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La bevanda a base di coca prodotta dagli indios Nasa è stata dichiarata illegale

di Stella Spinelli - 05/04/2007

Guerra alla Coca Sek
Donna indigena che compa la Coca SekLa Coca Sek – bevanda a base di acqua, zucchero e foglie di coca che prende il nome dal sole (sek nella lingua indigena nasawiuva) - è stata dichiarata illegale e ritirata da ogni bar, negozio e supermercato del paese. Stessa fine per tutti gli altri prodotti contenenti la 'fogliolina della discordia' e prodotti dall'antica sapienza degli indigeni Nasa, abitanti della Valle del Cauca colombiano. "Il governo colombiano ha deciso che i nostri prodotti non possono essere commercializzati al di fuori delle comunità Nasa - spiega con l'amaro in bocca Franki Uriel Rios, l'ingegnere agroalimentare, capo-produzione della Coca Sek - Ci hanno ritirato la licenza concessa tre anni fa, appellandosi a una clausola della Convenzione Onu sugli stupefacenti del 1961. Siamo delusi e arrabbiati. Come può essere considerato un delitto cercare di avviare processi economici alternativi, basati sulle nostre conoscenze ancestrali?".
 
Foglie di cocaEffetti collaterali. E intanto circa duemila famiglie, che contribuivano all'elaborazione, vendita ed esportazione dei prodotti incriminati, sono rimaste senza lavoro. La filosofia dei produttori della bibita del Sole era comprare la foglia di coca allo stesso prezzo pagato dai narcos, in modo da garantire ai cocaleros legalità e giusti guadagni. Ma il governo li ha fermati."Che alternative hanno adesso – incalza l'ingegnere - tutti i cocaleros che hanno perso i loro clienti?". Una domanda che sa di retorico in un paese come la Colombia, primo produttore al mondo di coca destinata al mercato della droga.
Eppure, strappare la coca al narcotraffico, per gli indigeni delle Ande, è da sempre una questione di principio. Per loro è una pianta sacra, centrale nei riti spirituali, utile per infusi dissetanti, base per pozioni medicinali e ingrediente primario per gustose ricette. Proteggerla da narcos e fumigazioni - la pratica, inaugurata in Colombia, di innaffiare da aerei a bassa quota le piantagioni illegali con potenti pesticidi che avvelenano terre e corsi d'acqua - è un imperativo. "E' il nostro modo per dire no alla droga - racconta ancora Franki Uriel Rios - La coca non è la cocaina, a convertirla in una sostanza pericolosa fu un europeo, un secolo e mezzo fa".
 
La storia della cocaina. Nel 1859 lo scenziato tedesco Albert Niemann trasformò la foglia andina in un nuovo prodotto, estrapolandone il principio attivo e aggiungendoci in laboratorio una serie di componenti chimici: nacque così la cocaina che cominciò a diffondersi negli Usa già a fine Ottocento. "A difenderne la sacralità - tende a precisare Uriel Rios - intervenne perfino il Santo Padre, nel 1876, che ne raccomandò le virtù medicinali, le quali attrassero anche un farmacista statunitense, John S. Pemberton, che nel 1886 lanciò una bibita basata proprio su questa pianta e che oggi è diventata un impero multinazionale: la Coca Cola. Ma nessuno sembra ricordarlo. E' dunque compito degli indigeni restituire a questa pianta la dignità perduta e con la Coca Sek ci stavamo riuscendo".
 
Coca sekLa lunga mano. In commercio da circa due anni, la gassosa aveva raggiunto ottimi incassi, per un giro d'affari di circa 300 milioni di pesos l'anno (pari a circa 100 mila euro). "Con le sole nostre forze, la distribuizione stava arrivando a coprire l'intera Colombia e si erano già fatte avanti aziende internazionali interessate a farle fare il grande salto, fuori dai nostri confini - aggiunge -. Un sogno". Quantomeno per i Nasa, dato che la loro ingegnosa iniziativa aveva, invece, turbato i sonni proprio del colosso "Coca Cola", che da tempo andava loro intimando di togliere dal nome della bevanda la parola "Coca", appellandosi a un improbabile copyright. "Per questo - conclude l'ingegnere - ci chiediamo chi realmente ci sia dietro a questo divieto. E' un mistero ancora tutto da chiarire e non ci arrenderemo senza sapere la verità".