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Qualora crollassero gli USA dovremo rispondere alla domanda: chi siamo?

di Gennaro Scala - 14/10/2025

Qualora crollassero gli USA dovremo rispondere alla domanda: chi siamo?

Fonte: Gennaro Scala

“Se la Russia venisse sconfitta in Ucraina, la sottomissione europea agli americani si prolungherebbe per un secolo. Se, come credo, gli Stati Uniti verranno sconfitti, la Nato si disintegrerà e l’Europa sarà lasciata libera.”.
 Così sosteneva Emmanuel Todd  in un'intervista al Corriere di Bologna  in occasione della presentazione cittadina della traduzione del suo libro “La disfatta dell’Occidente”. Probabilmente si tratta di una voluta semplificazione, diciamo, sarebbe una condizione necessaria, ma non sufficiente. Il problema dell'identità è quello più difficile da affrontare, genera “ansia”. Ho notato che quando ho cercato di affrontare la discussione su questo mezzo vi è di solito un calo delle interazioni. Quanti affermano che siamo colonizzati dagli USA dicono indubbiamente il vero, ma è solo una parte del problema. Anche con uno sguardo sommario alla storia del secolo scorso appare che la “guerra dei trent'anni” è il crollo dell'intera civiltà europea. Sconfitte non sono solo la Germania e l'Italia, ma anche la Francia e l'Inghilterra che perde il suo impero coloniale. È stata una soluzione di comodo indicare la sola radice del male nel fascismo-nazismo. Basti tener presente che l'ideologia razziale nasce in Inghilterra, viene incubata in Francia e poi si sviluppa in Germania. L’ideologia razziale era una regressione barbarica che già attestava la frantumazione dell'idea di un'unità culturale europea. Una civiltà è sempre necessariamente l'unione di diverse “razze” (gruppi umani particolari) , mentre il razzismo (vedi in merito lo storico Andrea Giardina)  era assente nella civiltà romana, di cui il fascismo si proclamava erede, civiltà che nel bene e nel male è stata in piedi per svariati secoli, quasi due millenni se consideriamo l’“impero bizantino”.
Con la fine della seconda Guerra mondiale crolla la civiltà europea e la cultura europea scompare progressivamente nelle sue declinazioni nazionali e anche locali, specialmente in Italia che era caratteristica per la ricchezza delle culture locali, di cui ne è rimasto ben poco. Pasolini affermava si trattasse di un vero e proprio genocidio culturale. La cultura, forse sarebbe meglio dire le culture europee, vengono sostituite dalla cultura di massa dell'industria culturale statunitense. A scuola ci hanno fatto studiare Dante, Manzoni, Leopardi, Foscolo, ma il cuore batteva per i telefilm o il film della televisione. Siamo cresciuti e siamo stati formati mentalmente dalla cultura di massa principalmente di marca statunitense. Sarebbe consolatorio, e pure un po' puerile, pensare che la fine della cultura europea sia dovuta soprattutto alla malvagità e la capacità di manipolazione del potere statunitense, che pure lo caratterizzano. Essa è crollata soprattutto per le contraddizioni interne. 
Ora, se è da evitare l’“apocalittica” condanna integrale della cultura di massa, tipo scuola di Francoforte, constatando che la “cultura di massa" ha prodotto qualcosa di buono soprattutto, in Italia, quando  si è innestata nella nostra tradizione culturale. A titolo di esempio, pensiamo al capolavoro cinematografico di Comencini ispirato al capolavoro di Collodi, una fiaba ricchissima di simboli che affondano le radici lontane nella nostra storia culturale dalla cultura greca e romana, alla Bibbia, alla fiaba popolare. O alle colonne sonore di Ennio Morricone, radicate nella tradizione musicale italiana. Tuttavia, la cultura di massa è principalmente un ammasso di spazzatura, dove rovistando si può trovare qualcosa di buono e utile, è fatta di prodotti da consumare e poi buttare, spesso e volentieri stupidi, demenziali, aberranti. La produzione culturale è anche intrattenimento, ma quando questo diventa il suo scopo principale, quando diventa il modo in cui esseri umani in gabbia riempiono una vita vuota, deprivata delle normali delle normali relazioni sociali, essa diventa degradante. La cultura nelle sue diverse manifestazioni serve per definire il nostro essere al mondo, nella qualità di essere umani che partecipano al genere umano attraverso la propria cultura, la propria lingua e la proprie tradizioni. 
Qualora il predominio americano entrasse seriamente in crisi, apparirebbe in tutta la sua fragilità il modo di comodo in cui ci siamo consegnati all'egemonia culturale statunitense, e quanto la cultura di massa sia incapace di rispondere ai fondamentali bisogni umani. Lo testimonia già il devastante disordine morale e psichico delle nostre società.
Qualora crollassero gli USA dovremo rispondere alla domanda: chi siamo? 
Non sarà facile, ma potrebbe essere un nuovo inizio.