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Vivere con gli Dei

di Pierluigi Fagan - 30/11/2020

Vivere con gli Dei

Fonte: Pierluigi Fagan

Il libro è bello, peccato costi più di 40 euro, prezzo però giustificato dal ricco apparato iconografico. Neil MacGregor è uno storico dell’arte, a lungo direttore del British Museum attraverso le cui collezioni ma non solo, cuce questa panoramica ampia su valori e funzioni dei sistemi di credenza religiosa. Ogni tanto interroga un esperto specifico su qualche aspetto particolare, ne consegue una visione non troppo approfondita e specialistica ma ben informata di un argomento senz’altro molto vasto.
Già dal titolo, si evidenzia l’approccio à la Durkheim, il sociologo primo Novecento che inquadrò la religione come un fatto eminentemente sociale. Ma per chi vuole o per chi proviene da altri set di conoscenze, c’è materia e stimolo per indagare molti altri aspetti del perché abbiamo credenze religiose.
La “religione” (l’esistenza di un ampio sistema di credenza condiviso) è al contempo la forma più antica, più diffusa e più completa di quella che chiamiamo “immagine di mondo”. Quando K.Jaspers notava la relativa sincronia dell’età assiale (intorno al -500, +/- 300 anni), nella quale spuntano fuori Confucio, Laozi,  Buddha, Zarathustra, l’Antico Testamento, la prima filosofia greca ionica, stava notando un esteso upgrade dei sistemi di credenza che, in alcuni casi, uscivano dall’impianto religioso per avviarsi su altre forme di riflessione del pensiero umano. I Greci, ad esempio, davano il via proprio “contro” i sistemi di credenza mitologici, a riflessioni che davano i natali alla filosofia mista a scienza dei primi “fisici” ionici.
Ma i sistemi di credenza condivisa vantavano senz’altro un ben più ampio primato spazio-temporale. Il libro stesso inizia con la statuetta d’avorio trovata in Germania dell’uomo-leone di Ulm, 400 ore di finissimo lavoro d’intaglio, per 40 cm di avorio di 40.000 anni fa. Di cosa fosse simbolo l’uomo-leone di Ulm ovviamente non sappiamo, ma altre simili poi trovate e datate più relativamente recenti, dicono di una certa estensione dei significati sia nel tempo, che nello spazio, similmente alla c.d. “veneri" o "dee madri”. Altresì interessante anche la lunga costruzione collettiva (per più generazioni) dei luoghi -in parte- di culto, dalle grotte di Chauvet (circa 35.000 a.f.) e Lascaux, a Gobekli tepe, fino alle piramidi,  Newgrange, Stonhenge e su su, fino alle cattedrali medioevali.
La religione, comprende l’individuo ed il suo gruppo, riunisce quindi l’individuale nel sociale dandogli un’etica che giunge fino alla politica. Riunisce il conosciuto e l’inconosciuto, il terreno e lo sprirituale, cosa che nessuna immagine di mondo non religiosa è in grado di fare. Riunisce in un orizzonte di senso il passato, l’origine, tanto quanto il presente ed il futuro. Include una versione dei tre fondamentali platonici dell’Idea: il Vero, Il Giusto (il Bene), il Bello. Ordina quindi lo spazio relazionale umano, lo spazio mentale, il tempo, i valori fondamentali mettendo in relazione l’individuale ed il collettivo. E’ forse la forma più veramente “mondo” delle varie immagini di mondo poiché include e connette tanto il mondo umano interno che quello esterno, quello umano e quella naturale, quello individuale e quello sociale. Spiegare, ordinare e prevedere il mondo, cioè la realtà, è la funzione prima di questo sistema mentale che chiamiamo immagine di mondo, le religioni lo fanno integralmente, legando tra loro frame di realtà altrimenti oggi dispersi in vari approcci cognitivi. Sono quindi la forma più completa di architettura mentale organizzata secondo un comune metro di coerenza, sono le immagini di mondo più internamente coerenti.
Questo vantaggio di coerenza interna, diventa poi lo svantaggio di decoerenza esterna laddove nella vita pratica storica, si sono presentati problemi non previsti dall’architettura della credenza ereditata. Alcuni hanno mantenuto la piena aderenza alla versione religiosa di idm rifiutandone i problemi di aderenza alle nuove realtà, altri ne hanno circoscritto i valori di verità affiancandogli anche  altre sezioni di idm non religiosa con forme di maggior o minor coerenza complessiva. Le stesse istituzioni religiose (soprattutto la cristiana che ha la chiesa centrale) hanno svolto una prudente funzione di aggiornamento nel tentativo di estenderne la validità e pregnanza alle nuove forme del divenire del mondo, altri infine le hanno ripudiate del tutto abbracciandone altre parziali come le filosofie, vari pezzi di ideologia, la scienza.
Sono 30 diversi capitoli, ognuno su una aspetto del sistema di cedenza legato ad un’opera, un sito, una funzione pubblica, un fenomeno storico che danno ampia vista su quella che potremmo chiamare “geo-mentalità”, una varietà molto complessa di credenze, luoghi e tempi con gli uomini ed il loro immaginario al centro. Nel libro si va da Vanatu all'Iran, dalla Siberia ai san|boscimani.   
Dalla celebrazione e significato del fuoco, dell’acqua, della luce, all’ossequio alla natura. Riti di iniziazione, preghiera, canto, cicli nascita-morte, rapporto tra i vivi ed i morti, tra passato e presente,  la tradizione, legare tra loro le generazioni giovani-adulti-anziani, preghiera come pratica di auto-manipolazione psichica, il canto corale che abitua alla sincronia di gruppo, i vari sacrifici a gli dei, i pellegrinaggi, la festa pubblica, le protettrici (le “vergini”, “virgo” da “vir” cioè forza attributo maschile ma in una confezione femminile), le tante opera d’arte che fondono religione ed emozione. La costruzione di simboli, pratiche, edifici di culto condiviso. I rapporti tra Tempio e mercato tra cui il chiamare “moneta” il denaro perché creato dalla zecca romana costruita accanto al tempio di Giunone Moneta e poi via Gesù a W. Benjamin. La virtuosità narrativa  che dà significato in mezzo al caos della vita, la stratificazione di significati, la durabilità variabile delle stesse credenze. Sistemi di credenza (protestanti, ebrei , musulmani) che rinunciano alle immagini (idolatria) in favore della sola parola vs quelli invece che ne hanno fatto ampio ricorso (cattolici, indù). La maggior adattabilità dei politeismi  a bassa coerenza intellettuale ed integrità morale che risalgono ai sistemi storici delle città federate, degli Imperi o della aree di civiltà non formalizzate (India) . Il Diluvio di Gilgamesh (il male accade) e quello ebraico (accade per colpa nostra) e quindi il problema del giustificare il male per un dio onnipotente e giusto (teodicea). La nascita del monoteismo: dal primus inter pares, alla coppia (hieros gamos), all’ Uno unico, selezioni di gerarchia che riflette quella socio-politica. Il Dio Unico disegnatore intelligente come garanzia di intelligibilità e legalità del mondo, un senso di “profonda e suprema coerenza” del mondo e della sua immagine. L’intuizione mistica. Le teologie del paesaggio e gli spiriti del territorio. Il dio delle battaglie e dei colonialismi. Il rastafarianesimo come religione degli oppressi derivata dagli ebrei (di cui noi italiani siamo per certi versi la scaturigine con la battaglia di Adua). Tolleranza e intolleranza (tra cui le poco conosciute traversie dei cristiani nel Giappone del ‘600), o gli ugonotti di ieri ed i musulmani di oggi in Francia. Problemi di convivenza tra cittadinanza, religione e democrazia, la comunità credente come stato all’interno dello Stato, la città celeste e la città terrena che ha portato alcuni popoli a cercare la nuova terra in cui “vivere secondo la propria religione” (da cui “la casa sulla collina” americana). Il mandato celeste cinese ed il modello ebraico per il quale formalizzi una credenza, questa crea un popolo, il popolo poi crea uno stato e molto, molto altro, tra cui i fallimenti degli ateismi di stato (Rivoluzione francese, URSS).
Più che un post, sull’argomento di potrebbe (e dovrebbe) scrivere un saggio a più volumi oltre a quelli di Durkheim e Weber. Ma non un saggio di Storia delle religioni, ma su i sistemi religiosi e di credenza come le forme più ampie e complesse di immagini di mondo. Con anche un capitolo che si interroghi su quella strana credenza umana contemporanea che pensa che i sistemi di immagine di mondo siano solo un “riflesso” delle condizioni materiali di vita e non già la metà di un sistema binario che ci ricorda quanto ognuno di noi ed ognuno di noi assieme a gli altri, sia fatto di molecole fisiche e mentali in reciproca determinazione dinamica. Soprattutto coloro che vorrebbero "cambiare il mondo", dovrebbero capire che prima lo debbono immaginare in maniera coerente, seria, complessa, con gli esseri umani dentro. Dovrebbero forse osservare di più il motto di Publio Terenzio Afro: nulla che sia umano mi è estraneo.
[Chi scrive non ha credenze religiose]