Il diritto al ritorno
di Milena Nebbia - 05/10/2007
Osama Hamdan, leader di Hamas in Libano, racconta il punto di vista sulla crisi politica |
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Incontriamo Osama Hamdan, leader di Hamas in Libano, nel campo profughi palestinese di Borj Al Barajneh, nella periferia meridionale di Beirut. E’ uno di quelli duramente colpiti dall’offensiva israeliana del luglio 2006: 35mila abitanti, disoccupazione all’80 percento, la gente per lo più vive alla giornata, i giovani imbracciano il fucile o bighellonano. Si percepisce tensione. Troppe armi in giro: i fatti di Nahr el-Bared hanno creato uno stato di allarme.
![]() “Bisogna prima capire le ragioni che ci hanno portato a questa crisi interna - dice - le elezioni del 2006 hanno cambiato la realtà palestinese: la Resistenza ha avuto il diritto di governare il popolo palestinese, questo naturalmente è stato difficile da accettare da parte di chi ha governato per quarant’anni. Una parte di questi, insieme ad alcuni ufficiali della sicurezza, tra i quali il colonnello Mohammed Dahlan (ex Ministro dell’Interno di Abu Mazen, poi cacciato dalla stanze di potere, e vero capo di Fatah a Gaza) si è legata ad Israele per contrastare la forza di Hamas. Dopo quindici mesi dalle elezioni, queste persone hanno tentato un golpe contro la democrazia, senza peraltro riuscirci. E questo malgrado gli accordi della Mecca degli inizi del 2007 (accordi del febbraio 2007 tra Hamas e Fatah che sembravano poter preludere ad una distensione tra le due forze politiche e che si sperava potessero fermare la spirale di violenza nella Striscia di Gaza e avviare negoziati con Israele n.d.r.). Ma questa parte non ha voluto ascoltare ragioni: hanno finanziamenti dall’amministrazione americana per armamenti e munizioni. Era necessario assumere un’ iniziativa per proteggere la democrazia”.
![]() ![]() Il suo parere sui fatti del campo di Nahr El-Bared?
“Il popolo palestinese non c’entra con Nahl el Bared, ma tutto il mondo incolpa noi. Questi terroristi non appartengono al tessuto sociale e politico palestinese, per questo sono andati via”. |