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Dâr Fûr (V)

di Miguel Martinez - 16/04/2007

 

Il giro che abbiamo appena fatto nel creativo mondo della statistica non ha lo scopo di sottovalutare ciò che succede nel Darfur o nella Repubblica centrafricana.

Le cose potrebbero stare peggio, o meglio, di quanto facciano credere alcune statistiche; il punto è che quelle statistiche sono praticamente prive di senso.

Ma se sono prive di senso, perché esistono? Perché non esiste strage senza enumerazione?

L'Occidentale Medio Mediatizzato ha assoluto bisogno di due cose: il Primo Piano e la Statistica. Il Darfur offre entrambi.

Il Primo Piano è costituito dal viso triste di una donna o di un bambino.

Il Primo Piano è perfettamente intercambiabile: la Vedova della Rapina al Tabaccaio ("signora, signora, ci dica cosa prova a vedere suo marito steso per terra?"), la Bambina del Kosovo (si pensi a quel film geniale che è Sesso e potere) o la Profuga del Darfur.

Il Primo Piano è inscindibile dal mezzo televisivo: nel salotto di casa, ospitiamo una persona alla volta. E ci piace che sia debole e fragile e non aggressiva. E che ci faccia provare il sottile piacere della superiorità, della nostra capacità di compassione.

La divisione del lavoro ci libera dal dover mai uccidere i polli, combattere i ladri con le nostre mani o fare guerre; e questo genera in noi un simulacro di bontà.

A differenza dei janjaweed (straordinario il potere mediatico che rende universalmente noto un oscuro termine del dialetto dei Baggara del Kordofan), non sgozziamo né capre né nemici. Perché abbiamo gli addetti, i tecnici, che fanno entrambi per noi.

Con le nostre mani che non hanno mai toccato il sangue, porgiamo un fazzoletto alla Vedova che Piange: sta qui la profonda ambiguità del pacifismo, la sua capacità di mobilitare enormi masse di occidentali nel 2003, a passeggiare con bandiere arcobalene, suonar tamburi e saltellare, perché la guerra è una cosa che non si fa.

In una piccola minoranza, ciò si traduce in coerente ed eroico impegno, che merita un rispetto totale: si pensi a Gino Strada.

Ma nella grande maggioranza, si traduce in un generico gioco delle Vittime e dei Vittimi: il politicamente corretto, l'assenza di ogni analisi, il mero disgusto per le cose brutte che si vedono in televisione, il rifiuto totale di concepire culture diverse da quella dell'italiano medio si pongono così a disposizione di qualunque manipolazione mediatica.

Il Primo Piano parla direttamente alle emozioni; ma ottiene certezza razionale dalle statistiche. E qui occorre fare una piccola divagazione.

Provo da sempre un orrore profondo, istintivo per la falsificazione capitalista. In questo, non sono mai cambiato: la mia vita è la storia dei tentativi, spesso assurdi, di capire il senso di questo orrore, e come andare verso il contrario della falsificazione, che è il riconoscimento del vero.

Quando ogni cosa è merce, nessuna cosa è se stessa: nel momento stesso in cui gioco per denaro, cesso di giocare; in cui canto per denaro, cesso di cantare; in cui amo per denaro, cesso di amare.

Quando ogni cosa si trasforma in merce, rimane solo il denaro, perfettamente intercambiabile - i soldi che spendo per un CD prodotto dall'industria culturale potrebbero comprarmi, ugualmente, qualunque altra cosa.

Il denaro, essendo privo di ogni qualità, positiva o negativa, è quindi assolutamente semplice, e può essere colto, teoricamente, dalla più pura ignoranza.

E' infatti pura quantità, in fin dei conti fluttuante e travolgente inesistenza.

La grande rivoluzione degli ultimi decenni consiste nell'accettare che il capitale, da semplice fattore della vita umana, ne diventi il padrone assoluto: ecco che entriamo nell'era del capitalismo totale, come lo definisce Marino Badiale. 

Il capitale, facendosi totale, determina quindi non solo le scelte politiche, ma ristruttura la psiche umana.

Le merci, per quanto incredibilmente varie, finiscono per somigliarsi tutte.

E' curioso come il sistema che più esalta la libertà di scelta (e di consumo) individuale, che più ha demolito i legami - gradevoli o sgradevoli - della società, abbia prodotto per la prima volta la standardizzazione dell'abbigliamento, dell'arredamento, dell'alimentazione, dei gusti, nell'intero pianeta: l'individualizzazione è così anche uniformizzazione.

I metodi con cui tutte le merci vengono prodotte, i ragionamenti dei loro produttori, sono sempre più simili, perché è unico il capitale che fluisce, sempre più veloce e insensato, dietro petrolio, droga, turismo, armi, cinema, prostituzione, edilizia, media, elettronica, alimentazione...

C'è un solo modo di valutare e capire il denaro: contarlo. In fondo, cos'altro si può fare con un'astrazione numerica? Una volta che abbiamo contato l'incasso della giornata, all'azienda non resta alcun mistero o alcun significato, se non le ore di vita che ci ha rubato.

Tanto siamo corrosi interiormente, che estendiamo automaticamente questo modo di valutare a ogni cosa del mondo; e crediamo di possedere il senso delle cose, nel momento in cui le abbiamo contate.

Se non riusciamo a contarle, perché i numeri semplicemente non si trovano, li inventiamo con assoluta tranquillità.

Questo è il meccanismo di fondo, che poi si concretizza a tutti i livelli.

Lo vediamo nel caso dell'Africa.

Ogni anno, la sola Unione Europea lancia sette miliardi di Euro di "aiuti internazionali" dalla finestra.

Una famelica folla di organizzazioni non governative è lì sotto, che agita progetti-paniere in cui raccoglierli.

Tra queste ONG, ricordiamo che una buona parte sono semplicemente emanazioni di ditte europee, create appositamente per indurre bisogni specifici - lo stesso metodo per cui certe stampanti quasi te le regalano, per poi venderti le cartucce  a quaranta euro l''una.

Va da sé che la probabilità di riuscire a partecipare alla spartizione del bottino è più elevata, più si riesce a far sembrare drammatico il proprio progetto. E qui contano soprattutto i numeri, che saranno necessariamente calcolati sempre nella maniera più generosa.

La stessa considerazione vale per gli assistiti sul luogo, che devono mostrare le proprie piaghe nel modo più ostentato possibile, per poter sperare di sorpassare la lunga fila dei dannati. E anche loro, o i loro dirigenti, imparano presto a manipolare le cifre.

E' vero che per ogni mendicante che si inventa trenta figli, o sostiene di aver avuto quattro madri ammazzate, ci sono innumerevoli altri che vivono davvero in situazioni infernali, ma di cui i contatori di tragedie umane non si accorgeranno mai: i morti finti bilanciano così i morti ignorati, aggiustando rozzamente il conto.

Nella lotta darwiniana per fare notizia, che coinvolge assistiti, assistenti e giornalisti, la conquista dell'Attimo Mediatico avviene a colpi di Primi Piani e di Statistiche: il numero grande mangia il numero piccolo.

Così, a proposito di tutt'altro tema, l'agenzia ADN Kronos informa che

 "Secondo Luigi Camilloni, presidente dell'Osservatorio Sociale, ''le sette sataniche stanno invadendo l'Italia e si stima che il numero degli adepti nel Paese [Italia] sia arrivato addirittura alle 600.000 unità''.

Non sto a spiegare adesso perché dire che gli iscritti a "sette sataniche" sarebbero più dei bolognesi costituisce una demenziale menzogna.

La cosa interessante è che qui troviamo i quattro pilastri della balla mediatica.

Infatti, c'è l'Esperto-Oracolo, autorizzato a sentenziare.

Il fatto che lui sia un Esperto, lo garantisce il fatto che è presidente di un Osservatorio. Che nessuno conosce. In perfetta circolarità, l'Osservatorio si limita a pubblicare le sentenze dello stesso Esperto.

L'Esperto-Oracolo sentenzia su Realtà Misteriose, che la gente non potrebbe altrimenti conoscere: sette sataniche, Darfur, pedofilia in rete, l'Iraq...

E la sua sentenza consiste in Numeri. Grossi e tondi.

Di fronte alla Realtà Misteriosa - cioè tutto quanto esca dal mono del teatrino politico, della borsa, della vallette - i Media ricorrono a un doppio approccio: l'esotismo turistico-hollywoodiano e la definizione statistica.

L'esotismo turistico-hollywoodiano ("trovati resti di riti magici davanti al Duomo - Osama Bin Laden colpisce ogni 11 del mese - veggente sa tutto sulla misteriosa scomparsa del bambino - scoperta tribù amazzonica incontaminata dall'uomo bianco") rende il mondo un attraente circolo di Buffalo Bill.

Il Numero, viceversa, permette di definire, di controllare, di semplificare e quindi di occidentalizzare.

La Tragedia Umanitaria, rituale ripetuto ormai molte volte negli ultimi decenni, si giooca tutta su questo contrasto: il Cattivo viene isolato nell'esotico-hollywoodiano (i janjaweed), perché il male non va capito, ma annientato. Il Buono, invece viene portato nel Primo Piano (il volto) e nel Numero, diventando così doppiamente comprensibile.

Trecentomila darfuriani morti sono perfettamente comprensibili, a differenza di un unico darfuriano vivo; i numeri ci salvano così dal lavoro antropologico, il tentativo difficile di comprendere davvero l'Altro, o almeno di intuirne il contorno.

E così la numerazione permette di ridurre l'affascinante e spaventosa complessità dell'umanità a qualcosa che persino un Occidentale Medio può illudersi di capire.