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Le manifestazioni di San Giovanni e piazza Navona: uno scontro tra minoranze

di Carlo Gambescia - 14/05/2007

 

Dopo le manifestazioni di San Giovanni e di piazza Navona, la questione Dico sembra essersi ulteriormente complicata. Da un parte i cattolici che rivendicano una “clamorosa vittoria”, dall’altra i “laici” che recriminano la mancata adesione politica dei diesse. E in mezzo, un governo di centrosinistra incapace, almeno per ora, di prendere una posizione chiara.
Diciamo che, al di là dei numeri, pur considerevoli, di piazza San Giovanni, la questione dei Dico resta uno scontro fra minoranze. E che quella cattolica è sicuramente più corposa. Ma minoranza resta (come quella laica) rispetto a una maggioranza di italiani che, come tutte le maggioranze “silenziose”, preferisce non pronunciarsi nettamente, andando così a costituire una specie di zona grigia.
Non abbiamo dati sicuri a riguardo, ma sintetizzando i risultati di varie indagini, si può ritenere che nella “zona grigia”, una maggioranza di persone guardi con favore l’introduzione dei Dico, ma non gradisca l’ estensione della “formula” alle unioni tra omosessuali. Sotto quest’ultimo aspetto gli italiani non sembrano essere ancora “pronti”. A differenza di quanto invece ritengono certi laici.
Pertanto il vero problema è piuttosto antico, e soprattutto di teoria sociologica: le leggi dipendono dal costume, o il costume dipende dalle leggi? Purtroppo, non è possibile rispondere in modo chiaro e definitivo. Ma avanzare solo alcune ipotesi, attagliandole alla situazione italiana.
Per i sostenitori della prima tesi (le leggi dipendono dal costume), prima di introdurre i Dico (estesi a tutte le coppie) si dovrebbe attendere la spontanea “maturazione” degli italiani. Che sorgerebbe lentamente attraverso un’evoluzione del senso comune. Il che però richiede tempo.
Per i seguaci della seconda tesi (il costume dipende dalle leggi), i Dico (estesi a tutte le coppie) andrebbero introdotti subito per legge. La “maturazione”, potrebbe così essere facilitata, attraverso l’esercizio di diritti fruibili da tutti.
Da parte laica ci si batte per l’introduzione immediata dei Dico (estesi a tutti, pare), mentre da quella cattolica persiste un netto rifiuto. Da parte laica si invocano ragioni di urgenza. Tuttavia, secondo i dati del Lemur (http://www.lemur.unisa.it/ ), le coppie conviventi sarebbero il 3,6 % (2001) di tutte le coppie: circa 500 mila coppie su 14 milioni di coppie: un milione di persone su 28 milioni. Inoltre una coppia non coniugata su due non avrebbe figli . Esiste un’ emergenza sociale? Lasciamo che giudichi liberamente il lettore. Sul numero delle coppie gay, purtroppo, non ci sono dati precisi ( si veda a riguardo http://www.clubclassic.net/pride/articolo5_maggio07.html).
Ma quale potrebbe essere la reazione della “zona grigia” all’introduzione dei Dico? Sicuramente si spaccherebbe a metà, e i due grossi frammenti andrebbero a ingrossare le fila dei diversi schieramenti. Dopo di che si andrebbe a votare un referendum abrogativo della legge sui Dico. E di conseguenza il clima politico, sociale e culturale potrebbe farsi incandescente.
Per evitare guerre di religione (attenzione: ben diverse dal normale conflitto politico), non restano perciò che due possibilità: o una legge sui Dico estesa solo alle coppie eterosessuali (che comunque rischia di incontrare il parere contrario del modo cattolico gravitante intorno Chiesa…), o un “potenziamento” graduale e “patteggiato” del diritto civile delle obbligazioni (ma non sappiamo come, non avendo competenze specifiche). Il tutto, in attesa di una “lenta” evoluzione del costume nel senso auspicato dai laici. O, persino, di un suo, diciamo così, “arretramento”, nel senso gradito alla Chiesa. Tenendo appunto presente, che la storia, in termini sociologici, non ha alcuna direzione “progressiva” e nessuna connotazione morale definitiva, come invece spesso erroneamente si crede, sovrapponendo alle vicende storiche i propri schemi culturali, o peggio, ideologici.
Ma per esplorare queste due possibilità, servirebbero politici all’altezza della situazione. E non personaggi interessati a sopravvivere politicamente, come Prodi e Berlusconi, oppure desiderosi di impadronirsi della causa cattolica, come Mastella e Casini, o infine, capaci di riproporre solo un rozzo anticlericalismo, come Boselli.