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Liberalismo o totalitarismo?

di Carlo Gambescia - 12/12/2005

Fonte: Carlo Gambescia

 

Tra la caduta del Muro e l'11 Settembre, in poco più di un decennio (certo, denso di eventi cruciali), è iniziato e giunto a compimento il processo di rinascita di quello che può essere definito il "liberalismo postnovecentesco".
Un processo di rinascita ideologica, politico-economica e militare.
Prima una definzione: perché liberalismo postnovecentesco? Perché, a differenza del liberalismo novecentesco, che si definiva "una" corrente di pensiero, il liberalismo postnovecentesco, si definisce "il" pensiero per eccellenza, capace di inglobare tutti gli altri (tra l'altro si tratta di una vecchia idea che risale al tardo Croce: il liberalismo come "prepartito").
Sul piano ideologico il processo è consistito nel designare il liberalismo, nelle sue versioni di destra (Hayek), sinistra (Rawls) o anarco-capitaliste (nelle varie sfumature etiche: Nozick, Rothbard, e altri) come l'unico "contenitore" ideologico del dibattito pubblico. E in una rilettura della storia (e dei pensatori precedenti) sulla base del conflitto tra "liberalismo" e totalitarismo.
Sul piano politico-economico il processo è consistito nel puntare sullo stato non interventista e sul mercato come unici "contenitori" dello sviluppo. E in una rilettura della storia politico-economica passata come conflitto tra liberismo e statalismo (nelle sue varie tendenze, dal capitalismo sociale alla pianificazione sovietica e nazionalsocialista).
Sul piano militare il processo è consistito nell'espansione con tutti i mezzi (compresi quelli violenti) di quello che, a questo punto, può essere definito, il "pensiero unico liberale". Come ogni altra forma di totalitarismo, anche quello liberale, si propone infatti di "convertire". E si stupisce quando trova delle resistenze: se la nostra (sostengono i liberali) è la migliore ricetta ideologica, politica, economica, perché rifutarla?
E purtroppo lo stupore, si trasforma in dolore, e il dolore in reazione, spesso di tipo militare.
Ora il punto non è che il liberalismo sia una dottrina politica (attenzione alla parola) pericolosa e piena di lacune. Tutt'altro: la sua difesa della persona e della libertà dei singoli è alla base di ogni forma di pensiero pluralista ed eticamente motivato. Il problema è che il liberalismo postnovecentesco si è trasformato in ideologia, nel momento in cui si è qualificato come unica forma di pensiero politico, economico e sociale: come unica forma di "verità rivelata". Non si sa bene da chi...
E più il liberalismo si presenta, come l'unica risposta a tutti problemi, più si trasforma in un autentico totalitarismo.
Ovviamente siamo all'inizio di un processo, dai tempi lunghi e non facilmente prevedibili, se non nelle sue caratteristiche generali. Di solito alla rinascita di un'ideologia, segue prima un periodo di consolidamento militare, portato a termine dalle forze che si riconoscono in essa, e dopo di sviluppo e costruzione di un vero e proprio "ordine nuovo"; seguono poi maturità, dissoluzione e decadenza. Come altri ordini nella storia, anche quello liberale, cederà il passo ad altri.
Ma è ancora presto per stabilire quando...