Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Russofobia

Russofobia

di Sebastiano Mallia - 02/03/2022

Russofobia

Fonte: Sebastiano Mallia

Mi preoccupa, e non poco moltissimo, lo état d'esprit che si sta respirando ovunque.
Un’ostilità preconcetta, feroce e determinata verso tutto ciò che è russo.
Impressiona l’automatismo scattato in pochissimi giorni sotto ogni aspetto: dal salto delle sponsorizzazioni sportive Gazprom, alla sola idea che Adidas revochi il contratto con le nazionali russe; saltate anche le collaborazioni scientifiche, sentivo oggi, a partire da quelle spaziali.
Quasi che non si aspettasse altro.
La Russia è entrata in guerra con l’Ucraina ma è come se il mondo intero, per il momento senza il solo apparato bellico umano, fosse entrato in guerra con la Russia. E dico ‘bellico umano’ perché, intanto, con una decisione sconcertante Germania e Italia già mandano armi, mentre Bulgaria e Polonia già offrono aerei agli ucraini che, per farli volare, non potrebbero che… farli partire dalle basi di quegli stessi Paesi.
Una circostanza che li … metterebbe in guerra con la Russia!
C’è una frenesia inquietante, eccitata da un’opinione pubblica che -probabilmente- è convinta che la guerra qui in Europa non ci toccherà neanche se ci spingiamo al punto di armare, appoggiandolo con strumenti di offesa e di distruzione, uno dei due contendenti.
Senza dire che -pur potendo tenere ferma una condanna dell’aggressione- lascia basiti l’improntitudine con la quale ci sottraiamo a dare un nostro contributo per il dialogo, soffiando sul fuoco senza però esprimere decisioni serie e precise, come sarebbe l’entrata nell’UE dell’Ucraina.
Che -anzi- l’Unione rifiuta apertamente per bocca della Ursula internazionale.
Assistiamo ad un doppio binario di ostilità: una marcata, implacabile e aperta, verso i russi che investe direttori d’orchestra e anche bambine bullizzate a scuola, un’altra obliqua, guardinga e sotterranea, che dietro le sanzioni, soffia sul fuoco e forse mira ad un obiettivo molto pericoloso.
Che, cioè, a Mosca un eventuale impantanamento delle truppe dello zar davanti a Kiev o Dnepr accenda la voglia di sovvertire l’ordine costituito a Mosca, magari eliminando fisicamente il ‘tiranno’.
Una pia illusione, oltre che inutile.
La successione di Vladimir Putin vede infatti da anni due soggetti ben precisi in prima fila:  Ramzan Akhmatovič Kadyrov, il leader ceceno i cui battaglioni sono pronti da giorni a partire per Kiev da Groznyj e il Minsitro della Difesa, Sergej Kužugetovič Šojgu, il tuvano che di recente ha manifestato l’opportunità di insediare basi russe anche a Cuba e in Venezuela…
E, comunque, questo stato di spirito (oltre che fornire una copertura alle decisioni di un potere che appare muovere le sue pedine su piani bellici asimmetrici, come quelli economici e mediatici) è pericolosissimo in un altro senso: quello metastorico.
Perché -nell’abbandono a sé stesso in cui versa l’uomo contemporaneo- il formarsi di una ‘volontà collettiva’ di tale fatta è sempre stato e sarà sempre il preludio per un approdo ai conseguenti fatti per ‘chi può’ (cioè, per chi detiene il potere).
La Prima Guerra mondiale partì perché un ‘apparato’ ben preciso (che scattò automaticamente, per una piccola spinta, ma che si stava preparando e oliando da tempo) si innestò nei furori nazionalisti che investivano l’Europa del tempo: furori che crearono quell’humus, ‘quella volontà collettiva’, appunto, che alimentò e fece precipitare la conflittualità.
Stiamoci attenti, insomma, con il ‘tifo’: non sia mai qualcuno dovesse davvero prenderlo sul serio, sarebbe troppo tardi tornare indietro.