Lo Stato bacchettone paga solo per i «buoni»
di Massimo Fini - 25/02/2008
MASSIMO FINI scrive che se uno vuole
danneggiarsi la salute, col fumo o con
un eccesso di cibo o con una vita
sregolata, sono fatti in cui nessuno,
tantomeno lo Stato, ha diritto di
mettere becco. Ma dopo che questo
individuo è riuscito finalmente a
rovinarsi la salute cosa fa? Ricorre alla
Salute Pubblica e cioè ai nostri
portafogli. E allora i conti tornano solo
se si introduce una regoletta: farsi male
si può, ma le cure
si pagano di tasca propria.
IL SUO ragionamento è figlio di
un’epoca che subordina tutto, a
cominciare dall’uomo, all’economia
e potrebbe avere altre utili applicazioni.
Perché mai la comunità dovrebbe pagare
le cure di una persona che (magari
proprio perché ha fatto una vita
morigerata) ha la malagrazia di vivere
fino a 90 anni, pesando così in modo
insopportabile al Sistema sanitario
nazionale (e infatti in alcuni
razionalissimi Paesi scandinavi si pensa
di rinuciare a curare chi ha superato una
certa età)? Perché dovrebbe pagare le cure
al figlio down di una coppia che sapeva
che sarebbe nato tale ma che,
sconsideratamente, lo ha voluto lo stesso
invece di ricorrere a un razionale aborto?
Perché dovrebbe pagare le cure a una
persona che, spensieratamente ha fatto
l’amore senza preservativo e si è beccata
l’Aids? In Sud Africa, ai tempi
dell’apartheid, la polizia si appostava
sugli alberi per vedere se un bianco si
accoppiava con una donna di colore.
Avremo anche noi la nostra psicopolizia,
di orwelliana memoria, che non si
arrampicherà sugli alberi, che in città,
grazie alla razionalità economica che gli
preferisce il cemento non esistono più, ma
sulle gru, per controllare se i cittadini
fanno una vita giudiziosa, morigerata,
salutista e vanno a dormire subito dopo
«Porta a porta» in modo da non far del
male alla loro salute fisica, ma solo a
quella psichica, e non pesare quindi,
oscenamente sul portafoglio suo e di quelli
come lei?
