e altri, che poi si sono fatti un nome…) di una semisedicente “Nuova Destra” che per la verità con la Destra aveva a che fare fino a un certo punto e che era fatta di estimatori di Alain de Benoist: mi piovvero addosso gli anatemi di tutto un gruppo di Grandi Saggi dell’intellighentzija di Sinistra che faceva capo al venerabile Norberto Bobbio. Dopo altri vent’anni, apriti cielo!, fra 2001 e 2003 stavo nello scellerato ambiente degli amici del mai più di adesso compianto Giulietto Chiesa e non solo avanzavo dubbi sulla versione ufficiale dei fatti dell’11 settembre 2001, ma ero fieramente contro l’intervento del criminale presidente Bush contro l’Iraq e le sue inesistenti “terribili armi di distruzione di massa”. Dopo tre ondate inquisitoriali a quasi perfettamente simmetrica distanza di un ventennio l’una dall’altra (eh, già, fosca magia dei ventennali!), moirevoilà segnato a dito come antiNATO (il che è verissimo) e filoputiniano (cosa della quale non sono del tutto convinto: ma ci penserò, perché vista la qualità di molti che ne dicono male qualcosa di buono vede pur avercela). Hanno detto ch’ero neofascista, neonazista, filomusulmano, adesso sono filorusso e quasi neosovietico. Proprio una gran brutta persona…