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Palestina: Israele responsabile della ripresa degli attacchi

di Antonella Vicini - 27/04/2007



Una serie di lanci di razzi Qassam provenienti dalla Striscia di Gaza hanno messo fine alla tregua firmata da Hamas lo scorso novembre. Attacchi avvenuti alle prime ore dell’alba, dai settori centrali e meridionali della Striscia e poi anche da quello settentrionale, sono stati rivendicati ieri con un comunicato delle Brigate Izzedine al Qassam, braccio armato del movimento islamico, con cui è stato annunciato la ripresa delle ostilità, in risposta “ai continui crimini dei sionisti contro il nostro popolo in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza”. Abu Obaida, portavoce delle Brigate, ha sottolineato che “Israele è responsabile, non i palestinesi”. Si tratta di una scelta che segue di pochi giorni l’ennesima operazione di Tsahal nella West Bank, che lo scorso fine settimana ha provocato la morte di nove palestinesi, ma è figlia delle continue violazioni da parte israeliana di una tregua che, essendo limitata alla sola Striscia di Gaza, prevedeva già nella sua stessa concezione il proseguimento delle operazioni militari sioniste nell’altra parte dei Territori, in cui vigeva il “via libera”. Non va dimenticato, tuttavia, che, esclusi i primi periodi, l’Idf ha in più occasioni violato il suo impegno, intensificando le azioni dove era “teoricamente” concesso.
Di fronte a questo perpetrare delle violenze, il braccio armato di Hamas ha deciso quindi di passare al contrattacco e di combattere con le sue armi: razzi Qassam e colpi di mortaio. Le Brigate di Al Qassam hanno rivendicato il lancio di 20 missili e 75 colpi di mortaio; fonti dell’esercito di Tel Aviv hanno confermato soltanto il lancio di sei razzi che, come spesso accade, non sono riusciti a causare grandi danni, né vittime, mentre i media israeliani hanno confermato di alcuni colpi finiti in spazi aperti, nel deserto meridionale del Negev.
Sin dalla accettazione della “hudna” (la tregua in arabo, ndr), il movimento aveva avvertito che sarebbe stato pronto a rispondere alle uccisioni di palestinesi; ma per tutto il tempo dei negoziati che hanno portato alla formazione del governo di unità nazionale, i militanti del gruppo avevano comunque evitato ogni genere di ritorsione, forse per non turbare una situazione già piuttosto precaria su cui erano punttai i riflettori internazionali, pronti a cogliere in fallo gli “estremisti”. Ora, il movimento islamico deve aver fatto delle considerazioni basate sull’opportunità di continuare a mantener fede all’intesa, considerando che fino ad ora il rispetto del cessate il fuoco non ha portato alcun vantaggio politico al gruppo, né per quanto riguarda la sua legittimazione a livello internazionale, né nelle trattative di rilascio dei detenuti palestinesi in cambio della liberazione del caporale israeliano Gilad Shalit; a sottolineare l’impossibilità di portare avanti con Tel Aviv alcuna forma di negoziazione basata su un rapporto di reciprocità.
Per il momento, stando a quanto pubblicato sulla versione online del quotidiano israeliano Haaretz, Tsahal avrebbe optato per una risposta militare “limitata” al lancio di razzi, anche se la decisione finale verrà presa dal primo ministro israeliano Ehud Olmert questa mattina, durante una riunione del gabinetto dei ministri. Comunque sia, nell’attesa di annunciare una linea di condotta ufficiale, elicotteri dell’Israel Air Force hanno attaccato le postazioni da cui sono stati lanciati i missili.