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Afghanistan, la Francia verso il ritiro

di Luca Galassi - 30/04/2007

Il candidato del centro-destra alle presidenziali francesi dice qualcosa di sinistra
Patti chiari. Esistono precisi impegni per chi si trova a far parte di un'alleanza militare come la Nato. Pacta sunt servanda, è stato e continua ad essere lo slogan dei ministeri agli Esteri (D'Alema) e alla Difesa (Parisi), in riferimento alla fedeltà che ci lega al Patto atlantico. Vincoli saldi, che non consentono deroghe o deviazioni di percorso. Questa è stata, sinora, la risposta a ogni richiesta di ritiro dal Paese, che provenisse dalla sinistra radicale, dalla galassia pacifista o dalla maggioranza degli italiani (il 56 per cento, secondo un sondaggio condotto a gennaio da Ipr Marketing per il sito 'Repubblica.it').
 
Sarkozy"Non siamo decisivi". Assale il lettore una doppia perplessità, quindi, quando le agenzie battono la notizia che il candidato alle presidenziali del centro-destra francese, Nicolas Sarkozy, si pronuncia a favore di un ritiro delle truppe francesi dall'Afghanistan. Primo: perché anche la Francia è membro della Nato. Secondo: perché Sarkozy è tutt'altro che un pacifista. Eppure, le sue parole, ieri, sono state inequivocabili. "E' stato certamente utile inviare i nostri militari in un contesto di guerra al terrorismo - ha detto ieri durante un'intervista al secondo canale della televisione pubblica - ma la presenza a lungo termine dei soldati francesi in quella parte di mondo non mi sembra decisiva". Singolarmente, la dichiarazione arriva cinque giorni dopo la richiesta dei Talebani che il 3 aprile hanno rapito due cooperanti della Ong 'Terre d'Enfance': "Via i militari francesi dal nostro Paese o uccidiamo gli ostaggi". Un appello, quello di Sarko, per guadagnarsi le simpatie di parte dell'elettorato di sinistra in vista del ballottaggio?
 
Mirage franceseErrori. Il probabile erede di Chirac intende proseguire nel cammino iniziato dal suo predecessore alla fine del 2006, quando fu annunciato il ritiro di 200 uomini delle forze speciali francesi impegnate nei pressi di Jalalabad. "In un dato momento - ha ribadito Sarkozy - il presidente Karzai ha avuto bisogno del nostro sostegno. Poi Chirac ha deciso di rimpatriare le forze speciali. Se eletto, seguirò una simile politica". La decisione di mettere i militari scelti francesi al servizio degli americani contrastava con il ripetuto rifiuto dell'Eliseo di partecipare all'invasione dell'Iraq, osteggiata dal 62 per cento dei cittadini d'Oltralpe. Nel suo intervento di ieri, l'avversario al ballottaggio di Segoléne Royal ha ribadito le critiche all'invasione irachena e licenziato la possibilità di un eventuale attacco Usa all'Iran. "Non posso immaginare un errore così grande - ha detto Sarkozy -. Abbiamo visto cosa è successo con un intervento militare in un Paese di 25 milioni di persone, mi chiedo cosa potrebbe succedere se intervenissero in un Paese che di abitanti ne ha 75 milioni".
 
L'impegno militare francese. La Francia partecipa alla missione 'Enduring Freedom' con 1.100 uomini e alcuni aerei a supporto delle operazioni statunitensi. I Mirage impiegati durante la missione 'Anaconda' di cinque anni fa hanno compiuto, dall'ottobre 2001 al settembre 2002, 12 mila ore di volo, distruggendo 33 obiettivi legati ad Al Qaeda o ai Talebani. La Marina francese è il secondo Paese della missione 'Enduring Freedom' per numero di natanti. Pattuglia il Golfo di Aden e il Golfo di Oman dal dicembre 2001.