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Una guerra civile e planetaria

di Massimo Fini - 06/12/2005

Fonte: lineaquotidiano.it

Nei giorni scorsi è
morta in Iraq la prima
kamikaze occidentale.
È una cittadina belga
di 36 anni che si è fatta
saltare a un posto di blocco
insieme al marito, un
marocchino con passaporto
belga. È risultato che i due
facevano parte di un gruppo
terroristico, ramificato in
varie città fiamminghe, di
cui la polizia belga ha arrestato
14 componenti: sette
sono tunisini, gli altri sono
belgi a tutti gli effetti (cioè
autoctoni, bianchi insomma)
e di questi almeno tre non
sono convertiti all’Islam,
sono solo occidentali che si
sono schierati a fianco degli
insorti iracheni perché ritengono
che un popolo abbia il
diritto inalienabile di difendersi
da un’occupazione
straniera.
Questo episodio, all’apparenza
marginale, suona
come una sinistra campana
d’allarme per l’Occidente e
sembra confermare una mia
tesi secondo la quale
potremmo andare incontro,
in prospettiva, ad una guerra
civile fra occidentali e
proprio a causa di alcuni
clamorosi errori compiuti
negli scorsi anni dall’Occidente
nella sua smania di
cambiare il diritto internazionale
per poterlo utilizzare
a proprio comodo.
Nel 1999, quando non era in
atto alcuna guerra al terrorismo
e l’11 settembre era di
là da venire, alcuni Paesi
della Nato attaccarono la
Jugoslavia che era alle prese
con un grave problema
interno, l’indipendentismo
albanese. Lo fecero contro
la volontà dell’Onu e violando
il principio di diritto
internazionale, fino ad allora
mai messo in discussione,
della non ingerenza negli
affari interni di uno Stato
sovrano.
Alla base di questo attacco
alla Jugoslavia, come poi di
quello all’Iraq, c’era una
nuova concezione del diritto
internazionale, una concezione
globalizzante, secondo
la quale esistono valori etici
‘universali’ superiori a quello
dell’intangibilità della
sovranità nazionale. E poiché
in Kosovo era in atto un
“genocidio” (in realtà in un
anno e mezzo di guerriglia
c’erano state
segue dalla prima
205 vittime civili kosovare,
ma non è questo il
punto), si aveva il diritto,
anzi il dovere, di intervenire
con la forza.
Gli occidentali non si sono
resi conto che in questo
modo non abbattevano solo
il principio dell’intangibilità
della sovranità nazionale,
ma anche quello dell’appartenenza
nazionale.
Se infatti esistono valori
sovranazionali ‘universali’
più forti della sovranità
nazionale, io non ho più
l’obbligo morale di schierarmi
sempre e comunque col
mio Paese, com’era fino ad
ieri (“Right or wrong, my
country”) se ritengo che stia
violando valori etici “universali”.
Ma mentre l’appartenenza
nazionale è univoca
(io sono italiani o non lo
sono, sono belga o non lo
sono) i valori ritenuti ‘universali’
sono opinabili.
Anche all’interno di uno
stesso Paese e di una stessa
cultura ciò che è ‘universale’
per l’uno può non esserlo per
l’altro o comunque possono
esserci gerarchie diverse per
cui per alcuni certi valori
sono più ‘universali’ di altri.
Così, per rifarci alla situazione
irachena, ci sono occidentali
che ritengono la difesa
dei ‘diritti umani’ violati
da un dittatore un valore
‘universale’ talmente indiscutibile
da legittimare l’occupazione
di un Paese, mentre
per altri occidentali è più
indiscutibile il diritto naturale
e ‘universale’ di opporsi
a un’occupazione straniera,
comunque motivata. Il conflitto
non è più fra Stati, ma
fra universalismi contrapposti,
che passa trasversalmente
all’interno dei vari Paesi.
Per cui, per esempio in Italia,
c’è chi - è inutile nasconderlo
- sta con gli insorti iracheni
contro i nostri soldati.
Per ora in Occidente questo
conflitto ideologico fra ‘universalismi’
contrapposti è
solo politico, e rimane sotto
controllo, ma se la globalizzazione
dei diritti si espande
ulteriormente insieme all’incrudirsi
della situazione,
potrebbe diventare anche
violento. Uno scontro fra
occidentali, come la kamikaze
belga e i tre suoi compagni
sembrano preannunciare.
Insomma gli occidentali,
abbattendo il principio dell’intangibilità
della sovranità
nazionale e, con esso,
anche quello dell’appartenenza
nazionale col conseguente
obbligo morale di
schierarsi col proprio Paese,
hanno posto le premesse per
il possibile scatenamento, al
loro interno, di una guerra
civile trasversale e planetaria.