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I «guerrieri» verdi

di Marina Forti - 27/04/2007

 

 

E' chiamato il «Nobel verde». Il «Goldman Environmental Prize» è un premio istituito nel 1990 a San Francisco da un ambientalista e attivista civico, Richard N. Goldman, e dalla sua (ora defunta) moglie Rhoda H. Goldman. Stranezza da ricchi filantropi, quella di scegliere e premiare ogni anno sei persone, una per ogni continente, impegnate in battaglie concrete per la difesa dell'ambiente e dei diritti delle comunità locali. Sta di fatto che il premio Goldman è diventato una istituzione; è stato attribuito finora a 119 persone di una settantina di paesi, attivisti di battaglie locali che difficilmente sarebbero arrivate ai media internazionali anche se sottintendono questioni globali. Oppure storie fin troppo famose ma poi sepolte: tra i passati vincitori ci sono donne di Bhopal (India) che cercano ancora giustizia per i sopravvissuto della catastrofe chimica di oltre vent'anni fa. C'era anche Ken Saro Wiwa, leader del movimento del popolo Ogoni del delta del Niger devastato dalle compagnie petrolifere: il premio, nel 1995, non è servito a salvarlo dall'esecuzione ordinata pochi giorni dopo da un governo militare. I vincitori dell'edizione 2007, premiati due giorni fa, rientrano nella tradizione delle «piccole» battaglie su grandi questioni. Winner Willie Corduff di Rossport, piccolo paese rurale in Irlanda, insieme a un gruppo di compaesani, agricoltori e piccoli proprietari terrieri, è riuscito a costringere la Shell a sospendere la costruzione di un gasdotto che avrebbe devastato un delicato ecosistema di acquitrini: sono riusciti a dimostrare che le licenze ottenute erano illegittime perché violavano le leggi nazionali su simili opere, secondo cui è obbligatoria la partecipazione e il monitoraggio delle comunità locali.
Hammerskjoeld Simwinga, dello Zambia, ha creato un programma di sviluppo sostenibile nella valle di Luangwa settentrionale, dove la caccia illegale aveva decimato gli elefanti selvatici e lasciato i villaggi in estrema povertà: il «North Luangwa Wildlife Conservation and Community Development Program» fondato da Simwinga lavora a ripristinare la fauna selvatica e insieme ha migliorato la vita dei villaggi con programi di micro-credito, istruzione, assistenza sanitaria - e coinvolgendo le donne.
Orri Vigfússon, imprenditore dell'Islanda, è stato premiato per aver contribuito a mettere fine alla pesca commerciale in uno dei mari più supersfruttati del mondo. Usando la sua esperienza del settore, Vigfússon ha creato un'organizzazione, il North Atlantic Salmon Fund (Nasf), che dal 1989 ha raccolto fondi (ben 35 milioni di dollari) per acquistare licenze di pesca da ditte commerciali sulle due sponde dell'oceano e poi usarle per non pescare.
La canadese Sophia Rabliauskas, il mongolo Tsetsegee Munkhbayar e il peruviano Julio Cusurichi Palacios si battono contro l'industria estrattiva. Rabliauskas lavora con la Popular River First Nation per preservare una parte della foresta boreale nello stato di Manitoba, minacciata da un grande progetto di taglio del legname e da progetti idroelettrici. Tsetsegee Munkhbayar lavora con il governo e alcune organizzazioni popolari mongoliche per mettere fine alle attività minerarie lungo i fiumi del paese, particolarmente distruttive perché il settore usa tecnologie obsolete, le normative sono deboli, e anche le poche leggi ambientali non sono applicate.
Julio Cusurichi Palacios si batte invece contro la deforestazione illegale che devasta la provincia di Madre de Dios, nel Perù sud-orientale, una delle zone più remote dell'Amazzonia, dove l'attività di legioni di madereros (imprenditori del legname) illegali si è tradotta spesso in scontri violenti con le popolazioni native - lo stesso Cusurichi Palacios, consulente della Federazione dei nativi del rio Madre de Dios, ha ricevuto minacce di morte. Ciascuno dei premiati ha ricevuto 125mila dollari, e la possibilità di far conoscere la propria causa