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Sinistra, destra e uomini monouso

di Alessandro Guardamagna - 31/07/2020

Sinistra, destra e uomini monouso

Fonte: Comedonchisciotte

A livello politico è ormai evidente da decenni che la cosiddetta sinistra istituzionale ha volutamente abbandonato i popoli e i poveri per allearsi con i neoliberisti, eredi dei grandi capitalisti che della sinistra sono sempre stati il nemico storico ed ideologico per eccellenza. Agli interessi di costoro ha finito per prestare le sue forze intellettuali ed azioni politiche, appoggiandone la sfrenata avidità finanziaria e l’universalismo proprietario globale. Al contempo ha fomentato ogni minoranza in una sconvolgente e frenetica riaffermazione di identità che va ricercata e protetta in una sorta di cosmopolitismo globale mirante a fare di ciascuno di noi un cittadino del mondo. L’esito di questa processo, condito dalla revisione di una storia di cui vi è poca o punta consapevolezza, può portare solo alla disgregazione della civiltà che in Occidente si è sviluppata negli ultimi 2.500 anni.
Se l’interesse della sinistra a servire il grande capitale dietro il paravento dei diritti per tutti è palese, vi è anche una destra che si è prestata a seguire lo stesso trend. Anche a destra è infatti emersa una volontà di dominare popolazioni e singoli finendo per privarli delle proprie identità. Questo si è sostanziato nel tentativo di indirizzarne non solo i comportamenti a livello sociale, ma anche consumi ed idee al punto da omologarli, operazione necessaria in una società del mercato globale che ha bisogno di dominare i consumatori standard su larga scala.
Evidentemente l’elemento naturale e punto di riferimento di questa destra è sempre l’economia neoliberista, la finanza, il denaro, valore ultimo che cozza contro un background ideologico e culturale fatto di ben altri valori quali libertà, patria e famiglia di cui la destra in senso più ampio è stata tradizionalmente portatrice. Tale destra ha finito comunque per diventare spesso minoranza che rincorre la sinistra, si difende come può e alla fine accetta, per debolezza forse, le idee dell’altra parte dimostrandosi incapace di far valere le proprie.
Vi sono ampi esempi della trasformazione della destra e del suo appiattimento sulle posizioni della sinistra. Limitandosi all’Italia recente una semplice dimostrazione di questo stato di cose è fornito proprio da Forza Italia, partito che 25 anni fa guidò la destra al governo. Ora esso è il più strenuo sostenitore dell’accettazione dei prestiti del MES, e in tale scelta si salda al suo opposto, il Partito Democratico difensore di interessi della finanza globale. Come può consapevolmente dichiararsi paladino dell’integrità’ dell’Italia un partito che porta avanti scelte che favoriscono la distruzione della sovranità nazionale ed economica di quello stato che dovrebbe proteggere?
Alcuni ritengono che tali scenari siano la conferma della riduzione della politica ad una sorta di squallido role playing fatto di accordi sottobanco che si presenta all’esterno con la maschera dello scontro ad uso e consumo degli sprovveduti, numerosissimi in entrambi gli schieramenti. In altre parole si tratterebbe della riproposizione su vasta e capillare scala del teatrino fra maggioranza ed opposizione inscenato per anni dal comune di Milano negli anni ’80 e primi anni ’90 e venuto alla luce con Tangentopoli. Come ricordava il magistrato Piercamillo Davigo all’epoca dell’inchiesta, di giorno nelle sale consiliari si consumava lo scontro tra presunti acerrimi nemici che di notte si mettevano invece d’accordo per spartirsi appalti miliardari. Altro non c’era.

Stupisce piuttosto che nessuno faccia osservare criticamente che da un punto di vista strettamente liberale il mercato per essere tale deve non solo essere aperto, ma esserlo non esclusivamente in uscita come quello contemporaneo che tende a tritare e ad espellere i resti dei piccoli e medi risparmiatori, rappresentanti di quel ceto medio su cui si è formato lo stato democratico occidentale a partire dall’antica Grecia. Questi invece spariscono e il campo d’azione è totalmente dominato da poche multinazionali organizzate in cartelli. In questo l’intero pianeta è controllato da modo alcune decine di giganti finanziari attraverso ibridazioni azionarie.
E la destra politica di fronte a tale obbrobrio non batte ciglio e si è limitata per anni ad accettare lietamente e passivamente il mercato che si regola da sé nella sua “spontanea bellezza”, che richiama lo sterile gaudio di Monti nel celebrare “i conti in ordine” che garantiscono i privilegi di alcune schiere di burocrati, banksters e politici e il precariato esistenziale di centinaia di milioni di esseri umani nella civilissima Europa contemporanea, dove i trattati si applicano oppure no a seconda di chi ci guadagna.
Questo quadro, ingiusto di per sé, va peggiorando drasticamente nel momento in cui la civiltà in cui siamo vissuti viene ripetutamente colpita da una volontà di distruzione i cui mandanti non sono “intellettuali” di sinistra che hanno messo radici generazionali su cattedre universitarie e redazioni di giornali, o le schiere dei BLM ed i loro emuli europei abbattitori di statue, semplice manovalanza dei grandi neoliberisti possessori-oligarchici. Sono questi ultimi a volerci ridurre a quattro zampe. Il processo non è nuovo, perché già Marx spiegava come il singolo si trovava condizionato da due grandi sistemi nella società moderna tesi a privarlo di identità e a ridurlo all’obbedienza imposta dalla disciplina: la fabbrica e l’esercito, entrambi operanti per garantire in pace e in guerra i profitti di coloro che detenevano il controllo dei mezzi di produzione. Solo che nell’800 e per buona parte del ‘900 la produzione dava qualche vantaggio materiale, seppur minimo, anche al lavoratore sfruttato, e non ne metteva in discussione la sfera esistenziale o la cultura nella quale era cresciuto. Ora invece chi controlla il mercato produce l’effimero e lo fa generando il chaos globale presentandolo come affermazione di diritti cosmetici, il che fa comprendere che la situazione per i più poveri è molto peggiore di quella studiata e sperimentata da Marx.
In realtà destra e sinistra si ritrovano entrambe nell’errore. Quello della sinistra è il ripetersi, forse per convincersi e darsi credibilità all’esterno, di difendere i diritti umani. Ora difende quelli dei migranti che, di volta in volta in fuga da regimi oppressivi o da emergenze sanitarie, sarebbero alla ricerca di libertà e felicità. Ma per più di 30 anni la stessa sinistra ha bollato come traditori e nemici del popolo coloro che dalla Germania Est cercavano la libertà nell’ovest tentando di superare il Muro di Berlino per raggiungere quella liberta che non conoscevano. Posto che le istanze erano le stesse, sfugge alla ragione il motivo per il quale fosse giusto incarcerare e sparare agli europei dell’est traditori e ora sia giusto accogliere a braccia aperte mediorientali ed africani.Tale perenne contraddizione nel caleidoscopico mondo della sinistra non merita probabilmente ulteriore approfondimento.
La credenza peggiore di tutte per una certa destra è stata invece la convinzione di essere la vincitrice della storia in seguito alla caduta del comunismo, e quindi dell’ideologia marxista che lo sosteneva. Questo pensiero di comodo iniziò una trentina di anni fa e si manifestava nei dibattiti dove Fini, De Michelis, La Malfa junior e Sgarbi schernivano i rappresentanti della camaleontica sinistra perché “il Muro” gli era caduto in testa, come se la cosa dovesse sigillarne la definiva scomparsa politica, cosa ben lontana dall’accaduto. Naturalmente è falso, perché il marxismo (qui sarebbe meglio dire la sua versione narrativa fatta ad uso e consumo di chi di marxismo capiva poco) ha fallito sul terreno economico, ma ha da tempo trionfato– con l’approvazione degli oligarchi neoliberisti – sul piano dei costumi. Ha potuto distruggere l’autorità, destrutturare culturalmente e giuridicamente la famiglia, screditare la libera iniziativa ed il libero pensiero, tacciando la prima di individualismo estremo e quindi malvagio, ed etichettando il secondo come fascista e razzista. Tutto questo è andato a vantaggio delle cricche neoliberiste, che hanno riprodotto la contrapposizione storica servo-padrone aumentando i diritti soggettivi di facciata e svuotando progressivamente i diritti sociali sostanziali, come quello alla salute, all’istruzione e al lavoro.
Dietro l’etichetta del “politicamente corretto” con cui ha trasformato l’immagine della società, ora la sinistra costumista è entrata nella fase proibizionista e con essa la storia sembra arrivare a un nuovo punto di svolta dove si dichiara lo Stop alle libertà concrete e al libero pensiero. Deve imperare l’unico-globalista, che prolifera sotto lo scudo protettivo ed onnicomprensivo dell’antirazzismo forzato e forsennato. La destra del capitale al contempo guarda interessata e alza le spalle: che importa se la società si trasforma in un calderone di bianchi, neri, gialli o meticci senza diritti autentici? L’unica cosa essenziale è che le masse abbiano il dovere di consumare e non si ribellino al diktat autorizzato e dato in appalto alla sinistra costumista. Si sostituisce la storia con l’isteria e i fatti con gli slogan? Tanto meglio, perché generazioni di ignoranti manipolati finiscono solo per rafforzare il tallone di ferro del potere.
Se a ciò si aggiunge il monopolio delle tecnologie legate al controllo sociale, ecco che il processo di smantellamento dello Stato di Diritto non è più il frutto di fumose teorie del complotto, ma diventa una realtà che abbiamo sotto i nostri occhi e che ancora ci rifiutiamo di vedere anche quando un premier che nessuno ha eletto come Conte non convoca il Parlamento, non si confronta con l’opposizione, ma fa fare tutto a dei superconsulenti esterni sul cui operato va poi a relazionare gli stati generali d’Europa, dai quali l’Italia riceve infine un’elemosina ad interessi da usura mafiosa. E questo scempio comportamentale e politico viene celebrato come grande prova di abilità diplomatica e visto come un “successo epocale” dalla quasi totalità dei mezzi d’informazione?! Ad una mente razionale il tutto farebbe capire che il nemico non è alle porte, ma direttamente al potere e il tempo di svegliarsi è arrivato da un pezzo.
I guardiani del politicamente corretto ora ci chiedono di inginocchiarci per onorare la memoria di martiri virtuali, di pentirci per un razzismo sistemico che, se esiste, non sanno spiegare, mentre approvano l’abbattimento di simboli che sono patrimonio della nostra memoria collettiva, di popoli che hanno raggiunto conquiste, vissuto tragedie e le hanno superate. Quando ci diranno che anche il mero ricordo è sbagliato perché portatore di dubbi non graditi al pensiero unico e che per arrivare al trionfo della giustizia universale dovremo accettare il paradigma del nulla, cosa faremo? E’ così difficile capire che l’obiettivo di tale opera di “miglioramento” sono i popoli, gli uomini che da soggetti politici e portatori di civiltà devono trasformarsi in meri consumatori usa e getta di merci usa e getta ora che i diritti sostanziali “inutili” sono stati declassati e aboliti insieme alle differenze e alle “discriminazioni”?
Laddove la società è ridotta a mercato, e la visione del mondo si risolve in quella del profitto, pur nell’ostentata celebrazione dell’individuo e delle sue libertà, ciò a cui si assiste è un declino della dignità umana e di relazioni che diventano mera compravendita, tratta.
E così si trattano migranti, che rendono più della droga, si smembrano famiglie e si trattano bambini come a Bibbiano per compiacere coppie LGBT, e si trattano diritti cosmetici dietro il paravento del finto egualitarismo, laddove le leggi già esistono contro discriminazioni razziali, sessuali o religiose. Ed è così, nella tratta, che si incentivano e addirittura si “ricreano” i nuovi diritti di facciata “più giusti e completi” di quelli naturali e sostanziali. Naturalmente sono i nuovi diritti a rendere di più, in quanto richiedono pochissimi investimenti e sono ad alto indice di gradimento, mentre i diritti sostanziali rendono di meno all’élite di un potere finanziario e politico malato che mira solo a vendere e fare profitti, anche al prezzo di massacri sociali. E se fai notare che la sola merce mai sfamerà l’uomo, e che non vi è nessuna prova al mondo che il mercato renda liberi – anzi, ve ne sono diverse del contrario – diventi automaticamente un guastafeste di stampo fascista e razzista contro cui scatenare la punizione del pensiero unico, giusto ed universale, forgiato per il bene di tutti da pochi cartelli finanziari.
Ecco, la vendita è completa ed offre ora libertà individuali e diritti, formalmente mai messi in discussione, che sono stati de facto trasformati e finiscono col tutelare uomini e donne monouso, soggetti creati con modalità di convenienza analoghe a quelle con cui l’Occidente ha delegato alla Cina la produzione di merci un tempo di qualità ed ora diventate scadenti ed usa e getta. Analogamente stiamo delegando al terzo mondo la produzione dei nostri successori sotto l’egida di una sinistra deficiente e di una certa destra che rimane sostanzialmente indifferente. Questo è il giro imposto dall’economia contemporanea, dove si velocizza la produzione ed il ricambio di merci e persone senza curarne la crescita e quindi la qualità. Si tende sempre di più a ricorrere a produttori intercambiabili che, come i prodotti stessi, possono essere facilmente sostituiti.
Anzi, meglio che durino poco e che vengano sostituiti in fretta, cosa che inevitabilmente si accompagna al deteriorarsi delle condizioni di vita, perché nel brevissimo periodo molto minori saranno le probabilità che capiscano lo scempio di cui sono parte e facciano domande scomode.
Investimenti, appalti e corruzione si saldano con iniziative a supporto di immigrazione e solidarietà dove tutte le componenti sono parte di un sistema che spinge a produrre sempre di più facendo girare in modo esponenziale i capitali, accompagnati dalla circolazione di numeri crescenti di lavoratori a basso costo per cui si spendono ogni anno da anni miliardi di euro. Per contrasto si tende a ridurre gli investimenti – che per l’Italia sono già percentualmente fra i più bassi d’Europa – in settori quali scuola e sanità ed incentivi alle famiglie che nella logica del profitto neoliberista non rendono. Anzi produrrebbero persone con un QI più alto rispetto alla media di individui che sono i produttori da poco di beni da poco, che consumano in grande quantità in modo indifferenziato.
Che qualità della vita e quali reali libertà nel mondo futuro potrà mai avere l’uomo svenduto dalla sinistra e da una destra amante del capitale neoliberista che seppellisce l’individuo di gadget mentre ne svuota i diritti fondamentali? I signori della rivoluzione globalista del giusto e delle bellezze dell’integrazione forzata non sono stati ancora in grado di spiegarlo, nonostante il controllo quasi totale dei mezzi d’informazione.Chissà perché? Ma soprattutto, i rappresentanti politici di destra e sinistra allineatisi alla volontà del capitale neoliberista credono forse che alla lunga non ci si sbarazzerà anche di loro nel momento in cui risulteranno superflui per controllare masse che non avendo la percezione dei propri diritti non hanno neppure bisogno di chi le rappresenti politicamente? Credono forse che riusciranno a conservarsi delle satrapie politiche di sorta all’ombra dei loro padroni? Sarebbe il caso di svegliarsi ed agire, se non per onestà almeno per spirito di sopravvivenza.