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Transumanza

di Alessandro Sansoni - 31/08/2021

Transumanza

Fonte: Alessandro Sansoni

Nei prossimi giorni l'Abruzzo celebrerà la Transumanza, con l'obiettivo di rendere i tratturi, i percorsi battuti per secoli dai pastori del centro e del sud Italia, patrimonio materiale dell'UNESCO.
Riscoprire la transumanza non significa soltanto riappropriarsi di una tradizione culturale ricca e profonda, radicata in tutti i popoli europei. Essa ci consente anche di riflettere sul presente: non tutti sanno, infatti, che la pastorizia rese l'economia abruzzese, e in generale quella delle aree interne meridionali, particolarmente florida per secoli. La famosa "dogana delle pecore" istituita dal Re di Napoli Alfonso d'Aragona, che regolava e tassava l'afflusso delle greggi appenniniche nel Tavoliere delle Puglie, rappresentò a lungo uno dei pilastri delle solide finanze pubbliche del regno meridionale. A cavallo tra Sette e Ottocento qualcosa, però, mutò: i latifondisti del foggiano e dell'entroterra barese decisero di ottimizzare la produzione agricola delle loro terre, efficientando e modernizzando i sistemi d'irrigazione, per ottenere una maggiore resa delle coltivazioni a cereali, destinate all'esportazione, e diminuendo in modo consistente gli spazi destinati al pascolo. Lo sviluppo in senso squisitamente capitalistico dell'agricoltura pugliese determinò nel giro di pochi decenni il collasso dell'ovicultura abruzzese e meridionale. Popolazioni un tempo relativamente, per quei tempi, ricche, subirono un drammatico impoverimento.
Gli studi storici più recenti ed accurati dimostrano come proprio tali mutamenti economici e tecnologici determinarono l'esplodere del fenomeno dell'emigrazione dalle aree interne centro-meridionali, diretto soprattutto Oltreoceano, e il loro rapido spopolamento. Processi di modernizzazione ed efficientamento in senso capitalistico provocarono effetti simili anche in altri territori italiani, basati su produzioni agricole differenti, a dimostrazione che la maggiore redditività assoluta, accompagnata dal "progresso" tecnologico, ha spesso causato miseria diffusa e peggioramenti, se non catastrofi, economico-sociali (memorabili le descrizioni del tracollo delle condizioni morali, igienico-sanitarie, oltre che economiche, delle campagne e delle città inglesi, sempre a cavallo tra Sette e Ottocento, riportate nel primo tomo del Capitale di Karl Marx, in seguito all'introduzionedel telaio meccanico e delle prime fabbriche della civiltà industriale).
Insomma le "grandi trasformazioni", per dirla alla Karl Polanyi, specialmente quelle che causano "distruzioni creative", parafrasando Schumpeter, raramente sono causate da processi ineluttabili: normalmente sono indotte dalle strategie perseguite da chi è in grado di mettere in campo investimenti consistenti in grado di generare forti plusvalenze, di cui di solito beneficiano in pochissimi a danno di moltissimi, provocando vere e proprie ecatombi sociali, con conseguenti rivoluzioni del paradigma antropologico ed esistenziale.
All'alba della nuova "entusiasmante" era delle smart cities, del 5G, della green economy e della digitalizzazione riscoprire la transumanza può, dunque, fornirci più di un insegnamento, per capire cosa ci riserva il futuro...