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Tre paradigmi

di Guido Dalla Casa - 27/07/2025

Tre paradigmi

Fonte: Guido Dalla Casa

Premesse

  Il termine “paradigma” è stato introdotto dal filosofo contemporaneo Thomas Kuhn (La struttura delle rivoluzioni scientifiche) e significa più o meno “quadro di pensiero in cui vengono inseriti fatti e teorie”, oppure “insieme di regole o modi con cui vediamo il mondo”. Il paradigma è lo schema mentale attraverso il quale vengono visti ed interpretati tutti gli eventi. Se esteso, può essere una “visione del mondo”.

 Come battuta, niente a che fare con il “paradigma” dei verbi latini.

  Secondo Kuhn: "La scienza non è considerata scientifica se non si adatta al paradigma dominante".     In altre parole, le persone hanno il loro sistema di credenze e accettano qualsiasi dato che lo confermi. Se ci sono fatti che contraddicono il loro sistema di credenze, anche se riscontrati e sperimentati personalmente, preferiscono ignorarli, deriderli o negarli piuttosto che cambiare paradigma, alla faccia del metodo scientifico.

 Due Paradigmi 

  Secondo una divisione coniata dal noto fisico-filosofo Fritjof Capra (Il punto di svolta), il mondo occidentale si trova in una fase di transizione:

- da un paradigma denominato “cartesiano-newtoniano” (nato attorno al Sei-Settecento e ancora in forte maggioranza), dove vi è una netta separazione fra mente e materia, quest’ultima costituita da tante piccole componenti puramente meccaniche che interagiscono fra loro. Il paradigma cartesiano-newtoniano inquadra il pensiero e le conoscenze considerando l’universale come una macchina. La parte mentale dell’uomo, che sarebbe un semplice prodotto del cervello, osserva “dall’esterno” questa macchina e la può manipolare;

- a un paradigma chiamato “sistemico-olistico”, iniziato con la fisica quantistica nei primi decenni del secolo scorso, in cui scompare la divisione fra mente e materia e l’universale non è in alcun modo divisibile in parti (“Tutto è Uno”). Se non si può “spezzettare”, e neppure fare “riduzioni al semplice”, né considerare le variabili come indipendenti, dato che le retroazioni sono numerosissime e intercollegate, riesce molto difficile in pratica trattare qualunque problema, ma ogni sistema deve essere considerato come un sottosistema di quello totale, in realtà indivisibile. Nei sistemi complessi esiste sempre un limite temporale oltre il quale non è possibile fare alcuna previsione, neanche in linea teorica. Questo significa che, da un certo punto in poi, il sistema prende una via completamente imprevedibile sulla base dell’andamento precedente: in altre parole, si manifesta una scelta, cioè un aspetto mentale. Gli scienziati-filosofi materialisti-meccanicisti se la cavano attribuendo al caso l’andamento dopo la biforcazione, ma la parola caso è semplicemente un’etichetta messa a tutto ciò che non sappiamo.

Tre paradigmi

  Recentemente è uscito in italiano un ebook, traduzione di un libro di Joachim Claes pubblicato in inglese nel 2017. Il titolo italiano è “Il Paradigma Campo. Tecnologie che possono cambiare il mondo (https://fieldparadigm.com/wp-content/uploads/2020/04/Paradigma_Campo_Ebook.pdf).

  In esso vengono distinti tre paradigmi: Signore – Macchina – Campo.

-Il paradigma Signore era in auge in Occidente fino al Sei-Settecento: tutto veniva attribuito a un Dio esterno al mondo (“Signore”) che agisce ovunque e si interessa praticamente solo degli umani. Più o meno, equivale al successivo paradigma Macchina, però con la presenza del Grande Ingegnere. Nel Paradigma Signore c‘è la credenza in un Essere più elevato, ma dal quale il mondo è separato.  Di conseguenza, l’esperienza interiore di una gran parte di noi stessi lascia il posto all’adorazione di una Entità esterna.

 -Il paradigma Macchina è quello in auge ancora oggi e corrisponde più o meno al paradigma cartesiano-newtoniano di Capra e quindi al paradigma scientifico vigente (quello divulgato e di maggioranza): è una visione del mondo in cui tutto è puramente materiale e meccanico, dove ogni evento si spiega con l’interazione di certe “palline”, chiamate atomi o giù di lì, con altre palline. Il ‘Paradigma Macchina’ comporta la convinzione che non esista un essere superiore e che il nostro intero universo sia completamente ed esclusivamente materiale e meccanico.

-Il paradigma Campo è quello auspicato dall’Autore e corrisponde in gran parte al paradigma “sistemico-olistico” di Capra, salvo il fatto che Claes resta antropocentrico, a differenza di Capra. Già le frasi poste all’inizio del libro come dedica denotano un antropocentrismo molto spinto e una sopravvalutazione dei poteri soltanto della nostra specie. Ma insomma, il Neanderthal li aveva o no?? E la nostra cara antenata Lucy, una femmina di Australopiteco che aveva la stazione eretta e sapeva accendere il fuoco? Il termine “Tecnologie” nel sottotitolo italiano presuppone una certa nostalgia del paradigma Macchina, che si vorrebbe contestare. Nel paradigma Campo, la realtà è un campo di coscienza più elevato di cui tutti facciamo parte, come umani. È interessante notare che si tratta di una riscoperta: un Campo come quello era descritto negli antichi testi Vedici già 5000 anni fa.

  Nel libro di Claes viene citato come scienziato principale artefice di un futuro cambio di paradigma soprattutto Albert Einstein, probabilmente perché è il più noto al pubblico. In realtà il vero cambiamento in tal senso è stato opera soprattutto di Werner Heisenberg, Niels Bohr, Erwin Schroedinger e, in parte, Max Planck. Einstein non ha mai accettato completamente la fisica quantistica e quindi il paradigma Campo, che comporta la fine del dualismo mente-materia e del dualismo osservatore-osservato. Anche qui, possiamo notare che il vuoto quantistico della fisica era stato descritto dal filosofo buddhista Nagarjuna quasi 2000 anni fa.

  Nella terza e quarta parte del libro sembra di intravedere qualche nostalgia del Paradigma Macchina, con eccessivi richiami ai riscontri nella materia (cervello e molecole varie) e assegnando il libero arbitrio esclusivamente alla nostra specie, che cercherebbe comunque “il successo”, stavolta ottenibile con la Meditazione Trascendentale.

      Ottimo è il paragone di Claes con le onde dell’Oceano, anche se non vi appare chiaro che sono onde dell’Oceano (il Campo) anche gli scimpanzè, i termitai, le foreste, le marmotte….

Conclusioni

  Mi sembra che la classificazione dei Paradigmi operata da Fritjof Capra rispecchi meglio la situazione attuale del pensiero occidentale in corso di trasformazione, anche se forse la denominazione di Claes può apparire di significato più evidente e divulgativo (Signore MacchinaCampo). Siamo immersi nel Campo Universale, non possiamo uscirne, come tutti gli altri esseri senzienti. L’Oceano ha tante onde, che vanno e vengono, ma l’Oceano è l’unica Realtà.

La materia, da sola, è un’illusione dell’Occidente.

“…e Gregory ammise che la Mente associata al Sistema Totale assomigliava molto all’idea di un Dio Immanente” (dal libro di Fritjof Capra “Verso una nuova saggezza”, con riferimento a una risposta di Gregory Bateson).

 

Per approfondire:

www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=53161   sull’antropocentrismo

www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=58970   sul paradigma sistemico-olistico