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La Barclays Bank acquista l'Abn Amro. Un'analisi sociologica

di Carlo Gambescia - 24/04/2007

 

Con l'acquisizione di Abn Amro da parte di Barclaiys Bank, nasce “ il quinto colosso bancario del mondo”, come oggi scrivono con enfasi i giornali.
In realtà, ecco un altro esempio della profonda contraddizione tra la teoria neoliberista e la pratica economica concreta. E spieghiamo perché
Il potere nei mercati, come in ogni altra istituzione sociale, tende a concentrarsi nelle mani di pochi. E’ inutile qui ripetere la lezione di Pareto, Mosca, Michels (ma si potrebbe risalire fino a Platone e Aristotele…). Di riflesso la nascita di monopoli e oligopoli sociale (e dunque economici) è la regola. Per contro, la libera concorrenza è l' eccezione. Una eccezionalità che in genere riguarda la nascita di un certo mercato (e neppure sempre). Ma più un mercato si ingrandisce più si scatena la lotta tra le diverse imprese. Lotta che culmina, di regola, con il predominio di poche imprese (spesso una sola) su tutte le altre. Il che significa, in termini generali, che più avanzerà la globalizzazione economica più crescerà la concentrazione oligopolistica.
Nelle altre istituzioni sociali, in particolare quelle politiche, la concentrazione è limitata o temperata dalla pratica di un’idea regolativa, che può essere chiamata democrazia, capace di favorire il ricambio costante delle élite dirigenti, elette dal popolo. Si tratta di un’idea - a differenza del credo manchesteriano - che ha attraversato l’intera storia umana. Ma che finora non è penetrata nella sfera economica capitalistica, se non in misura limitatissima. In realtà, il mercato capitalistico è fortemente ostile a qualsiasi forma di democrazia. Dal momento che si tratta di una struttura che tende a riprodursi, privilegiando la fissità gerarchica. Si pensi solo all’opposizione delle imprese all’ introduzione dell’idea partecipativa e a ogni ipotesi di legislazione antimonopolistica. Sotto questo aspetto il comunismo (economico) e le altre forme di democrazia sociale (Welfare State incluso) hanno realmente rappresentato un tentativo di introduzione della democrazia all’interno delle istituzioni economiche capitalistiche.
Attualmente, il capitalismo non incontra più ostacoli politici. I passati sostenitori delle democrazia economica hanno oggi accettato come ideale di democrazia economica quello neoliberista, basato sull’idea regolativa delle libera concorrenza come forma di democrazia. Il che come abbiamo visto non corrisponde sociologicamente alla realtà.
Di conseguenza davanti a operazioni di concentrazione bancaria come quella in corso i neoliberisti, di nuovo o vecchio conio, hanno due tipi di reazioni: o un silenzio imbarazzato, o una loquacità celebrativa. Ma, sia gli uni che gli altri, finiscono sempre per ribadire una grande fede nel mercato, come la sola forma di democrazia economica. Trasferendo così definitivamente il dibattito ideologico dal piano politico (quello della democrazia) a quello economico ( del libero mercato).
L’esatto contrario di quel che invece andrebbe fatto: trasformare ogni dibattito economico in politico.
Ma chi ne ha oggi il coraggio?