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La differenza fra parlare e bombardare

di Massimo Fini - 10/05/2007

LA PICCOLA differenza è che
Israele—per non dir degli Usa—
l’Atomica ce l’ha e l’Iran no. Che
l’Iran ha sottoscritto il ‘Trattato di non
proliferazione’ e Israele no. Che sono stati
documentati, dalla stampa americana,
piani di attacco, anche nucleare, all’Iran
da parte degli Stati Uniti e di Israele e
piani per provocarne la reazione e avere il
pretesto per colpirlo. La Repubblica
islamica, da quando esiste, non ha mai
attaccato nessuno, né direttamente né
indirettamente (non c’era un solo iraniano
nei commandos dell’11 settembre, né un
solo iraniano è stato trovato nelle cellule,
vere o presunte, di Al Qaeda), ma semmai è
stato aggredito, da Saddam con l’appoggio
americano e sovietico. Ahmadinejad parla,
un certo Occidente invade, occupa,
massacra centinaia di migliaia di civili,
islamici e non (Jugoslavia, 7500, Iraq,
650mila, un numero imprecisato, ma
altissimo, in Afganistan), tanto quei morti
sono figlii di un ‘dio minore’. Gli inglesi,
che, come noto, sono tutti comunisti, hanno
indicato in George W. Bush «l’uomo più
pericoloso per la pace nel mondo». Certo si
può scegliere la linea che chi sta dalla
nostra parte ha sempre ragione e gli altri
sempre torto. Ma questa non può essere la
linea di un giornale e di un giornalista
indipendente, proprio prendendo ad
esempio la libera stampa americana.