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Il petrolio senza dollaro

di Nane Cantatore - 25/05/2007

Fonte: aprileonline

 
Il Kuwait sgancia la sua valuta dall'ancoraggio al dollaro: un colpo mortale al progetto di unificazione monetaria dei Paesi del Golfo, ma anche un possibile punto di svolta negli equilibri di tutta la regione, legato al declino della valuta americana

Gli Stati membri del Consiglio di cooperazione del Golfo (Arabia saudita, Bahrein, Emirati arabi uniti, Kuwait, Oman e Qatar) avevano un obiettivo decisamente ambizioso: l'unificazione monetaria entro il 2010, con lo scopo di creare un'area unica di circolazione dei capitali, che avrebbe favorito gli imponenti progetti di sviluppo nell'area e mobilitato tutta la forza del petrolio nel sostegno a quella che si annunciava come una valuta di riferimento in tutto il mondo, con un conseguente ulteriore effetto di attrazione per i capitali in piazze finanziarie ancora poco autorevoli. Ma è necessario usare il tempo passato, visto che il progetto sembra ormai decisamente sfumato, con l'abbandono dell'Oman, forse lo Stato con la valuta più solida nell'area, e oggi con una decisione di portata clamorosa: il Kuwait ha deciso che il suo dinaro non sarà più ancorato al dollaro, di fatto togliendo un altro pilastro alla possibile unione monetaria.

Le ragioni sono molteplici, ma non è difficile vedere che la debolezza strutturale del dollaro, anche al di là del suo attuale deprezzamento, sta rendendo scettici anche gli sceicchi, che pure sulla commercializzazione del petrolio in dollari hanno costruito, in passato, la loro fortuna. Che la vera posta dei grandi giochi politici, economici e militari in corso nella regione sia proprio la valuta, è del resto cosa abbastanza ovvia a chi abbia superato quel materialismo meccanicistico (dal quale già metteva in guardia il marito della più bella ragazza di Treviri) che si limita a insistere sul controllo delle risorse petrolifere: Saddam Hussein aveva osato l'inosabile denominando in euro il conto del programma Oil for food, e l'intervento americano in Iraq, con tutto il cancan della coalizione dei volenterosi e della pacificazione del Medio Oriente, serviva proprio a mantenere il controllo sui flussi, piuttosto che sui giacimenti.

Oggi, la situazione è decisamente diversa, e non solo perché sempre più Paesi produttori vendono il petrolio in cambio di euro e non di dollari, ma anche perché la forza di attrazione della divisa europea è ormai riconosciuta in tutto il mondo, tanto che la nuova borsa degli idrocarburi a Mosca utilizza esplicitamente l'euro come valuta di riferimento. La decisione del Kuwait, particolarmente significativa visto che è proprio in seguito alla prima guerra del Golfo che la presenza di militari Usa nella regione è divenuta tanto cospicua da rende facilmente possibile l'operazione Iraqi Freedom, ha però ancora un altro, duplice significato.
In primo luogo, esso indica che le tensioni finanziarie all'interno dei Paesi filo occidentali del Golfo sono decisamente cospicue: tanto gli Emirati, quanto il Bahrein e lo stesso Kuwait fanno il possibile per affermare la propria borsa come la piazza principale dell'area, ed è chiaro che si tratta di giochi destinati a chiudersi una volta raggiunta l'unificazione monetaria; è pensabile che i kuwaitiani, in difficoltà per l'estrema intraprendenza dei concorrenti, abbiano deciso di fare per conto loro. Il secondo aspetto è legato ai vantaggi di una libera oscillazione tra le valute del Golfo, che dovrebbe dare ulteriore sostanza alle battaglie in corso per accaparrarsi i capitali internazionali che fanno ressa per entrare nella zona, senza contare la crescente importanza dell'interscambio con l'Asia, ormai anch'essa tutta svincolata dal dollaro.

Ci sono poi aspetti più politici, legati alla proposta iraniana di quotare il proprio petrolio in euro, e alla volontà degli emiri di non rimanere fregati facendosi pagare in una valuta in rapido deprezzamento, senza contare i brutti scherzi che il pantano iracheno e quello afgano stanno giocando a Washington, e che autorizzano anche gli alleati più fedeli a guardarsi intorno. Infine, e questo è forse l'aspetto più importante, la definizione di un paniere di valute rispetto a cui quotare il dinaro kuwaitiano, in cui la divisa europea avrà probabilmente una notevole importanza, indica che, forse, per realizzare la convergenza delle monete del Golfo il modello potrebbe essere proprio quello europeo, il che ha conseguenze decisamente rilevanti su tutti gli assetti geopolitici della regione.