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Una grande discarica: il Tevere

di Enea Baldi - 08/05/2007



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Se da un punto di vista urbanistico Roma sta agonizzando, vittima del degrado ambientale e culturale, il Tevere è pressoché come il Gange: una fogna a cielo aperto.
I guai che affliggono il fiume dei romani, oltre all'annoso problema dell'antropizzazione, derivano dagli scarichi industriali e da quelli degli allevamenti di bestiame, in particolare di suini, presenti a nord della capitale e principalmente in Umbria. Per giunta, poco prima di entrare in città, il Tevere raccoglie le affluenze - anch'esse inquinate - del fiume Aniene.
Recenti rilevamenti sui campioni di acque raccolte lungo il percorso cittadino del fiume, hanno evidenziato un peggioramento del pH (unità di misura per la determinazione dell'alcalinità o acidità di una sostanza) che per l'acqua, normalmente dovrebbe essere intorno 7, ossia vicino alla neutralità; le acque dei campioni hanno rilevato un pH che varia da 8,25 a 8,50, quindi altamente alcalino. Tutto questo si ripercuote sulla flora e sulle diverse specie di animali, soprattutto gli uccelli, che non trovando più il loro habitat, si spostano in bacini meno inquinati, meno antropizzati e più folti di vegetazione.
Il progetto che prevedeva la bonifica del fiume e dei suoi argini, non solo dal punto di vista della navigabilità, ma anche da quello naturalistico, è stato uno dei vanti della giunta comunale dell'attuale Sindaco Walter Veltroni. I lavori per renderlo navigabile sono stati eseguiti e monitorati dall'allora presidente della Regione Lazio, Francesco Storace, il quale in verità, sollecitò più volte la giunta comunale ad assumersi le proprie responsabilità sui lavori di bonifica, del tratto cittadino del fiume, a cominciare proprio da ponte Marconi, il punto di partenza della nostro viaggio in barca.
Chiunque decida d’imbarcarsi (è proprio il caso di dirlo) in una delle tanto decantate gite fluviali sul Tevere a bordo di confortevoli imbarcazioni con personale di bordo, tra l'altro gentilissimo, non potrà non ammirare, oltre alla disseminazione selvaggia di baracche, di auto arrugginite e di cumuli d’immondizia che avviliscono gli argini, anche gruppi di rumeni che del fiume ne hanno fatto la propria casa.
L’unica specie animale che trova confortevole questo tipo di natura (si fa per dire) è il ratto norvegicus o pantegana delle fogne, il quale vive indisturbato e in perfetta simbiosi con l’uomo, insieme alla nutria o castorino (entrambe le specie di roditori non sono autoctone); dell’elegante airone cenerino o del picchio verde nessuna traccia, se non in prossimità della foce o dei tratti meno antropizzati. Per non parlare poi delle specie floreali come il ranuncolo d’acqua o il papiro, ormai in via d’estinzione.
Le baraccopoli, come abbiamo detto, sono abitate perlopiù da romeni, i quali se vengono immortalati dalle digitali dei turisti, salutano sorridenti per poi continuare indisturbati i loro traffici più o meno leciti, le loro pericolose abluzioni o addirittura la pesca.
Le zone più degradate si trovano proprio a ridosso di ponte Marconi, panni stesi, defezioni organiche, immagini quasi spettrali di buste di plastica e detriti trasportati durante le piene (oramai rare) appesi agli alberi; e poi televisori, brande, lavandini, cani e gatti morti...
"Limitare il più possibile la presenza dell’uomo e delle sue “tracce”, lungo un percorso fluviale che renderà Roma uguale a Parigi". Questi erano i presupposti inaugurali del Sindaco Veltroni, mai realizzati e svaniti nelle solite diatribe tra le responsabilità della Regione Lazio e del Comune di Roma.
Da segnalare poi l'inefficienza di "Legambiente Lazio" che insieme a "Battelli di Roma", un'agenzia del Comune, piuttosto che contrastarne il degrado, sembrano più propensi a sponsorizzare le rispettive gite in barca - che chiamano bateaux - alla scoperta di Roma Antica e del suo porto, con promozioni e sconti per comitive e scolaresche.
Forse ne passerà ancora molta di acqua sotto i ponti di Roma, prima che qualcuno si impegni seriamente a pianificare un progetto serio di bonifica per risolvere uno dei maggiori problemi che affliggono la città.
Quello che rimane invece, è lo stupore (malinconico) dei turisti e l'indignazione dei romani, entrambi impotenti, di fronte allo scempio perpetrato dal vandalismo e dalla noncuranza e avallato da una tolleranza politica che somiglia sempre di più al menefreghismo.