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Una sentenza giuridicamente inquietante

di Valerio Cutonilli - 07/04/2022

Una sentenza giuridicamente inquietante

Fonte: Valerio Cutonilli

Molte persone mi scrivono in privato per chiedere la mia opinione sulla sentenza Bellini. Quello che penso sull'esplosione alla stazione ferroviaria di Bologna l'ho già scritto assieme a Rosario Priore in un libro del 2016. La conferma definitiva alla mia ipotesi l'ho individuata in due perizie rassegnate nel 2019 dai consulenti della Corte d'Assise di Bologna. La perizia Coppe-Gregori (intendo quella di giugno) e la perizia Pilli. Chi ha studiato gli atti giudiziari, e non parla per sentire dire, è in grado di capire i motivi dei miei convincimenti. Ma la questione odierna è un'altra e prescinde dalla mia opinione personale. Il problema ormai è di civiltà giuridica e di libertà fondamentali. Da quando è riemerso il problema della ottantaseiesima vittima, si registra nel capoluogo emiliano un clima degno di ben altri periodi. 12 testimoni del processo Cavallini sono stati iscritti nel registro degli indagati. Erano tutti e 12 testimoni della difesa. Il giornalista professionista Silvio Leoni (che ha investigato a lungo sull'assenza dalla scena del crimine del cadavere della povera Maria Fresu) ha subito una perquisizione domiciliare e ben due sequestri dell'utenza cellulare. Per aver provato a intervistare un magistrato, Silvio Leoni è stato indagato per molteplici reati tra cui quello particolarmente grave di minaccia a un corpo politico, amministrativo o giudiziario. Ovviamente, all'esito di un lungo calvario è stata disposta l'archiviazione. Ieri è giunta la notizia che la Corte d'Assise di Bologna ha disposto l'invio degli atti alla Procura della Repubblica per valutare l'eventuale responsabilità penale, per frode in processo penale e depistaggio, di tre periti d'ufficio, tecnici della polizia di stato. La posizione di costoro andrebbe vagliata per aver concluso, nella consulenza, che la frase effettivamente proferita da Carlo Maria Maggi, in una nota intercettazione, non sarebbe quella sostenuta dalla pubblica accusa, "è stato il figlio dell'aviere", ma la seguente: "è stato l'errore di un corriere". A mio sommesso avviso, i processi bolognesi dovrebbero godere di un attento vaglio da parte della giustizia europea.