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Totalitarismo onnipervadente

di Giuseppe Gorlani - 12/12/2005

Fonte: Giuseppe Gorlani


Il totalitarismo, che si nasconde dietro la maschera della "democrazia"
attuale, è oggi invisibile solo a quelli che, per paura, per scarsa
elasticità mentale o per interessi egoistici, non lo possono o non lo
vogliono vedere. Esso si esprime anche negli aspetti più prosaici della
vita. Gli esempi che si potrebbero portare a prova di ciò sono purtroppo
numerosissimi.
Mi limiterò a due episodi recenti, vissuti in prima persona.
Circa un mese fa la Rai mi mandò il seguente avviso: "Le comunichiamo, per
conto dell'Amministrazione Finanziaria-Sportello Abbonamenti TV, che il suo
nominativo non risulta presente negli elenchi degli abbonati alla
televisione. [...] La invitiamo pertanto a
regolarizzare tempestivamente la sua posizione, evitando così
l'applicazione di qualsiasi onere ulteriore, compresi interessi e
sanzioni".
La risposta che inviai fu: "In riferimento alla Vostra... dichiaro che non
ho, non ho mai avuto, né mai avrò la televisione". E con ciò pensavo di
aver liquidato la faccenda. Mi sbagliavo. Un paio di giorni fa il
portalettere mi recapitò un'altra comunicazione della Rai,
il cui testo minaccioso dice: "Le precisiamo che il mancato pagamento del
canone [...] comporta l'applicazione di sanzioni amministrative. Poiché lei
dichiara di non
essere tenuto al pagamento del canone di abbonamento, le comunichiamo che
il suo nominativo è stato trasmesso all'Amministrazione finanziaria per
l'accertamento della eventuale violazione delle norme sulla
radiodiffusione".
Che cosa si deve dedurre dal tenore della risposta di cui sopra? O che per
i signori della Rai è assolutamente inammissibile non avere la televisione,
o che non hanno nemmeno letto il mio messaggio, o che ci godono a causare
impicci ai normali cittadini vessati ormai da mille
obblighi e difficoltà.
Se è vera la prima opzione, si sbagliano: c'è gente che realmente non
possiede la televisione e non perché manchi loro il denaro per acquistarla
(oggi il teleschermo è arrivato persino nelle capanne dei più poveri
contadini indiani), ma per la semplice ragione che la ritengono uno
strumento di plagio delle coscienze e dunque affatto inattendibile sotto
ogni punto di vista.
In tutta sincerità, a me la televisione non è mai piaciuta: emana un
"sound" che ho sempre percepito come sostanzialmente falso. Alla
televisione tutto viene confezionato e ridotto all'interno di un sistema
retorico mille miglia lontano dalla realtà. Anche se sporadicamente vi
compare un personaggio autentico, si fa in modo di contraffarlo o di
tacitarlo o di
travisarlo. Tanto per fare un  esempio, mi è stato riferito che persino il
prof. Latouche, ospite de "L'infedele" di Lerner, avrebbe affermato che il
concetto di "decrescita" (da lui coniato, mi pare) è solo uno slogan. Vero
o non vero che sia tale ragguaglio, alla televisione non si va a dire
quello che si pensa con la propria testa, ma a confermare quello che
l'establishment ha deciso sia opportuno dire, magari credendo o facendo
finta di contestare... e guai se qualcuno sgarra. Essa è l'emblema più
significativo dell'ipocrisia imperante: da un lato finge di condannare la
violenza, l'immoralità e la passitività intellettuale, dall'altro le
favorisce. I miei amici ed io preferiamo di gran lunga contemplare la
nuvola, l'albero, l'uccello, o leggere, scrivere, disegnare, ascoltare
musica, guardare un film non inframmezzato da spot pubblicitari, camminare,
lavorare nell'orto o nel bosco, passare del tempo a parlare di musica,
filosofia o miti con i nostri figli, ecc.
L'altro episodio riguarda di nuovo la Rai. Non molto tempo fa un'amica
corse nella mia stanza a dirmi: "Giuseppe, alla porta ci sono degli
individui che sembrano
poliziotti in borghese, chiedono di te. Mi precipitai immediatamente
all'ingresso e vidi quattro persone, delle quali solo una era vestita
normalmente, mentre le altre portavano giubbotti blu, calzoni scuri,
capelli cortissimi e tenevano tra le braccia qualcosa. Lì per lì pensai
anch'io che fossero dei poliziotti - le loro facce erano piuttosto cupe -,
ma poi il signore "normale" mi disse che si trattava della
trasmissione "Chi l'ha visto?". Stavano cercando un giovane sparito da
alcuni mesi. Mi fece vedere una sua fotografia e gli risposi che il
soggetto ci era del tutto sconosciuto. Poi lo pregai di non fare riprese né
alle persone né alla casa. Inutilmente. Giorni dopo un parente mi telefonò
dicendomi: "Ti abbiamo visto in televisione".
A quanto pare lor signori se ne fregano
della privacy e credono di potersi intrufolare dappertutto, di poter
riprendere tutto. Sanno benissimo che le persone ordinarie non possono
ricorrere ad avvocati per ogni sopruso.
Riguardo ai quotidiani o ai settimanali a larga diffusione, la situazione
non è molto diversa.
Gli unici giornali che leggo sono quelli che mi passano tra le mani
allorché accendo la stufa, e tanto basta ed avanza.
Aveva ragione Baudelaire quando affermava: "I giornali sono un contesto
d'orrori". Immagino che se oggi ponessimo il Poeta davanti alla
televisione, egli fuggirebbe inorridito, imprecando contro le barbarie di
una società che si presume "evoluta", ma che di fatto sta precipitando
verso l'autodistruzione.
Anche dal punto di vista della veridicità dell'informazione, i giornali e
la televisione, essendo completamente sottomessi e manipolati dal potere
dominante e dalla "cultura ufficiale", sono totalmente inattendibili. Ne
stanno dando prova eclatante con la resistenza irachena, che osano definire
"terroristica", o con quanto sta avvenendo in Val di Susa, insinuando che
la protesta sia stata estremizzata da elementi "eversivi". Oggi è
preferibile pertanto ottenere notizie tramite i canali assai più
attendibili di informazione alternativa rintracciabili in Internet.
So che lo scrittore Guido Ceronetti, uno tra i pochi "grandi" ad essere
sensibile alla vita reale, non ha la televisione e non vi è mai comparso.
Pure l'illustre Emilio Servadio, che mi onorò della sua amicizia, aborriva
la televisione. E l'elenco di uomini intelligenti che ritengono nefasto
questo strumento di comunicazione (almeno per come oggi viene usato)
potrebbe continuare a lungo.
Credo che smettere di guardare la televisione potrebbe per molti equivalere
al togliersi una benda dagli occhi o al liberarsi da un narcotico. Certo,
lo spettacolo che la realtà attuale ci offre non è bello. Ma se con un
tozzo di pane secco un po' di fame può essere placata, con cumuli di
succulenti pani di plastica non si può sfamare nemmeno una formica.