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L'inutile tira e molla dei ricchi

di Marzio Paolo Rotondò - 16/12/2005

Fonte: Rinascita



Continua le discussioni ad Hong Kong. Stanno proseguendo infatti i lavori dei Paesi aderenti all’Organizzazione Mondiale del commercio per trovare un accordo sui diversi fronti su cui si gioca la partita del commercio globale: sussidi, dazi, deregolamentazione dei settori agricoli, industriali e dei servizi ed altro ancora. Il momento topico di ieri è stato indubbiamente la discussione fra Stati Uniti ed Unione europea sugli aiuti ai Paesi del Terzo Mondo oltre che l’ormai nodo cruciale dell’agricoltura.
Tra le misure allo studio quella battezzata ‘aid for trade’ tesa ad aumentare la capacità di esportazione dei Paesi poveri. Prima del vertice di Hong Kong il Giappone ha promesso di stanziare 10 miliardi di dollari. Gli Usa dal canto loro hanno comunicato di voler raddoppiare gli aiuti a 2,7 miliardi di dollari all’anno entro il 2010. Ma numerose Ong dubitano in partenza dell’effettiva bontà di tali misure. “Gran parte del denaro arriva da budget già stanziati - fa sapere Oxfam - i governi dei Paesi poveri si troveranno dunque costretti a scegliere se utilizzare quel denaro nel settore del commercio o in aiuti essenziali come medicine e istruzione”. Ma se si arrivassero davvero quei fondi sarebbe comunque un passo avanti.
Su numerosi altri aspetti però le posizioni sono ancora molto distanti: tra Usa e Ue in particolare. Sempre sulla questione degli aiuti al Terzo Mondo le due fazioni dimostrano di avere concezioni diverse sul modo di agire. L’Ue preme affinché gli Usa inviino come aiuti ‘tranche’ di denaro e non derrate di grano, mais e altre materie prime che rischiano di alterare i precari equilibri commerciali dei Paesi poveri. “È una richiesta assolutamente irrealistica”, ha tagliato corto un delegato Usa. Dal canto suo Washington ha chiesto a Bruxelles di fissare a Hong Kong una data entro la quale eliminare i sussidi alle esportazioni agricole. Richiesta respinta al mittente. Tocca agli Usa fare il primo passo riformando la politica dei ‘food aid’ ai Paesi del Terzo Mondo, ribattono i delegati Ue.
Accantonata la possibilità di non arrivare ad un accordo sulla ben più scottante questione dei dazi al settore agricolo, anche uno degli obiettivi che sembravano più ‘fattibili’ di questo vertice, come quello degli aiuti ai Paesi più poveri, rischia di saltare.
Il commissario europeo al Commercio Peter Mandelson ha detto a tal proposito che l’Omc rischia seriamente di mancare l’obiettivo di varare un pacchetto di misure volte ad aiutare i Paesi più poveri. “Se non riusciamo ad arrivare ad un accordo non capisco che cosa siamo venuti a fare a Hong Kong”, ha affermato Mandelson nel corso di una conferenza stampa.
“Ci sono dei limiti su quanto ci possiamo spingere a livello politico - si è schermito un delegato Usa - alcuni settori sono per noi troppo sensibili”.
Ma se un accordo in materia di aiuti ai Paesi più poveri non dovesse avvenire, il senso più profondo del commercio globale e dell’Omc, quello di ridurre la povertà in tutti gli angoli della terra, promulgato dai sostenitori del dio liberista si dimostrerebbe solo e soltanto una presa in giro oltre che un modo opportunistico di promuovere grandi interessi economici a discapito della maggioranza della popolazione. Anche se questo è stato più vote dimostrato in precedenza da promesse non mantenute e da un sistema economico mondiale sempre più ingiusto, il fallimento degli accordi sugli aiuti decreterebbe inequivocabilmente l’inutilità dal punto di vista sociale di un vertice così cruciale per il destino dei rapporti economici mondiali.
Persino l’Onu ha reso ultimamente noto che la globalizzazione del commercio è una rovina per i lavoratori e per i Paesi poveri. Secondo quanto riferito da un rapporto a cura dell’Ilo, l’ufficio internazionale del Lavoro dell’Onu, con tanto di dati ufficiali alla mano hanno chiarito che la relazione fra crescita economica e incremento dei posti di lavoro attualmente è notevolmente esigua. Nel rapporto si giunge inoltre alla conclusione che le pompose dichiarazioni dei promotori neoliberisti sull’importanza del capitalismo come fattore chiave per lo sviluppo delle zone povere del pianeta sono del tutto prive di fondamento. Lo sviluppo esiste, ma solo per le grandi multinazionali e corporation degli Stati più industrializzati del mondo che lasciano solo le briciole ai più sfortunati. L’Onu dimostra inoltre che questo tipo di meccanismo sta aumentando a vista d’occhio lo sfruttamento ed in termini assoluti anche la povertà. Una rivelazione che però non pesa sul proseguimento delle trattative all’Omc.
Il tira e molla degli Stati aderenti al club del commercio globale continua a proseguire senza reali passi avanti. Più che ad un punto d’incontro, le divergenze accrescono e pare proprio che sarà realmente difficile giungere ad un accordo entro la fine dei lavori. Alla luce del rapporto dell’Onu sicuramente è meglio così.