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Uno di troppo

di Daniele Dell'orco - 17/06/2025

Uno di troppo

Fonte: Daniele Dell'orco

È presto per fare bilanci e previsioni ma col passare delle ore la situazione nel conflitto tra Iran e Israele è diventata molto, molto confusa.
Da un lato, Israele, a cui come scritto spettava l'onere della "controrisposta" agli attacchi missilistici iraniani più efficaci del previsto, ha imbastito una strategia più cautelativa rispetto al primo strike, ma pur sempre chirurgica. Del resto, Tel Aviv conta su pesante supporto americano, ma un conto è pianificare una guerra con gli arsenali propri e un conto è dipendere in qualche modo dall'esterno. Quindi, Israele ha continuato a infliggere pesanti colpi al cuore di Teheran (tutte le migliori menti iraniane impegnate nella sfera nucleare sono stati uccisi, nella leadership militare, IRGC compreso, i successori dei caduti vengono a loro volta bersagliati, è stata colpita la tv di Stato e sono iniziati gli attacchi contro infrastrutture critiche) seppur con un po' meno veemenza. Inoltre, l'aeronautica di Tel Aviv ha superiorità aerea in Iran Occidentale.
L'Iran continua a rispondere con attacchi missilistici, unica risorsa su cui può contare al momento. Questi hanno la loro capacità penetrativa in Israele, per quanto anche la loro quantità stia diminuendo (siamo alla nona ondata, partono salve da 30 missili alla volta contro i 70/80/100 delle prime). Ciò è dovuto ai lanciatori colpiti da Israele, ma probabilmente anche al numero di vettori non certo infinito in dote all'Iran.
I colpi inferti alla struttura critica civile e militare di Israele sono però pochi e dagli effetti ancora tutti da rilevare.
Insomma, militarmente parlando l'Iran è in svantaggio. E non sono stati attivati grandi supporti dall'Asse della Resistenza a parte qualche lancio dallo Yemen.
D'altra parte però, Israele non è riuscito a destabilizzare la situazione all'interno dell'Iran fino a provocare proteste.
Come, forse erroneamente, Netanyahu aveva previsto sarebbe successo piuttosto in fretta.
L'IRGC ha controllato molto rapidamente ogni tentativo. E quei piccoli nuclei di agenti di cui dispongono gli israeliani non sono chiaramente in grado di fare nulla in questa direzione senza una sollevazione spontanea della cittadinanza.
Che per ora non c'è.
E ciò significa qualcosa nella tenuta del governo islamico.
Allo stesso tempo, i principali centri nucleari iraniani nascosti in profondità nel sottosuolo sono rimasti abbastanza protetti, e non è possibile distruggerli senza l'uso di munizioni speciali, di cui gli Stati Uniti dispongono ma che Israele non ha.
Ciò significa che se il conflitto dovesse cessare ora, senza la sconfitta definitiva dell'Iran, Teheran si rimetterebbe in piedi nel giro di qualche anno, contando probabilmente anche sui rapporti con Russia, Cina, Pakistan e Paesi del Golfo.
In più, abbiamo visto come il vento americano cambia in fretta. Perciò le scelte di Trump di oggi potrebbero non essere le stesse dei suoi successori.
Per gli Stati Uniti è fondamentale che si raggiunga un accordo. Una guerra lunga vuol dire più devastazione, più danno d'immagine, più contraccolpi economici (specie nel caso di chiusura delle rotte commerciali), più spese militari da sostenere.
Ma Israele ormai ha scelto di ballare.
E lasciare Teheran agli ayatollah e il "core" di ciò che si voleva smantellare pressoché intatto significherebbe una classica vittoria di Pirro.
Per giungere a una svolta in un senso o in un altro, in sostanza, tra i due signori in foto ce n'è uno di troppo.