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La Bolivia riprende il controllo degli idrocarburi

di Siro Asinelli - 09/05/2007



Lo Stato boliviano ha ripreso il controllo della totalità delle esportazioni di greggio ricostituito e gasolio bianco estratto e raffinato in Bolivia rendendo operativo un decreto di nazionalizzazione firmato dal presidente Evo Morales. A meno di due anni dalla promulgazione della “Legge sugli Idrocarburi” del 17 maggio 2005, e a poco più di un anno dal relativo decreto presidenziale – firmato da Morales il primo maggio 2006 - la compagnia statale Yacimientos Petrolíferos Fiscales Bolivianos (YPFB) assume così il monopolio sulla commercializzazione di questi due prodotti energetici mentre nelle prossime settimane sono attesi nuovi decreti affinché si proceda progressivamente al completamento del processo di nazionalizzazione del settore. “Voglio che tutti siano partecipi del decreto con cui la YPFB assume il controllo della commercializzazione del crudo ricostituito e del gasolio bianco – ha dichiarato il primo mandatario di La Paz, aggiungendo – in qualità di impresa di Stato, la Yacimientos deve fare il suo ingresso nella catena di produzione al fine di consolidare il processo di nazionalizzazione in atto”. Secondo le stime rese note da Morales, l’operazione permetterà allo Stato di incassare quotidianamente circa 200mila dollari che saranno indirizzati allo sviluppo del Paese.
Il decreto presidenziale mette fine ad otto anni di privatizzazione nel settore commerciale degli idrocarburi. Il 27 maggio 1999 l’allora primo mandatario Jorge Tuto Quiroga rese attiva una legge del 1981 che proibiva alla YPFB di raffinare e commercializzare idrocarburi, di fatto paralizzando le attività della compagnia di Stato. Contemporaneamente, Quiroga promulgò un decreto con cui furono privatizzati gli impianti “Gualberto Villarroel”, “Guillermo Elder” e “Carlos Montenegro”, principali raffinerie statali. Alla YPFB fu sottratta la maggioranza delle azioni, svendute ai privati, e con il decreto 26366 si stabilì in 59 la quota massima di pozzi perforabili sbarrando così ogni possibilità di aggirare il nuovo monopolio consegnato nelle mani delle subentrate compagnie private. L’intera operazione costò alla Bolivia non meno di 1340 milioni di dollari statunitensi.
Il programma di nazionalizzazione varato dalla presidenza Morales mette un freno alla svendita delle risorse del Paese trovando l’appoggio della larga maggioranza della popolazione e di gran parte delle istituzioni. Nonostante gli attacchi sferrati dai cartelli petroliferi e del gas - coadiuvati da un senato che una legge elettorale tutta da riformare ha lasciato in mano alle vecchie oligarchie boliviane – Morales ha imposto una nuova rotta finalizzata al recupero della sovranità economica e politica. In appena dodici mesi, ha ricordato il presidente, lo Stato è riuscito a far valere la Legge sugli Idrocarburi contro lobbies e compagnie straniere: alla fine di ottobre il governo ha raggiunto accordi con 12 multinazionali stilando 44 nuovi contratti petroliferi – di cui 37 per lo sfruttamento e 7 per l’esplorazione.
La discrepanza tra il nuovo sistema ed i vecchi metodi è evidente: in base alla nuova legislazione i colossi stranieri hanno accettato di versare l’82% dei profitti allo Stato boliviano, contro un precedente ridicolo 18%. I nuovi contratti sono finalmente entrati in vigore, dallo scorso primo maggio, e secondo le stime governative gli introiti statali dovrebbero raddoppiare: dai precedenti 500 milioni di dollari a 1,1 miliardi. Ma non è finita qui: grazie al supporto del Venezuela, le cui politiche energetiche procedono di pari passo, la Bolivia è entrata da protagonista nella progettazione di gasdotti e petroldotti che raccorderanno l’intero continente latinoamericano.
Il rilancio della compagnia di Stato prevede inoltre cooperazione con gli altri Paesi della regione per progettare nuove raffinerie e potenziare le tecnologie delle vecchie.
È in quest’ambito che rientrano i negoziati, ancora in essere, con la compagnia di Stato brasiliana, la Petrobras, con cui La Paz sta negoziando per rientrare in possesso del pacchetto di maggioranza di due delle cinque raffinerie per greggio ricostituito e gasolio bianco che si trovano in territorio boliviano.