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In Nepal ragazzino di 15 anni non mangia e non beve da sei mesi. Medita.

di lastampa.it - 30/11/2005

Fonte: noreporter.org

 

 
 L'albero pipal nel cuore della giungla nepalese sotto il quale, da oltre sei mesi, siede un ragazzino con un gran testone di capelli e il corpo sempre più gracile, è ormai circondato da due recinzioni e da un anello sempre più alto di rifiuti. Qualcuno a cui non manca il senso degli affari pensa persino di costruire un parcheggio per gli autobus destinato ai pellegrini, ora che si è sparsa la voce che il mistico adolescente non mangia né beve, né si alza per fare i suoi bisogni, da quando ha cominciato la sua meditazione. Malgrado i suoi accoliti lo credano un nuovo Buddha, Ram Bomjon sembra riluttante dinanzi a tanto fervore.

Un paio di settimane fa intorno all'albero pipal è stata eretta una tenda, dopo che Ram, stando a quanto si dice, è stato morsicato da un serpente. Quando lo schermo è stato levato il ragazzino ha parlato: «Dite alla gente che non sono un Buddha. Non ho l'energia del Buddha. Sono al livello di rinpoche (letteralmente: prezioso, titolo tibetano riservato ai maestri illuminati, ndr). Un serpente mi ha morsicato ma non ho bisogno di cure. Ho bisogno di sei anni di meditazione profonda». Secondo Santa Raj Subedi, funzionario capo del governo del distretto di Dara, Ram aveva bisogno anche di essere sottoposto a un esame scientifico. Ma l'equipe di medici appositamente arrivata da Kathmandu non ha avuto il permesso di accostare il ragazzino: ha dovuto osservarlo a un metro e mezzo di distanza e quindi ha potuto soltanto constatare che è vivo.

Ma le risonanze buddiste della storia di Ram, scoperta dal quotidiano britannico «Daily Telegraph», sono ovvie per i devoti. Anche il Buddha storico, Siddharta Gautama, si era imposto sei anni di austero ascetismo, nel tentativo di scoprire la via per liberare l’uomo dal dolore inerente alla sua condizione umana. E anche il Buddha storico, vissuto a circa 160 miglia dalla foresta di Ram, aveva raggiunto l'illuminazione meditando seduto sotto un albero pipal. Si crede che quell’albero sia ancora oggi conservato a Bodghaya, luogo dell’illuminazone di Shakyamuni che la posteriore geografia collocò proprio in Nepal.

La mamma di Ram Bomjon, che si chiama Maya Devi come la madre del Buddha (ma guarda che coincidenza), ammette di essere in ansia per lui, specialmente quando arriva l'ora dei pasti: «E' sicuramente dimagrito. La mattina presto è emaciato, come se non avesse più sangue nelle vene, ma quando il sole avanza anche lui si illumina». Ma aggiunge: «Dio lo ha portato nella foresta e ho fede che Dio stesso lo nutrirà». I seguaci di Ram non hanno dubbi: la fronte del ragazzino, dice Tek Bahadur Lama, membro del comitato organizzato per far fronte al numero crescente di visitatori provenienti dal resto del Nepal e dall'India, emanerebbe una luce «che appare un po' come quando ci si mette una torcia elettrica davanti alla mano».

Il brulicare di devoti intorno a Ram sta cambiando la faccia della foresta, e non solo per via della recinzione, eretta intorno all'albero per evitare che i pellegrini cercassero di smuovere il ragazzino in meditazione. Nella giungla è già sorto un fiorente mercato di fotografie di Ram, che costano 5 rupie l'una, tabacco da masticare, incenso e amuleti sacri. Qualcuno ha persino organizzato un chiosco per riparare le biciclette. Un giornalista locale, Upendra Lamichami, osserva: «Questo è diventato l'argomento numero uno di conversazione, qui e altrove». Ma un uomo d'affari, Prakash Ramsal, obietta: «Qualcuno vende té per 2500 rupie al giorno. Questi monaci si costruiranno palazzi. Se non avessi un po' di ritegno verrei anch'io qui con un furgone e metterei su una bancarella».

Resta il fatto che il fascino della storia di Ram ha varcato i confini del Nepal, dove soltanto l’11% della gente pratica il buddismo. Non è dato sapere a che tradizione appartenga questo giovane mistico, ma alcuni studiosi osservano che il buddismo di tradizione Newar, quale è praticato nella valle di Kathmandu, può essere considerato tra i più antichi del mondo, anche se non è famoso come quello tibetano. E i luoghi intorno alla foresta di Ram riverberano ancora della storia del principe Siddharta, figlio di re nato intorno al 543 avanti Cristo a Lumbini, nella regione meridionale di Terai, e vissuto fra gli agi del suo palazzo finché un giorno, all'età di 29 anni, chiese di essere condotto fuori.

Fu allora che, con suo grande choc, Siddharta si imbatté nella sofferenza: la vista di un vecchio, di uno storpio e di un cadavere lo convinsero della necessità di abbandonare la sua reggia per cercare l'illuminazione e il significato della vita. Il suo messaggio conquistò per secoli l’India settentrionale per poi sparire quasi del tutto verso Oriente, sostituito dalla religione portata dai nuovi invasori occidentali